“Not a war movie, a survival movie!” Dunkirk il recentissimo film del regista Christopher Nolan è proprio questo: un film ‘cronaca’ sulla sopravvivenza.
Dalle righe della rivista di cinema Ciak, che leggo da anni, trascrivo alcune affermazioni del consulente storico del film Joshua Levine:
“Questa è una storia collettiva, le individualità contano poco anche nel film, i soldati erano giovanissimi, non professionisti, senza medaglie. […]
Senza l’operazione Dynamo il mondo non sarebbe lo stesso. Probabilmente non vivremmo liberi, ma in un’estesa dittatura, avrebbe vinto il male. Un’evacuazione può essere vista come una ritirata, una sconfitta. In realtà questa è stata l’insurrezione di un intero popolo per liberare i propri fratelli e non lasciarli in mano al nemico. Per recuperare il proprio esercito e continuare a combattere il nazismo.”
Rai Storia sintetizza così l’evacuazione militare che prese il via il 25 maggio del 1940:
“Seconda guerra mondiale: inizia la battaglia di Dunkerque.
I tedeschi, che due settimane prima hanno invaso la Francia, avanzano rapidamente verso Nord. Bloccando i soldati alleati contro la costa, in corrispondenza della frontiera franco-belga, tra Calais e Ostenda. Gli inglesi comprendono di essere sconfitti, ma si lanciano in una grandiosa operazione di salvataggio. Vengono tratti in salvo ben 340.000 soldati, di cui 120.000 francesi. La battaglia di Dunkerque si concluderà il 3 giugno del 1940.”
La trama di ‘Dunkirk’
Chi scrive aveva visto sullo stesso tema il film Dunkirk diretto dal regista britannico Leslie Norman del 1958. Avevo allora meno di vent’anni e l’impatto con questa vicenda era rimasta molto sfumata nei miei ricordi. Il film Dunkirk di Nolan si sviluppa invece attraverso una trama profondamente diversa.
Trama apparentemente semplicissima ma non per questo meno innovativa. E l’innovazione risiede nella particolarità della sceneggiatura nata dalla penna dello stesso regista dopo una lunga riflessione sul film che parte già dagli anni novanta.
Wikipedia riferisce che “Il regista e sceneggiatore Christopher Nolan cominciò a pensare a un film incentrato sull’evacuazione di Dunkerque già negli anni novanta. Quando insieme a sua moglie Emma Thomas attraversò La Manica diretto a Dunkerque.
Inizialmente Nolan aveva pensato di girare il film senza alcuna sceneggiatura per potersi concentrare sul movimento e sull’azione, ma la Thomas lo convinse a rinunciare all’idea. La sceneggiatura del film, lunga 76 pagine, è la più corta mai scritta da Nolan, ed è costruita seguendo una precisa struttura matematica e dei principi musicali. La sceneggiatura è composta come un trittico e racconta la vicenda da tre prospettive diverse (l’aria, il mare e la spiaggia), secondo tre diversi tempi (una settimana, un giorno, un’ora). L’intero film segue il cosiddetto effetto palla di neve, solitamente usato da Nolan solo nel terzo atto dei suoi film, in cui la situazione si fa sempre più grande e il ritmo diventa sempre più concitato.
Nolan si approcciò al materiale in modo documentaristico, ma per la creazione dei personaggi decise di ispirarsi solo vagamente a persone reali e alle testimonianze. A tale proposito Nolan dichiarò:
« Sta tutto nell’idea che la finzione possa comunicare agli spettatori qualcosa di più autentico rispetto al documentario. Usando la finzione, ho potuto mostrare vari aspetti di ciò che accadde a Dunkerque. E ciò in modo più efficiente e con più chiarezza emotiva di quanto avrei potuto fare se mi fossi attenuto ai semplici fatti.»
Il cast e la produttrice
Il cast dei protagonisti principali di Dunkirk è composto da un gruppo di persone nel quale Nolan ha scientemente mescolato attori noti e volti sconosciuti. Fra i primi Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance e Tom Hardy. Fra i secondi Fionn Whitead, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden e Harry Styles (ex componente degli One Direction), rispettivamente nel ruolo dei giovanissimi soldati Tommy, Peter, Collins ed Alex.
