Con Il guardiano invisibile ritorno, dopo alcuni mesi, a proporvi la lettura di un interessante thriller firmato dalla spagnola Dolores Redondo.
Tutto questo ti darò, il controverso romanzo mediante il quale abbiamo fatto conoscenza con l’autrice ha riscosso un grande interesse fra i visitatori di questo blog. Da qui la ragione per entrare nuovamente fra le opere di questa brava scrittrice, e proporvi qualche ulteriore impressione sulle sue capacità di raccontare il peggio di questa nostra umanità.
«Un poliziesco di alto livello, ambientato nella Navarra, con una protagonista affascinante e un bellissimo sguardo sulla mitologia basca».
Questa lapidaria sintesi proviene da ‘Isabel Allende’ una delle maggiori scrittrici contemporanee del panorama internazionale. Ed il suo giudizio mi incoraggia a proseguire nella mia presentazione del libro.
Il guardiano invisibile (2015) è il primo romanzo di una trilogia che racconta di Amaia Salazar, una ispettrice di polizia che la Redondo ha scelto come punto fermo dei suoi romanzi.
Il guardiano invisibile si rivela
Nella pagina di presentazione troviamo subito queste parole:
“Amaia Salazar non è una donna qualunque. È una poliziotta esperta e intelligente, che è riuscita a superare l’ostilità dei colleghi uomini fino a guadagnarsi la loro stima.
Anche la sua vita privata è ricca e appagante, grazie a un marito che la ama moltissimo. Ma quando una serie di delitti atroci la richiamano nel paese di origine dove vive la sua famiglia e che Amaia era ben felice di avere abbandonato, ogni certezza si sgretola improvvisamente: antiche angosce si risvegliano, segreti che sperava dimenticati e che invece ritornano, come se fossero misteriosamente collegati a quegli omicidi.
Per risolvere il caso Amaia è costretta a confrontarsi con il lato buio della sua anima mettendo a rischio la solidità della propria vita, i legami familiari, perfino la certezza del proprio lavoro, e cercare l’assassino lungo i sentieri di antiche leggende, superstizioni inquietanti che parlano di un potere ancestrale e invincibile… ”
Entriamo subito nella storia
Siamo alle primissime righe del Capitolo 1.
“Ainhoa Elizasu fu la seconda vittima del Basajaun, e questo nonostante la stampa non lo definisse ancora così. Ma lo fece di lì a poco, quando si venne a sapere che intorno ai cadaveri si trovavano peli di animale, resti di pelle e tracce non precisamente umane, disposti insieme come per rappresentare una cerimonia funebre di purificazione.
Una forza maligna, tellurica e ancestrale sembrava aver segnato i corpi delle vittime, poco più che bambine, con vestiti strappati, pelo pubico rasato e mani sistemate in posa virginale. Quando la chiamavano a orari antelucani per esaminare la scena di un delitto, l’ispettore Amaia Salazar seguiva sempre un medesimo rituale: zittiva la sveglia per non disturbare James, raccoglieva in un fagotto i vestiti e il cellulare, scendeva pianissimo le scale fino in cucina. Si vestiva lì trangugiando un caffellatte e poi lasciava un biglietto al marito.
Quindi saliva in macchina e guidava assorta in pensieri sciolti, un rumore bianco che le occupava la mente tutte le volte che si alzava prima dell’alba e la seguiva come i frammenti di una veglia incompiuta, soprattutto quando ci metteva più di un’ora da Pamplona fino al luogo in cui l’aspettava una vittima.
Prese una curva troppo stretta e lo stridio delle gomme le fece capire quanto era distratta. Si impose allora di prestare attenzione ai tornanti in salita tra la fitta boscaglia che circondava Elizondo.
Cinque minuti più tardi si fermò vicino a un cono stradale e riconobbe l’auto sportiva del dottor Jorge San Martín e il fuoristrada della giudice Estébanez. Scese dalla sua auto e andò a prendere un paio di stivali di gomma nel bagagliaio. Li infilò appoggiandosi allo sportello mentre si avvicinavano il viceispettore Jonan Etxaide e l’ispettore Fermín Montes.
«Brutta storia, capo. È una bambina» Jonan consultò i suoi appunti. «Dodici o tredici anni. I genitori hanno detto che non è rientrata alle undici». «Un po’ presto per denunciare una scomparsa» osservò Amaia.
«Sì. A quanto risulta alle otto e dieci la ragazzina ha chiamato al cellulare il fratello maggiore per dirgli che aveva perso l’autobus ad Arizkun». «E il fratello è stato zitto fino alle undici?» «Sa com’è. ‘Poi mamma e papà rompono. Non glielo dire per favore. Vedo se mi porta il papà di qualche amica.’ Risultato: lui ha tenuto la bocca chiusa e si è messo a giocare alla PlayStation.
