Il Falco di Sparta è il titolo del più recente romanzo di Conn Iggulden. L’ho appena finito di leggere e la recensione di questo storico d’autore è una piacevole rivisitazione della storiografia greca antica.
“401 a.C. Artaserse, re di Persia, governa un impero che si estende dalle coste dell’Egeo all’India settentrionale. Il suo dominio è assoluto, e per cinquanta milioni di sudditi una sua parola può valere la vita o la morte.
Un’ombra però si staglia all’orizzonte del suo regno apparentemente così saldo: il fratello Ciro il Giovane, che reclama il trono, in nome del loro defunto padre Dario II.
C’è un solo esercito che può aiutare Ciro nell’impresa: diecimila figli di Sparta i cui padri morirono alle Termopili o nelle guerre del Peloponneso, che adesso prestano il loro prezioso servizio come mercenari.
I diecimila sono agguerriti, e Ciro è un generale generoso e intelligente. Al suo seguito gli spartani lottano con coraggio, finché Ciro compie un errore fatale e, nel tentativo di ammazzare il fratello con le sue mani, muore. Per i diecimila greci è l’inizio di un calvario: soli nel cuore di un impero nemico, senza un comandante, dovranno trovare la via per il mare, e per la libertà.
Un uomo solo sarà in grado di condurli a destinazione, un ateniese, un uomo che non si riteneva, fino a quel momento, neanche un soldato. Senofonte. Solo grazie a lui il mondo moderno conoscerà la straordinaria storia dei leggendari diecimila e del loro ritorno a casa.
Uno dei momenti più epici dell’intera storia greca prende vita meravigliosamente tra le pagine di questo romanzo, tra ferocia, eroismo, crudeltà, violenza”
Poche parole per un invito ad intraprendere un cammino affascinante, dal quale ci separano poco meno di 2500 anni. Solamente la presentazione del romanzo contenuta nelle prime pagine del volume.
Senofonte
Ricordavo il nome, ma sapevo fino a ieri poco o niente di lui.
Consulto Wikipedia e leggo: “Senofonte, (in greco antico: Ξενοφῶν, Xenophôn; 430/425 a.C. circa – Corinto, 355 a.c.) è stato uno storico e mercenario ateniese.”
Per quanto concerne l’impresa ricostruita nel romanzo Il falco di Sparta Wikipedia dedica una pagina specifica dove si riassume così l’impresa compiuta dai diecimila greci – (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Anabasi_(Senofonte)
“Senofonte era uno dei Diecimila, un’armata di mercenari greci assoldata da Ciro il Giovane, il cui scopo era usurpare il trono di Persia al fratello Artaserse II.
Anche se l’armata dei mercenari fu vittoriosa nella battaglia sostenuta a Cunassa contro l’esercito dell’imperatore, Ciro non sopravvisse allo scontro, e la sua morte privò la spedizione di ogni senso: i Greci, penetrati troppo a fondo nel territorio nemico, dovettero così ritirarsi verso un porto sicuro, in un ripiegamento che si preannunciava lunghissimo e pieno di insidie.
Il testo narra infatti di come il generale greco Clearco e una quantità di suoi ufficiali furono uccisi o catturati per il tradimento ordito da Tissaferne, e di come lo stesso Senofonte, ritrovatosi generale, lui che non si riteneva nemmeno soldato, abbia concentrato i propri sforzi nell’incoraggiamento dei soldati, guidando l’armata sbandata nel lungo viaggio, durato più di un anno, verso il “Ponto Eusino” (attuale Mar Nero).
Giunto finalmente sulla costa del Mar Nero, presso Trapezunte (Trebisonda) con il famoso grido “Thálassa! Thálassa!” (“Θάλαττα! θάλαττα!”, corrispondente all’italiano “Mare! Mare!”) , vedrà però il fallimento dei suoi propositi di diventare l’ecista (capo spedizione e fondatore n.d.r.) di una nuova colonia ellenica e dopo numerose peripezie porterà l’armata a combattere per il re di Tracia Seute II, ed infine la consegnerà, a Pergamo, al generale spartano Tibrone che stava allestendo un esercito per una nuova guerra contro i persiani.”