Emma Thomas, moglie del regista Nolan e produttrice del film offre il suo contributo per meglio definire lo spirito del film. Mentre accompagna Piera Detassis di Ciack in visita alle location di Dunkirk dichiara fra l’altro:
“Chris voleva portare lo spettatore nel cuore del racconto: poche parole, solo emozione fisica, ansia, paura, frustrazione. Il topo in trappola. Tutto è nato da un libro di testimonianze che avevo letto per prima e da una vacanza trascorsa qui insieme.”
La mia visione del film
Mentre appaiono le prime scene mi ritrovo subito immerso nell’angoscia della corsa per la sopravvivenza. Per lunghi minuti non ci sono parole. Solo immagini, volti, rumori di guerra. Ansia negli occhi, speranza rivolta alla linea del mare. Scafi verso i quali lunghe file di soldati stanchi, sconfitti, disperati si dirigono fra il ticchettio ossessionante di un orologio e l’informe “brusio della paura”. Mentre dal cielo pattuglie di Stukas rombanti affondano navi ospedale gremite di feriti. E sul molo le file di superstiti sperano di non finire a loro volta distesi per sempre sui fondali di quell’ultima spiaggia.
La marina britannica di soccorso, quasi inesistente, viene demolita bomba dopo bomba. Il terrore dilaga fra gli uomini ammassati fra terra e mare. Accecato dalla paura qualcuno tenta di attraversare la Manica a nuoto. A contrastare l’aviazione tedesca solo tre caccia Spitfire, destinati ad una strenua difesa suicida.
Si combatte e si spera contro ogni ragionevole speranza. Lo spettatore seduto in sala ben presto dimentica che la tragedia intorno a lui è solo finzione, tanto è potente il coinvolgimento sensoriale ed emotivo! La colonna sonora è di una efficacia sorprendente.
I 106 minuti di film si sono dilatati così tanto nella mia percezione delle sofferenze da convincermi che la durata di Dunkirk avesse abbondantemente superato le due ore.
Fra quelle persone su quella spiaggia, o su quell’ aereo, o chiusi nella stiva del peschereccio che affondava mi ci sentivo anch’io. E questo, a mio avviso è il grande merito di Dunkirk, forse il capolavoro, di Christopher Nolan.
La testimonianza storica
Sul sito ‘ilgiornale.it Eleonora Barbieri e Matteo Sacchi documentano una interessante intervista con lo scrittore Joshua Levine consulente storico del film, ed autore del libro Dunkirk che ha ispirato il lavoro di Nolan.
Nella parte conclusiva dell’intervista di cui, di seguito, vi segnalo il link, Levine parla dei reduci oggi ancora in vita e di quello che viene comunemente chiamato in Inghilterra ‘lo spirito di Dunkerque’.
«Erano tornati in Inghilterra (i soldati scampati al massacro) credendo di essere i rimasugli di un esercito sconfitto; ma furono trattati da eroi. Quando andavano nei pub, la gente portava loro da bere. È stato un sollievo istintivo, nella popolazione: gli uomini erano tornati, la guerra sarebbe continuata. Questa emozione fu incoraggiata dalle autorità, e lo spirito di Dunkerque è ancora con noi. Ha finito per rappresentare un tratto tipico dei britannici: diamo il meglio nelle difficoltà…».
‘Il miracolo delle barchette’ come lo definì Churchill esultando per il successo dell’operazione, fu possibile grazie all’intervento delle piccole imbarcazioni private come la ‘Moonstone’ che appare nel film.
Risposta corale del popolo inglese, che fa dire al comandante Bolton (Kenneth Branagh) al suo collega Colonnello Winnant che gli chiede cosa stia guardando col binocolo verso il mare, le parole – (quasi alla fine del film):
“Sto vedendo ‘la Patria’”
Per chi desidera approfondire o acquistare
2. Il Dvd di Interstellar (il precedente film di Nolan):
3. Dunkirk ( il libro che ha ispirato il film):
4. Intervista allo scrittore Joshua Levine consulente storico e autore del libro: (citata nel testo)
Prossimamente
Dal maggior scrittore britannico contemporaneo di romanzi storici, l’ultimo volume del ciclo de ‘Le storie dei re sassoni’.
Bernard Cornwell ci offre un nuovo spaccato di mondo medievale con Il trono senza re (The Empty Throne, 2014). Prima edizione digitale italiana, Febbraio 2017. Appena finito di leggere. Affascinante!
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