Alle undici, visto che la sorella non arrivava e la madre era isterica, le ha detto che Ainhoa aveva chiamato. I genitori si sono presentati al commissariato di Elizondo, insistendo nel dire che alla figlia era successo qualcosa. Non rispondeva al cellulare e avevano parlato con tutte le sue amiche. A trovarla così è stata una pattuglia.
Arrivati alla curva, gli agenti hanno visto le scarpe della ragazzina sul ciglio della strada» disse Jonan, indicando con la torcia elettrica un punto al margine dell’asfalto. La luce colpì un paio di scarpe nere di vernice a tacco medio, perfettamente allineate.”
Un insolito serial killer
Dopo il ritrovamento del cadavere della giovanissima vittima la macchina delle indagini si mette in moto. I poliziotti a cui il caso viene affidato, ed in primis Amaia Salazar, estendono ad altri Corpi dello Stato le richieste di collaborazione. Anche perché dopo il secondo delitto ne appare un terzo, quasi identico, a pochi giorni di distanza dalla barbara uccisione della giovane Ainhoa. Questa volta si tratta di Anne Arbizu di 15 o 16 anni. E siamo al capitolo 8.
Ma solo al capitolo 10 appare l’ipotesi di un killer molto particolare. Molti indizi lo fanno immaginare. Un killer che appartiene alla mitologia antica di quelle terre. Un essere di cui si parla con rispetto e con paura: un ‘basajaun’!
Ecco ancora un estratto dal romanzo
«Va bene, ispettore. Credo di aver messo le indagini nelle mani migliori. Un’ora fa ho ricevuto una chiamata da un amico che ha a che fare con il Diario de Navarra. Domani pubblicheranno un’intervista a Miguel Ángel de Andrés, il fidanzato di Carla Huarte che era in carcere accusato dell’omicidio. Come sa, è stato rilasciato. Non occorre che le spieghi in che termini parla di noi.
In ogni caso non è questo il problema: nell’articolo, il giornalista insinua che ci sia un serial killer nella valle del Baztán e che Miguel Ángel sia stato rilasciato dopo che le morti di Carla e Ainhoa sono state messe in relazione. A questo bisogna aggiungere che domani sarà reso pubblico l’assassinio di Anne…» Sembrò che leggesse. «Urbizu». «Arbizu» lo corresse Amaia.
«Le mando via fax una copia degli articoli così come saranno pubblicati domani. Le anticipo che non le piaceranno. Sono ripugnanti». Zabalza ricomparve con due fogli stampati, su cui erano sottolineate alcune frasi. Miguel Ángel de Andrés, che ha trascorso un mese nel carcere di Pamplona accusato dell’assassinio di Carla Huarte, afferma che i poliziotti collegano il caso ai recenti omicidi di ragazze nella valle del Baztán. L’assassino strappa loro i vestiti e lascia sui loro cadaveri peli non umani.
Un terribile signore dei boschi che uccide nei suoi domini. Un basajaun sanguinario.”
Il Basajaun
Il guardiano invisibile che da’ il titolo al romanzo, sembra assumere le connotazioni di questo essere leggendario.
Ho fatto qualche ricerca sul web ed ho trovato sul sito di tradizioni basche ‘hiru.eus’ le seguenti notizie.
“Il Basajaun è un genio o numen che, in molti casi, vive all’interno dei boschi o, in altri, in caverne poste su alture. Basajaun significa ‘signore selvaggio’ e ‘signore della foresta’.
E’ alto e con caratteristiche umane, ma coperto da lunghi capelli e peli che scendono fino alle ginocchia e gli ricoprono volto, petto e ventre. Uno dei suoi piedi è come quello degli uomini, l’altro ha invece una pianta circolare.
Il Basajaun è il protettore degli armenti. Quando sta per scoppiare un temporale il basajaun grida per avvisare i pastori affinché mettano le pecore al sicuro. Ed impedisce che i lupi si avvicinino alle pecore. […]
In alcuni luoghi, il Basajaun è considerato un essere maligno, dotato di forza colossale e di agilità staordinaria.”
E sempre sul sito citato, si aggiungono altre curiose tradizioni popolari relative a questo mito ancestrale ( purtroppo solo in lingua spagnola).
Il libro
Edito da Salani Editore nel settembre del 2015 Il guardiano invisibile è un romanzo di 358 pagine tradotto da Andrea Carlo Cappi. Il testo originale ‘El guardián invisible’ è stato pubblicato in Spagna nel 2012.
Il romanzo non è un semplicemente un ottimo thriller. E’ indubbiamente molto di più. Come l’ambientazione del libro recensito in precedenza – ‘Tutto questo ti darò’ della stessa Dolores Redondo – ‘Il guardiano invisibile‘ è anche la descrizione di un popolo e delle sue tradizioni secolari. Ed, in aggiunta, un dramma famigliare che si innesta inscindibilmente nelle vita dell’ispettrice Salazar e rende ancora più difficile e doloroso lo svolgimento delle indagini di cui è stata gravata.
