Il lato nord del cuore di Dolores Redondo è il titolo che vi propongo come recensione di questa settimana.
Desidero anticiparvi fin da subito che questo ultimo lavoro della brava scrittrice spagnola lo considero al momento il suo romanzo più riuscito. Ed è anche, come l’autrice sperava, un utile complemento ai titoli della fortunata trilogia con Amaia Salazar come protagonista.
“Amaia Salazar aveva 12 anni quando si perse nel bosco… 13 anni dopo, la cicatrice che nasconde la sua capigliatura non è l’unico ricordo di quella notte…”
Sono queste le parole con le quali Dolores Redondo introduce, in una bella e ricca intervista, disponibile su Youtube, i contenuti del suo recentissimo ‘La cara norte del corazón’ (2019) – Il lato nord del cuore.
L’intervista, molto ampia, è in lingua spagnola. E nel corso della recensione riprenderemo alcune delle parole della Redondo che ci aiutano a meglio comprendere lo spirito di questo prequel della trilogia del Baztán
Intanto ecco una prima visione di insieme.
La sinossi de Il lato nord del cuore
“È l’agosto del 2005, e Amaia Salazar è una giovane e brillante detective in forza alla Policía Foral della Navarra, quando raggiunge il quartier generale dell’FBI a Quantico per partecipare a un seminario riservato agli ufficiali della Europol.
Sotto la guida dell’agente speciale Aloisius Dupree, Amaia e colleghi studiano il caso di un serial killer con una perversa predilezione per le catastrofi naturali e la tendenza a inscenare rituali di una precisione liturgica.
A sorpresa, Amaia si ritrova cooptata nella squadra investigativa diretta a New Orleans alla vigilia del peggior uragano della storia recente, con l’obiettivo di battere l’assassino sul tempo e sventare i suoi piani di morte.
Ma una telefonata proveniente dal paesino di Elizondo, nella valle del Baztán, risveglia i fantasmi della sua infanzia, costringendola a fare i conti con i ricordi e con la paura. E ad affrontare ancora una volta Il lato nord del cuore.”
Pubblicato da DeA Planeta Libri, il romanzo appare nelle librerie italiane il 18 febbraio 2020. Corposo volume di 670 pagine nell’edizione cartacea si avvale della traduzione di Marcella Uberti-Bona.
Strutturato in 77 capitoli divisi in due parti, oltre ad un Prologo ed un Epilogo.
Sfogliando le oltre 1600 recensioni dei lettori di lingua spagnola, che hanno potuto leggere il romanzo quasi un anno prima di noi, ho trovato anche opinioni che ritenevano il contenuto eccessivamente ridondante nei capitoli che raccontano dell’uragano Katrina.
Ma è l’opinione di una strettissima minoranza. A mio parere, e forse per la stragrande maggioranza dei lettori, Il lato nord del cuore è un arduo tentativo di offrire un romanzo complesso che si sviluppa su molti piani. Gli attribuisce 5 stelle il 69% dei lettori; un 29% valuta il romanzo meritevole di 4 stelle. Un vero successo editoriale!
Impresa non facile, ma indubbiamente ben riuscita ed appassionante.
Le storie che si intrecciano
In primo luogo è l’occasione per conoscere ancora meglio Amaia Salazar.
Il precedenti romanzi che la vedono protagonista, ci hanno già offerto molti tratti delle vicende personali della brava detective. Vicende dolorose, a volte solo accennate, ma che in questo ultimo romanzo diventano esplicite e contribuiscono a dare al lettore una visione molto ben definita del passato del personaggio.
La seconda linea narrativa si rivolge invece alla tematica più specifica del thriller. Un killer seriale che opera in condizioni a dir poco singolari. Che si propone come giustiziere intriso di un maniacale quanto criminale ritualismo religioso.
La terza componente porta invece il lettore alla presa di coscienza di quelle frange di popolazione coinvolta in più o meno oscure pratiche vudù. Pratiche forse più diffuse di quanto si pensi e che coinvolgono pesantemente anche persone con ruoli e posizioni sociali insospettabili.
Ed infine la tragedia dell’uragano Katrina. Che Dolores Redondo introduce come drammatico sottofondo di questa importante esperienza giovanile di Amaia Salazar.
Ed il tutto fa de Il lato nord del cuore un romanzo che esce dalle vicende regionali della trilogia per diventare un romanzo di ben più ampio respiro.
Una grande sfida che la Redondo realizza con successo!