L’autore Conn Iggulden
Copio integralmente dal romanzo, la pagina dedicata all’autore
“Conn Iggulden è il più grande autore inglese di narrativa storica, con milioni di copie vendute e record di permanenza in classifica. Ha esordito con la fortunatissima serie dedicata alle imprese di Giulio Cesare (Le porte di Roma, Il soldato di Roma, Cesare padrone di Roma, La caduta dell’aquila, Il sangue degli dei), e di recente ha avuto un enorme successo con quella dedicata alla Guerra delle due Rose: Stormbird, Trinity, Bloodline e La battaglia di Ravenspur.
Ne Il Falco di Sparta racconta per la prima volta l’antica Grecia. Tutti i suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Piemme.”
Personalmente ho fatto conoscenza con la scrittura di Iggulden nel maggio del 2018 attraverso due romanzi appartenenti alla serie dedicata alla Guerra delle due Rose: nell’ordine Trinity (2014) e poi La battaglia di Ravenspur (2016).
Storiografo e narratore eccellente Conn Iggulden fin da queste due prime letture mi è piaciuto moltissimo. Così l’acquisto de Il Falco di Sparta è stata una decisione inevitabile.
Mi piace sottolineare che nei romanzi redatti in lingua diversa dall’italiano, parte del merito della qualità del testo ritengo debba essere attribuita a chi realizza la traduzione (qui dall’inglese.)
In questi due primi romanzi ho apprezzato molto l’ottima traduzione di Paola Merla. Altrettanti complimenti alla stessa traduttrice per Il Falco di Sparta.
Attento alle esigenze di massima comprensione da parte dei lettori delle vicende narrate, Iggulden, nei suoi romanzi, antepone alla narrazione una documentazione storica essenziale (cartine e mappe, alberi genealogici, lista dei personaggi.)
Per i più curiosi inserisco il sito dell’autore con tante informazioni aggiuntive sulla sua produzione letteraria.
Il Falco di Sparta – il romanzo
Edito da Piemme nel maggio 2019, questa recente ricostruzione storica è un volume di 398 pagine. L’originale in lingua inglese The Falcon of Sparta è del 2018.
L’edizione italiana che si avvale della traduzione di Paola Merla è suddiviso in due parti per complessivi 31 capitoli. Separano la prima parte dalla seconda parte la Battaglia di Cunassa dove, per i Diecimila mercenari Greci, si prospetta l’epopea del drammatico ritorno in patria.
Attraverso Il Falco di Sparta Conn Iggulden dà nuova vita a questa memorabile impresa. La sua ricostruzione romanzata è avvincente e molto dettagliata. Ma all’autore preme far sapere ai suoi lettori che il contenuto del libro si colloca sul filone di uno stretto legame alla Storia.
E lo fa inserendo ne Il Falco di Sparta alcune pagine di Note Storiche – al termine del romanzo – per facilitare la distinzione tra la fiction e la realtà storica arrivata ai giorni nostri. Attraverso l’Anabasi di Senofonte (che rimane il riferimento fondamentale della guerra e della ritirata greca), altri fonti del passato e le più recenti ricerche storiche – archeologiche sul luoghi dell’incredibile viaggio.
Lo scrittore Valerio Massimo Manfredi pubblica nel 2010 la sua versione romanzata che intitola ‘L’armata perduta’. Versione particolarmente originale quella dell’ autore italiano perché ha come voce narrante una donna al seguito della spedizione.
Dalle recensioni pubblicata da Amazon su questo volume riprendo alcune frasi del lettore F. Valentino postata nel maggio del 2015.
Scrive: “…Amore, fulcro di tutto il libro e motore di grandi avventure… quale questo bellissimo romanzo che ci trasporta nell’armata dei diecimila, in amori perduti e ritrovati ed in speranze rinate dalle rovine.
Ponete armi e armature, abbracciate invece la complessità di ciò che può essere una guerra vista dal punto di vista femminile.”
Qualche pagina del nostro romanzo
Tralascio il prologo e trascrivo dal Capitolo I.
“La montagna cullava la città in grembo come una madre il suo bambino. Prima di salire sulla grandiosa piattaforma pianeggiante, Ciro decise di condurre la sua guardia personale al fiume. Gli spartani lasciarono le armi e le armature sulla riva e si gettarono in acqua, felici di lavarsi e togliersi di dosso la polvere e il sudore di quattrocento miglia.