Elizondo il piccolo borgo della regione della Navarra è la fucina dove tutto confluisce e si interseca mettendo a dura prova la tenacia di Amaia Salazar. Fucina dove risentimenti, rimorsi e debolezze umane fanno a gara per rendere la ricerca della verità un’impresa quasi impossibile.
Non sorprende quindi che questo primo libro della trilogia del Baztán (dal nome dell’area geografica ‘Valle de Baztán’ con Elizondo come centro più importante) abbia riscosso un enorme successo in Spagna e nel resto del mondo.
Gli altri due volumi della trilogia sono ‘Inciso nelle ossa’ (2016 Salani), titolo originale ‘Legado en los huesos’ (2013); e ‘Ofrenda a la tormenta’ (2014), non ancora tradotto in italiano.
Il guardiano invisibile è anche altro
Ho già avuto modo di segnalare che i romanzi della Redondo sono sempre un insieme di generi letterari diversi. Ed è piacevole per il lettore scivolare inconsapevolmente da un’immagine dura e sconvolgente legata all’efferatezza dei delitti, ad un momento di sentimento e di umano abbandono che accompagna la quotidianità dei protagonisti.
Per questo vi propongo ancora alcune frasi del romanzo invitandovi a scoprirne tante altre da soli attraverso la lettura del libro.
Siamo al capitolo 22. L’indagine si mostra sempre più intricata ed Amaia ha la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di inaspettato ed angosciante. E l’improvviso incontro col marito che, preoccupato non ha voluto lasciarla sola, le evidenzia una realtà che, per molto tempo, ha tentato inutilmente di soffocare.
“«Sì» ammise lei, rilassando il corpo teso e avvicinandosi un po’ di più al marito. «Forse hai ragione».
«Amaia, c’è qualcos’altro. Siamo sposati da cinque anni e in questo tempo non so se abbiamo mai passato quarantott’ore di fila a Elizondo. Ho sempre pensato che il tuo fosse il destino di molte persone nate nelle cittadine: dopo avere vissuto in una città più grande, si urbanizzano totalmente.
Pensavo che fosse capitato anche a te. Una ragazza cresciuta in una zona rurale che si trasferisce in città, diventa poliziotta e lascia un po’ da parte le sue origini… Ma c’è dell’altro, vero?» Si fermò e cercò di guardarla negli occhi.
Lei li evitò, ma lui non si arrese, la prese per le spalle e la girò verso di sé. «Amaia, cosa sta succedendo? C’è qualcosa che non mi racconti? Sono preoccupato sul serio. Se c’è qualcosa di importante che ci riguarda me lo devi dire».
Lei lo fissò, dapprima con rabbia poi, notando l’inquietudine e l’impotenza con cui il marito chiedeva risposte, gli rivolse un sorriso triste. «Fantasmi, James. Fantasmi del passato. Tua moglie, che non crede alla magia, alla divinazione, al basajaun e ai geni, è tormentata dai fantasmi.
Ho passato anni rintanata a Pamplona, ho un distintivo e una pistola e per molto tempo mi sono tenuta lontana da qui perché sapevo che al mio ritorno mi avrebbero trovata. È tutto, tutto questo male, quel mostro che uccide le bambine e le abbandona in riva al fiume, bambine come me, James».
Il marito spalancò gli occhi, confuso. Ma lei non guardava più lui, bensì oltre, come fosse trasparente.
«Il male mi ha obbligato a tornare, i fantasmi sono usciti dalle loro tombe, attirati dalla mia presenza, e ora mi hanno trovata».
James l’abbracciò, lasciando che Amaia appoggiasse il viso sul suo petto, in quel gesto intimo che le era sempre di conforto.
«Bambine come te…» ripeté lui.”
Un grande successo editoriale
Un milione e trecento mila copie vendute nella sola Spagna, tradotto in 21 lingue e, nel 2017, un film dallo stesso titolo per la regia di Fernando Gonzalez Molina.
Sul film valutazioni controverse da parte della critica. Per il romanzo invece, successo pieno!
Se volete procuratevi il libro, e fatevi un’idea personale. Io penso di leggere presto anche gli altri due volumi della saga. A presto amici!
Dello stesso autore
Tutto questo ti darò recensito il 18/07/2018
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Il guardiano invisibile (2015) (il libro di oggi):
- Inciso nelle ossa (2016) (2° romanzo della trilogia e ultimo tradotto in italiano ):
- Trailer del film Il guardiano invisibile (2017) – in spagnolo:
- Dolores Redondo ci racconta ‘la bellezza del Baztán’, scenario della sua trilogia. In spagnolo, ma interessanti le immagini dei luoghi e della natura:
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