Un’ occhiata al racconto – il Prologo
“Elizondo (Navarra)
Quando Amaia Salazar aveva dodici anni si perse nel bosco per sedici ore. La ritrovarono all’alba, trenta chilometri a nord del punto nel quale aveva smarrito il sentiero. La pioggia battente permetteva appena di vederla; aveva i vestiti strinati e strappati come quelli di una strega medievale scampata al rogo, mentre la pelle era candida, gelida, esangue, come se la ragazzina fosse appena uscita da un blocco di ghiaccio.
Amaia diceva sempre di non ricordare quasi nulla di quella disavventura. Dal momento in cui aveva lasciato il sentiero, la sua memoria si riduceva a un pugno di fotogrammi che si ripetevano continuamente. L’avvicendarsi vertiginoso di quei mozziconi di ricordo sortiva un effetto simile a quello del prassinoscopio di Reynaud, nel quale la successione di stampe in movimento crea l’illusione di una perfetta immobilità.
A volte Amaia si chiedeva se avesse girovagato per il bosco o se si fosse limitata a sedersi dove poi l’avevano trovata. Immobile, assorta nella contemplazione dell’albero che aveva davanti, così a lungo da procurarsi una sorta di ipnosi che aveva stampato per sempre quella figura primordiale e materna nella sua mente.
Era accaduto una domenica mattina come tante altre, quando con il suo cane Ipar stava partecipando a una camminata con il gruppo di escursionisti di Aranza al quale si era iscritta la primavera precedente.
Le piaceva il bosco, certo, ma in realtà partecipava a quelle gite per fare piacere alla zia Engrasi, che da mesi le ripeteva che doveva uscire di più. Entrambe sapevano che in paese non sarebbe stato possibile. Nell’ultimo anno i suoi itinerari si erano inesorabilmente ridotti, fino a comprendere solo il percorso da casa a scuola o alla chiesa, dove accompagnava la zia alla domenica.
Il resto del tempo
restava in casa, seduta davanti al fuoco a leggere o a fare i compiti, o impegnata ad aiutare la zia in cucina e nelle faccende domestiche. Ogni scusa era buona per non varcare la soglia. Ogni giustificazione poteva essere utile, pur di non affrontare ciò che accadeva fuori.
Ricordava solo di aver passato molto tempo a guardare quell’albero, e null’altro… Così raccontava, ma non era del tutto vero. Nella memoria l’albero c’era, certo, ma c’era anche il temporale… e la casa in mezzo al bosco.
Quando aveva ripreso conoscenza m ospedale, accanto al letto c’era suo padre. Aveva il volto pallido, i capelli bagnati dalla pioggia incollati alla fronte. Gli occhi arrossati dal pianto. Appena l’aveva vista aprire gli occhi si era chinato su di lei, protettivo, con il viso ancora contratto per la preoccupazione, ma già pronto a distendersi per il sollievo. Quel gesto aveva suscitato in lei una sensazione di tenerezza infinita, un’emozione che quasi l’aveva travolta. Sentiva l’amore che provava per lui, che aveva sempre provato per lui. E stava per dirglielo, ma proprio in quel momento aveva percepito il tocco lieve delle sue labbra tiepide vicino all’orecchio, e le sue parole, pronunciate in un sussurro.
«Amaia, non raccontarlo a nessuno. Se mi vuoi bene, fallo per me. Non raccontarlo.»
Tutto l’amore che provava, che aveva sempre provato per lui, le aveva stretto il petto sino a farlo dolere. Le parole con le quali aveva voluto dirgli quanto gli voleva bene le erano morte in gola e si erano attaccate alle sue corde vocali come un triste ricordo. Non riuscendo a emettere alcun suono aveva solo fatto cenno di sì, e il suo silenzio era divenuto l’ultimo segreto che avrebbe mantenuto per suo padre. La ragione per cui aveva smesso di amarlo.”
Il perché di un titolo
C’è all’inizio del libro un incipit particolare. Si intitola
‘Il lato nord’
“Questo libro fa parte di un ciclo di romanzi ispirati al nord. In alcuni di essi Amaia Salazar è la protagonista; in altri, trame e personaggi si intrecciano per creare un unico universo narrativo nel quale il nord non è solo un punto cardinale, ma il filo conduttore di tutti i libri.
Perché il lato nord del cuore umano è il luogo più desolato del mondo.”
Spiega l’autrice nell’intervista citata:
“La parte più difficile, e comune nei miei romanzi cioè ‘il lato nord’ esiste quando gli aggressori sono all’interno delle famiglie. Rappresenta l’orrore che ti pervade quando ti senti aggredito nella tua stessa casa.
