A proposito di Moby Dick
Gran parte degli appassionati di letteratura (eccettuati forse i più giovani) hanno sentito parlare di Moby Dick.
Moby Dick è il titolo di un romanzo del 1851 di Hermann Melville, considerato uno dei capolavori della letteratura americana. Pubblicato per la prima volta in edizione italiana nel 1932. Troppo lontano da noi per esser stato letto da molti. La sintesi del libro secondo Wikipedia è la seguente:
“Racconta il viaggio di una baleniera, il Pequod, comandata dal capitano Achab, a caccia di balene e capodogli, e in particolare della enorme balena bianca (in realtà un capodoglio), che dà il titolo al romanzo, verso la quale Achab nutre una smisurata sete di vendetta.”
Un monumentale volume di quasi 600 pagine, una lettura, per i più, molto impegnativa.
Nel corso del tempo ne sono state fatte parecchie versioni cinematografiche: la prima nel 1930 e l’ultima nel 2010.
Hearth of the sea
Nel 2000 Nathaniel Philbrick scrittore statunitense, dopo avere al suo attivo alcuni libri sulla navigazione, pubblica “Nel cuore dell’oceano: il naufragio della baleniera Essex”. Per questo libro viene insignito del ‘National Book Award per la saggistica’.
Le critiche dei principali media americani sono entusiastiche: “Una delle più grandi avventure della storia umana” (The Wall Street Journal), “Emozionante come solo i grandi capolavori della letteratura possono essere” (Time) ecc. ecc.
Sono approdato al libro, pubblicato nel nostro paese solo nel Marzo del 2013, dopo la visione del film di Ron Howard “Heart of the sea” basato sul lavoro letterario di Philbrick.
Fin dal 1986 lo scrittore vive a Nantucket, isola del Massachusetts della cui storia é uno dei massimi conoscitori. Nantucket è l’isola di balenieri da cui prende avvio la vicenda narrata nel romanzo.
La trama
Leggo dalla seconda di copertina del libro edito dalla Elliot nella traduzione di Sara Caraffini:
“Novembre 1820. Dopo aver doppiato Capo Horn, la baleniera Essex si spinge al largo del Pacifico verso terre inesplorate. D’un tratto, la vedetta annuncia la vista di un branco di balene. Il capitano Pollard fa calare le lance, comincia l’inseguimento. Un gigantesco capodoglio passa sorprendentemente al contrattacco e si scaglia contro la baleniera. poi, un altro colpo, e la nave cola a picco. E’ l’inizio di una terribile odissea, 78 giorni nelle acque dell’oceano segnati da fame, disidratazione, follia, cannibalismo, attacchi da parte di squali e di un’altra balena. […]”
Con la ‘Prefazione’ datata 23 Febbraio 1821 inizio la scoperta di un autentico thriller mozzafiato di oltre 300 pagine che ho trovato veramente entusiasmante. Lo scrittore ha basato la trama del suo resoconto romanzato partendo dalla testimonianza scritta di uno degli otto superstiti, il primo ufficiale dell’Essex, Owen Chase. Da cui anche Melville ha tratto spunto per il suo Moby Dick. Philbrick ha poi utilizzato molte altre testimonianze, del tutto dimenticate, facendone un vero romanzo storico della marineria baleniera di quello scorcio di secolo.
La puntuale ricostruzione della tragica avventura, da parte dello scrittore, é ampiamente documentata nelle note finali che impegnano ben 40 pagine. Ulteriore certificazione della qualità dell’ottimo lavoro di storiografo e di scienziato.
Le mie impressioni
La lettura del romanzo mi conduce, fin dall’inizio, di sorpresa in sorpresa. Avvicinatomi alle prime pagine con l’approccio tipico del lettore di un’avventura, se pur basata su una storia vera, scopro nel testo anche un taglio saggistico dato dall’autore, decisamente di elevata qualità.
Con grande abilità Philbrick riesce a coniugare la curiosità che una storia di questo genere inevitabilmente sa suscitare, con una minuziosa ma mai pedante descrizione del contesto. Grande attenzione viene dedicata alla illustrazione degli ambienti, società, cultura, tecniche della caccia alla balena e dello sfruttamento del risultato. Nonché economia ed abitudini dell’isola di Nantucket. Ridando vita, per il lettore, ad un mondo di cui non si conosce quasi nulla.
Ampio spazio viene dedicato alle tematiche della fisiologia ed abitudini dei giganti marini dai quali la piccola società marinara e commerciale dell’isola trae il proprio sostentamento. Io che pensavo di dover noiosamente affrontare pagine di descrizioni superflue, scopro poco alla volta il piacere di conoscenze che, se ben raccontate, diventano lettura godibilissima quando non addirittura affascinante.
Nel suo insieme ho trovato il lavoro di Nathaniel Philbrick, uno splendido esempio di fusione di generi letterari diversi. Libro di viaggi, saggio naturalistico, storia della marineria baleniera di inizio Ottocento, cronaca di una inimmaginabile tragedia umana, saggio di psicologia, spirito della cultura cristiana quacchera di quella parte del nuovo mondo. Ma soprattutto analisi impietosa di una società profondamente divisa fra ricerca di arricchimento smodato e quotidiana lotta per la sopravvivenza.
Un piccolo saggio
Da pag. 94 del volume. Arrivati su un tratto di mare nel quale avevano avvistato un branco di balene, dalla baleniera vengono calate le tre lance destinate alla caccia:
” […] Fu in questo momento che Nickerson vide qualcosa al di là della prua di babordo. Era una balena – un enorme capodoglio, il più grande che avessero visto finora – un maschio lungo circa 26 metri, calcolarono, e del peso di circa 80 tonnellate.
Distava meno di un centinaio di metri da loro, talmente vicino che riuscirono a vedere che la gigantesca testa smussata era solcata di cicatrici e puntata conto la nave. Ma non era solo grande. Si comportava in modo bizzarro. Invece di fuggire in preda al panico, solcava tranquillamente la superficie dell’acqua, soffiando occasionalmente dallo sfiatatoio, come se li stesse guardando. Dopo due o tre zampilli, si immerse per poi affiorare a meno di 35 metri di distanza dall’Essex. Benché fosse così vicino alla nave, Chase non la considerò una minaccia. […]”
Il mio parere
Un libro molto bello ed interessante. In questo caso devo dare merito al film di Ron Howard per avermi indotto ad approdare a questa lettura. Dubito molto che avrei potuto conoscere dell’esistenza del libro per altre vie. E forse, anche dopo, non l’avrei neppure acquistato se non a motivo di queste recensioni.
Invece ne sono rimasto enormemente soddisfatto. E purtroppo non è sempre questa la conclusione di una lettura di questo tipo nel vasto panorama editoriale dei nostri giorni. E quindi, un sincero grazie a Nathaniel Philbrick per il suo encomiabile lavoro.
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