Dall’alto del suo cavallo da guerra il principe sorrise nel vederli sguazzare e passarsi le mani fra i capelli e la barba. La marcia verso oriente aveva reso quegli uomini magri come cani da caccia, scuri di pelle e con i muscoli in rilievo. Non avevano mai ceduto, anche se qualcuno di loro aveva lasciato impronte insanguinate sulla polvere della strada.
«Mio signore, non vuoi cambiare idea?» gli domandò a bassa voce Tissaferne.
Ciro lanciò un’occhiata al suo vecchio amico e maestro seduto in groppa al castrone sauro che sbuffava e scalpitava, un cavallo della migliore razza persiana. Tissaferne continuava a fissare gli spartani con un’espressione truce. «Dovrei salire lassù da solo?» replicò Ciro.
«Dovrei tornare in patria come un mendicante? Non sono forse il figlio di mio padre e un principe? Questi sono gli uomini della mia guardia personale. I migliori.»
Tissaferne si tormentò la guancia con la lingua come se gli dolesse un dente. Il principe Ciro aveva superato i vent’anni e non era più un ragazzo sventato. E, sebbene il suo antico maestro gli avesse espresso chiaramente il suo pensiero in proposito, ora si trovavano sulle sponde del fiume Pulvar e ne sollevavano gli spruzzi. Il principe aveva portato l’antico nemico al centro stesso della Persia, nel suo cuore. […]
Senofonte si arruola (Cap. VI)
“Senofonte si diresse verso il primo reclutatore, uno spartano, a giudicare dall’abito. L’uomo gli dette un’occhiata e annuì soddisfatto. Senofonte aveva già visto quella stessa espressione molte volte.
«Metti qui il tuo segno, figliolo,» disse «e in cambio noi faremo di te un uomo, nemmeno tua madre ti riconoscerà quando tornerai a casa. E le ragazze si metteranno i fiori nei capelli quando ti avranno visto. A loro piacciono i guerrieri, figliolo.»
«D’accordo» disse Senofonte, avvertendo la sorpresa del reclutatore quando scrisse il suo nome sulla tavoletta anziché usare un sigillo sulla cera.
«Qualche talento speciale, ragazzo? A parte la scrittura?»
«I cavalli.» Senofonte si sentiva in un certo modo stordito, come se tutto stesse accadendo a qualcun altro. «Conosco bene i cavalli.»
Il sopracciglio dello spartano si inarcò.
«Un nobile ateniese, non è vero? Stai scappando da tuo padre, eh? O dai debiti?»
«Io… io ho servito sotto i Trenta, ho bisogno di ricominciare.»
La faccia dell’ufficiale si schiarì e nei suoi occhi comparve una certa simpatia. Come spartano ne sapeva più di altri sul risentimento degli ateniesi. […]
Senofonte cominciava a ragionare più chiaramente, scoprendo che pensieri e preoccupazioni stavano svanendo mentre rifletteva sul suo futuro.
«Dove mi manderanno?»
«Quasi tutti vogliono sapere come prima cosa quale sarà la loro paga, ma se sei un aristocratico suppongo che tu non sia a corto di denaro. Partiamo per l’Anatolia meridionale, figliolo, per combattere i pisidi, dei bruti bastardi e maligni, armati di lance. E noi gli faremo vedere che cosa significa l’addestramento greco, riporteremo in patria un po’ di teste di quei selvaggi, ce la spasseremo con le loro donne e la prossima primavera saremo già di ritorno. Tu avrai un paio di cicatrici da mostrare alle signore e qualche storia da raccontare ai figli. […]
Senofonte e Pallakis (Cap. XXIV)
“Senofonte […] vide la donna che aveva notato in precedenza, ferma in piedi dietro il giovane ateniese.
«Mia signora» la salutò Senofonte chinando la testa.
Pallakis piegò il ginocchio a terra in risposta, mostrando la nuca scoperta, i capelli arrotolati sulla cima del capo.