La casa dovrebbe essere il luogo nel quale tutti i componenti dovrebbero sentirsi protetti, e invece… talvolta…”
Ne Il lato nord del cuore questa terribile condizione accomuna almeno due dei principali personaggi. Amaia Salazar e colui che diventerà il suo mentore: l’agente FBI Aloisius Dupree.
La loro salvezza caratteriale è dovuta a due donne. Zia Engrasi per Amaia. Nana per l’agente americano. E questa comune esperienza di vita ha forgiato i due principali protagonisti del thriller in un modo assolutamente particolare.
Dupree e Amaia
Siamo al capitolo 2.
“Accademia FBI, Quantico, Virginia
Mercoledì 24 agosto 2005
“[…] In sala si spense la luce, e come azionate dallo stesso meccanismo anche le voci si affievolirono sino a tacere, mentre un faro proiettava un fascio di luce bianca su un podio da oratore.
L’agente Dupree emerse dal lato destro del palco e avanzò sino ad arrivare al centro del cerchio di luce. Era un uomo magro ed elegante, dai capelli scuri, corti e ben pettinati. Amaia ricordò che la prima volta che l’aveva visto le era sembrato un ex militare. Nel suo volto pallido risaltavano due ombre scure sotto gli occhi, che gli davano un aspetto da insonne cronico. Perfettamente rasato, indossava un impeccabile completo blu con camicia bianca e cravatta intonata. Si fermò davanti al leggio e ne corresse impercettibilmente la posizione, anche se non vi depose alcun foglio. Amaia si chiese se avesse già disposto sul supporto il testo del discorso; quel dettaglio le avrebbe permesso di farsi un’idea più chiara del carattere dell’agente speciale. Decise di controllare se si portava via dei fogli alla fine dell’intervento.
Nella breve biografia che accompagnava il programma del corso si diceva che l’agente Dupree aveva quarantaquattro anni, era nato in Louisiana, e possedeva un vasto bagaglio di conoscenze che comprendeva diritto, economia, storia dell’arte, psicologia e criminologia. Da un anno dirigeva una delle tre squadre operative dell’unità di Scienze comportamentali dell’FBI, della quale aveva fatto parte nei cinque anni precedenti la promozione. Dupree alzò il mento, portò un piede avanti, appoggiandosi su quello posteriore, e lasciò cadere le braccia
Dupree fece correre lo sguardo sugli spettatori, come se cercasse qualcuno in particolare.
Quando scorse Amaia
la fissò per un breve ma ben distinto istante. Amaia si disse che doveva aver visto qualcuno dietro di lei, ma si accorse che l’agente Emerson la osservava. Anche lui aveva notato quello sguardo. Dupree si rivolse al pubblico e iniziò a parlare.
«Sappiamo tutti quanto sia importante tracciare un profilo vittimologico che grazie all’analisi della selezione delle vittime conosciute ci permetta di raggiungere il nostro obiettivo. Oggi, tuttavia, parlerò dell’importanza di formare un elenco delle possibili vittime per riconoscere la presenza di un serial killer. Per prima cosa, dunque, dovremo prestare attenzione al tipo di vittime che sceglie, prima che si abbia la certezza di avere a che fare con un serial killer.»
Dupree tornò a fissare lo sguardo su Amaia, e quando riprese a parlare lo fece indirizzando a lei ogni parola.
«Di solito si pensa che il crimine sia per l’assassino una maniera di purgare il proprio dolore, in quanto spesso è stato egli stesso vittima, prima di essere carnefice. Per questo si pensa anche che tutti i serial killer vogliano essere catturati, che i loro delitti non siano altro che mostruose richieste d’attenzione per il dolore che li divora, escludendo ovviamente i casi di infermità mentale.»
Amaia udì il sussurro sconcertato di Emerson.
«Ma, cosa diamine…?»
L’agente speciale Dupree fece una pausa, poi tornò a dirigersi al resto del pubblico. […]”
La scelta della location
Dolores Redondo , sempre nell’intervista citata, spiega alcune sue scelte per la costruzione del romanzo.
“New Orleans, a livello letterario è un eccellente scenario per inserire un’azione in quanto permette all’autore una grande libertà.
Nel mio libro abbiamo uno scenario post-apocalittico dopo il passaggio del tremendo uragano Katrina. Lo scenario perfetto per poter fare agire i miei personaggi.”
A proposito di Amaia precisa: “Conosciamo qui un’Amaia di 25 anni, ancora in fase di formazione… E’ in questo periodo si sta già evidenziando in lei quell’ acume psicologico che la rende così speciale.
