Barry Lyndon
Il nome di Barry Lyndon nella mia mente è inevitabilmente legata all’immagine settecentesca dell’attore americano Ryan O’Neal, il giovane Redmond Barry del film del regista Stanley Kubrick.
Ma del film che mi ha lasciato questo indelebile ricordo parlerò più tardi nella recensione cinematografica. In queste righe vorrei invece parlarvi del Barry, giovane nobiluomo irlandese, di un romanzo che del film è stato l’ispiratore.
Il vero titolo del testo che ne consacra le memorie è infatti “Le memorie di Barry Lyndon” scritto da William M. Thackeray (1811 – 1863), un romanzo storico, ambientato circa mezzo secolo prima della nascita dello scrittore.
Il sottotitolo del libro è insolitamente lungo, ma non per quei tempi: “Le memorie del gentiluomo Barry Lyndon, del regno d’Irlanda. Comprendenti un resoconto delle sue straordinarie avventure e sventure; le sue sofferenze al servizio di Sua Maestà il defunto Re di Prussia; le visite a numerose corti d’Europa; il suo matrimonio e le sue splendide dimore di Inghilterra e d’Irlanda; e le molte e crudeli persecuzioni, cospirazioni, e calunnie di cui egli è stato vittima.” (traduzione di Tommaso Giartosio).
In origine il romanzo viene pubblicato a puntate, col titolo: “The Luck of Barry Lyndon: A Romance of the last Century by Fitz-Boodle” sulla rivista inglese Fraser’s Magazine. E’ il 1844.
Il testo letterario
Racconta, sotto forma di narrazione in prima persona, delle vicende di un certo Redmond Barry irlandese, giovane di buona famiglia decaduta. Che per una serie di circostanze, non sempre limpide e dignitose, ascende ai fasti della più alta nobiltà inglese. Lo scenario iniziale é quello turbolento della ‘Guerra dei Sette Anni’. Attraverso il diario del giovane arrampicatore sociale, il lettore viene condotto a scoprire gli stratagemmi che lo porteranno da esule a combattente. Da lì la sua mancanza di scrupoli gli consentirà, servendosi della sua avvenenza e indole libertina, di calarsi nei panni e nel letto del ricco possidente inglese Charles Lyndon. Sposandone, alla morte improvvisa dell’anziano, l’aristocratica, bella e ricchissima vedova.
Alla rapida fase ascendente segue purtroppo una non meno veloce decadenza. Gioco d’azzardo e attrazione verso il gentil sesso gli prepara le trappole che trasformeranno il giovane portatore di grandi ambizioni nella sua più squallida caricatura. Abbandonato da tutti e ridotto in miseria finirà, disprezzato antieroe, di ricevere un residuo briciolo di vita dignitosa solo grazie alle due donne della sua vita. La moglie Lady Lyndon che gli garantirà con la sua pietà una modesta rendita appena sufficiente per vivere. E la madre che non ha mai rinnegato quell’unico figlio e al quale continua a riservare una patetica quanto immeritata fiducia.
Morta la duchessa perderà anche la pensione, ed arrestato per debiti morirà in carcere diciannove anni dopo.
Lo spirito del libro
Il volume di oltre 400 pagine, si presenta come un romanzo morale. La descrizione della vita dell’antieroe Redmond Barry é essenzialmente un’accusa impietosa alla società benestante di quello scorcio di secolo. Una società profondamente ipocrita e diseguale, impegnata a difendere le proprie prerogative dorate a scapito del resto della popolazione. Moda, musica, gioco d’azzardo, libertinaggio e mancanza di valori sono messi alla berlina attraverso la figura emblematica del cinico Barry. Per lui prima simpatia; talvolta ammirazione. E poi solo disprezzo e pietà.
La scelta di usare la voce di Barry nella narrazione può essere considerato un’abile espediente dello scrittore per separare se stesso ed ogni suo giudizio dal fortemente discutibile comportamento del suo personaggio. La parole del protagonista si muovono continuamente fra verità e menzogna, fra versioni presunte ed oggettive dei fatti.
Morale o immorale?
Va detto che molti dei contemporanei di Thackeray hanno giudicato il romanzo profondamente immorale. Durante la pubblicazione a puntate l’autore decide di inserire spesso delle note esplicative da parte del suo alter ego Fitz-Boodle per prendere le distanze dai comportamenti e descrizioni di Barry. Si racconta che lo stesso autore sconsigliò la lettura del romanzo alla giovane figlia Anny.
Penso che un giudizio morale negativo sia probabile anche da parte di molti lettori di oggi. Personalmente devo ammettere che la linea volutamente equivoca, che ritroviamo nel diario di Barry Lyndon, rende difficile una vera empatia nei confronti del personaggio.
Il romanzo è godibile, nonostante il linguaggio letterario a cui non siamo più abituati, ma la storia non lascia certamente entusiasti. Il tragico finale è quasi inevitabile. E l’eventuale simpatia che ci avvicina ogni tanto al giovane irlandese non riesce ad offuscare la prevalente ripugnanza di fonte al suo abbietto cinismo e disprezzo per il prossimo.
In sintesi
La storia di Barry Lyndon non differisce molto dalla cronaca, più o meno colorata, di tanti personaggi del nostro tempo. Definiamola pure cronaca nera o cronaca rosa. Scomodiamo anche altre gamme di colori e le infinite sfumature intermedie. Ma è certo che l’animo umano presenta sempre le stesse debolezze e medesime sorprese.
Vorrei però rivalutare la figura di Barry Lyndon riconoscendogli un fondo di naturale innocenza. Sono spesso gli eventi, gli imprevedibili risvolti della vita a determinare i cambiamenti caratteriali di ogni essere umano. Contano le inclinazioni ma anche gli incontri, le influenze altrui e le amicizie. Chi di noi può dichiararsi onestamente refrattario a tante pressioni che quotidianamente ci circondano e che condizionano ogni nostro pensiero od azione?
Vorrei finire con le parole con le quali Redmond Barry conclude il suo avventuroso diario: “[…] Mia madre credette che non mi avrebbe mai più rivisto e mi rimproverò aspramente di trascurarla; ma sbagliava in questo, e nel giudizio che dava di me. Ora è molto vecchia, e proprio in questo istante è seduta qui al mio fianco a lavorare: ha una stanza per dormire a Fleet Market, dall’altra parte della strada; e con la sua rendita di cinquanta sterline all’anno, che ha messo da parte con saggia prudenza, riuscimmo a tirare avanti in una miserabile esistenza, assolutamente indegna del famoso e tanto elegante Barry Lyndon.”
Un ultimo sprazzo di vera sincerità? Forse… ma sicuramente troppo tardi.
Vedi anche:
Rispondi