«Generale,» disse «volevo chiederti…»
Stringeva i pugni e Senofonte inarcò le sopracciglia, perplesso. Il fatto che fosse bella aveva la sua importanza, naturalmente, sapeva già da un bel pezzo che le donne belle erano particolarmente interessanti per gli uomini, ma la verità era che la bellezza poteva sempre chiedere aiuto con la certezza che qualcuno l’avrebbe ascoltata. Per un breve momento si sentì sollevato al pensiero che gli uomini si giudicassero l’un l’altro con criteri diversi. L’arte della guerra, la capacità e la tattica potevano essere imparate, dopotutto. La bellezza era rara e più difficile.
«Volevo chiedere… Qualcuno degli uomini vede che io non ho alcuna protezione e insiste per farmi visita. Più di uno. Io non sono una prostituta, generale. E non ho nessun desiderio di essere costretta. Se sei tu responsabile di tutti noi, allora è a te che rivolgo il mio appello.»
Lanciando uno sguardo a Efesto, Senofonte vide quanto il ragazzo fosse infatuato di lei e la risposta gli si presentò immediatamente. Aveva problemi più difficili da risolvere.
«Di’ loro che l’ateniese Efesto è il tuo protettore. Sono sicuro che torcerà braccia e romperà teste con tua piena soddisfazione… e non ti chiederà niente in cambio.»
Senofonte pronunciò quelle ultime parole con una certa enfasi guardando Efesto, che arrossì violentemente. Pallakis gli si inginocchiò davanti di nuovo e Senofonte credette di vedere una certa delusione sul suo viso, anche se forse lo aveva solo immaginato.
«Grazie, generale» disse mentre Senofonte si allontanava.”
Le Note Storiche
Attraverso le su Note Storiche, l’autore accenna alle più importanti distinzioni fra la fonte principale – l’Anabasi appunto – e le necessità derivanti dalla struttura narrativa del suo romanzo.
Eccovi alcuni esempi.
“Gli eventi in Cilicia con Epyaxa (quando la regina aveva portato a Ciro il denaro di cui aveva bisogno e aveva trascorso la notte con lui) è un episodio affascinante. Sarebbe bello poterne sapere di più, ma l’unica fonte che abbiamo è Senofonte, il quale descrive la finta carica organizzata per impressionare la regina, una carica che, per inciso, mise in fuga una parte delle forze persiane di Ciro, spaventate nel vederla arrivare. Descrive anche un incontro più lungo che coinvolgeva il marito di Epyaxa, il re Syennesis, a Tarso, interessante principalmente in quanto città natale di Saulo di Tarso, il futuro san Paolo.
La difficoltà di simili resoconti storici dettagliati è che non si possono adattare a un romanzo. Senofonte descrive una schermaglia sulle montagne in tre righe, ma io non ho potuto farlo in meno di un capitolo. Per i particolari che non sono stati inseriti nella narrazione raccomando la lettura dell’Anabasi, in particolare ai lettori interessati a sapere come pensavano e agivano i greci… […]”
Conclusione
L’abilità narrativa di Conn Iggulden e la sua meticolosità nel seguire la memoria storica contenuta nel documento antichissimo fa de Il Falco di Sparta un magnifico romanzo.
Utile ed istruttivo per coloro che amano la conoscenza del passato ma altrettanto gradito dai tanti amanti dei romanzi di avventura.
Particolarmente godibile anche per quei lettori che apprezzano la storia, soprattutto quella molto lontana da noi, quando un buon scrittore sa renderla attuale. E ciò grazie alla capacità di rappresentazione moderna dei personaggi e del loro modo di pensare ed agire.
E Conn Iggulden, di questi autori, è sicuramente un ottimo esempio. Buona lettura!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Il Falco di Sparta (2019) – ‘The Falcon of Sparta- Il libro di oggi
- Trinity (2014) – dalla serie La Guerra delle Rose: Il primo romanzo di Iggulden che ho letto
- L’armata perduta (2010) – Valerio Massimo Manfredi racconta ‘L’Anabasi’ vista dagli occhi di una donna.
- Video YouTube – La Storia in Giallo – Anabasi. Una bella ricostruzione storica di Radio 3 – Racconto e dibattito a più voci. Per gli amanti della ricerca approfondita. (50 minuti circa).
- Video YouTube – L’incredibile spedizione dei Diecimila in Persia. Composto da giovani cultori di storia per le generazioni di oggi. L’Anabasi arricchita da grafici e simulazioni. Molto efficace! (11 minuti)
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