Avviene di fatto che molte delle sue conclusioni si dimostrino azzeccate. E ciò avviene grazie a quel sesto senso che noi spagnoli chiamiamo ‘corazonadas’ (suggerimenti del cuore) n.d.r.
In realtà queste sue intuizioni appartengono quasi sempre ad una conoscenza che Amaia già possiede. Ma che comunque non vuole spiegare, perché non può mettere a nudo il proprio passato così facilmente. Spiegare cioè che la sua deduzione si basa su situazioni che conosce per averle sperimentate.
Troppo doloroso, rivelare ad estranei, la sua terribile esperienza adolescenziale.”
Katrina, l’uragano
All’interno del romanzo, Katrina ha un ruolo fondamentale. Soprattutto per la devastazione della città e il dramma dei sopravvissuti alla furia della tempesta.
La Redondo, sempre nel corso dell’intervista e poi attraverso le righe del romanzo, non nasconde la sofferenza della popolazione.
Il biasimo della scrittrice si rivolge soprattutto ai governanti per la lentezza dimostrata nel soccorrere le migliaia di persone che l’uragano ha colpito in vari modi.
In un passaggio dell’intervista accusa apertamente le autorità di aver trattato i cittadini di New Orleans come persone di serie B. “La fame e soprattutto la sete dopo l’uragano, ha ucciso più persone che la violenza dell’uragano stesso. I ritardi per gli aiuti sono inspiegabili in un paese progredito come gli Stati Uniti.
Quando le acque si sono ritirate l’80% di New Orleans era un cumulo di macerie.”
Al termine della recensione ho inserito un paio di video Youtube che ci fanno capire la devastazione e disperazione prodotta da quelle terribili ore.
Tutto questo rende anche, a mio parere, Il lato nord del cuore un importante romanzo testimonianza.
Alcune riflessioni dell’autrice sull’argomento le potete leggere sullo spazio dedicato all’uragano sulla recensione di Offerta alla tormenta pubblicata circa un anno fa.
Dolores Redondo
Che l’autrice de Il lato nord del cuore sia fra i miei autori preferiti lo dimostrano lo spazio che ho dedicato ai suoi romanzi nelle mie precedenti recensioni.
E lo confermano ulteriormente le numerosissime visualizzazioni in rete su queste recensioni ottenute nel nostro blog.
Tutto questo ti darò – recensito il 18 luglio 2018: 550 visualizzazioni
Il guardiano invisibile – recensito il 27 marzo 2019: 13.650 visualizzazioni
Offerta alla tormenta – recensito il 15 gennaio 2020: 480 visualizzazioni
Vi ho inserito i link per una immediata possibilità di trovarle e rileggerle.
Molte notizie biografiche dell’autrice sono raccolte nei vari articoli-recensione citati.
E per finire
Un’interessante intervista in ‘www. mangialibri.com’ firmata da David Frati mi dà l’opportunità di offrirvi un frammento di Dolores Redondo, la scrittrice tanto amata dai lettori. Eccola!
“D: – Dopo il grande successo della trilogia del Baztán non avvertivi una certa pressione? Scrivere quando si è al centro dell’attenzione è più difficile che scrivere quando nessuno ci conosce?
R: – Non sarò ipocrita. Naturalmente è importante sapere di avere molti lettori ed è qualcosa a cui si pensa anche prima di cominciare a scrivere, questo è certo. Però posso dirvi che già dopo cinque minuti che ho cominciato a scrivere a me succede che mi dimentico di questo ed evado, sono concentrata nell’immaginario del mio romanzo.
La scrittura per me è sempre stata una dimensione di riposo, di evasione e di immaginazione. Dopo che ho terminato di scrivere il romanzo, penso ai lettori, anche se magari è troppo tardi…
Il successo non l’ho vissuto come un condizionamento, come una catena, piuttosto come un paio d’ali per volare più in alto e avere molti lettori, sapere che i lettori si aspettano da me di più è un’opportunità per migliorarmi e volare più lontano.”
Da parte mia, grazie per l’attenzione e arrivederci!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Il lato nord del cuore – Il libro di oggi
- Il guardiano invisibile (Salani 2015) – Il suo più grande successo letterario.
- Los privilegios del ángel (2009) – Il primo romanzo di Dolores Redondo (in spagnolo)
4. Video Youtube dal titolo: Hurricane Katrina Historic Storm Surge Video – Gulfport, Mississippi – Riprese dall’interno dell’uragano (inglese)
- Video Youtube dal titolo: Hurricane Katrina Day by Day – Documento National Geographic (inglese)
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