A ‘Il palazzo degli inganni’ la seconda spy-story di Jason Matthews dedico la recensione di questa settimana. Dopo il primo volume ‘Red Sparrow’ apparso su questo blog circa otto mesi fa, continua la trilogia uscita dalla penna della ex-spia e scrittore americano Jason Matthews.
Il palazzo degli inganni viene pubblicato negli USA nel 2015 col titolo ‘Palace of Treason’. L’anno successivo la De Agostini ne pubblica l’edizione italiana con la traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe. (Luca Fusari aveva già curato la traduzione del primo volume).
Pubblicato nella collana Bookme, la seconda tappa delle avventure spionistiche che vedono protagonista la bella agente russa Dominika Egorova è un volume di 547 pagine che non smentisce il successo ottenuto dalla prima parte della storia.
L’autore nel 2018 ha pubblicato anche il terzo volume dal titolo ‘The Kremlin’s Candidate’ (per ora non tradotto in italiano) che conta 449 pagine e dovrebbe chiudere la trilogia.
Jason Matthews
“Jason Matthews è una spia in pensione, ma non lo sembra affatto. Somiglia più a un preside della scuola superiore: calmo, paziente, un po ‘insipido. Gli unici indizi sulla sua precedente occupazione – 33 anni con la C.I.A. – sono la sua inquietante visione periferica e il suo uso occasionale di termini come “ops” e “intel”.
Matthews, 63 anni, è anche un romanziere, una delle lunghe file di spie della vita reale che hanno scritto anche thriller di spionaggio. La tradizione risale almeno a Erskine Childers, il nazionalista irlandese e contrabbandiere di armi che ha scritto il thriller del 1903 “The Riddle of the Sands”, e comprende Ian Fleming, John le Carré, Stella Rimington, Charles McCarry e persino E. Howard Hunt, più famoso per Watergate, che ha raccolto grandi benefici romanzeschi dalla Guerra Fredda.”
Queste note appartengono ad una interessante recensione apparsa il 27 maggio 2015 sul New York Times, a firma Charles McGrath. (www.nytimes.com)
Erano i giorni in cui negli USA stava per uscire nelle librerie ‘Palace of Treason’ l’attesissimo, per i lettori di tutto il mondo, nostro libro di oggi.
I contenuti del romanzo, in breve
“Il capitano Dominika Egorova dell’intelligence russa è da poco rientrata a Mosca, dove è ancora Guerra Fredda. L’SVR – il nuovo volto del KGB – e la CIA si fronteggiano in un nuovo, inquietante scenario politico: alle spalle della Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Putin trama per consentire all’Iran di creare ordigni nucleari.
Quello che il presidente russo non sa è che nell’SVR c’è una talpa. E la gola profonda è proprio lei, Dominika Egorova, che sogna una Russia diversa, libera da oligarchi corrotti e affaristi senza scrupoli. A complicare ulteriormente la missione impossibile di Dominika, ci sono i sentimenti che prova nei confronti di Nathaniel Nash, il suo interlocutore e punto di riferimento all’interno della CIA. Quando il castello di menzogne e coperture dietro cui si nasconde inizia a vacillare, Dominika sa bene che a essere in gioco è la sua stessa vita e che per salvarsi è necessario condurre una partita ancora più estrema. Addestrata presso la terribile Scuola delle Rondini, si guadagnerà il favore di Putin – affrontato nel corso di un inquietante vis-à-vis notturno – e dovrà guardarsi da Zjuganov, lo psicopatico a capo della Linea KR, il controspionaggio russo.
Tutto è labile e opaco, ognuno è sacrificabile sull’altare dell’Obiettivo. Dietro la facciata della Storia si consumano le torbide vicende dello spionaggio: una ragnatela di trappole e intrighi in cui il tenente Egorova corre il rischio di rimanere fatalmente invischiata.”
Questa la sinossi del romanzo dal sito di Amazon.
Cominciamo la lettura (Cap. 1)
“Il capitano dell’SVR1 Dominika Egorova tirò giù l’orlo del vestitino nero mentre si faceva largo tra la folla nella luce rossa dei neon, scontrandosi con il caos di boulevard de Clichy, nel quartiere parigino di Pigalle. Le scarpe nere ticchettavano sul marciapiede.
Alzò lo sguardo per non perdere di vista la chioma grigia della lepre che stava seguendo: sorveglianza in solitaria su bersaglio mobile, uno dei compiti più difficili dell’attività sul campo. Dominika non gli stava addosso ma procedeva parallela a lui sull’isola spartitraffico al centro del viale o si mimetizzava mescolandosi alla folla del tardo pomeriggio. L’uomo si fermò a comprare uno spiedino di kebab bruciacchiato – di solito era maiale, in quel quartiere cristiano – da un ambulante che ravvivava un piccolo braciere con un pezzo di cartone ripiegato, spedendo qualche scintilla in direzione della gente che passava e avvolgendo l’angolo di strada in nuvole profumate di coriandolo e chili.
Dominika si celò dietro a un palo della luce; era improbabile che la lepre si fosse fermata a un chiosco per controllare di non essere seguita – negli ultimi tre giorni non sembrava essersi accorta di nulla – ma voleva comunque evitare che la notasse. Un mucchio di altre creature della strada l’aveva osservata passare tra la gente: gambe da ballerina, portamento regale, occhi di un azzurro accecante. Avevano studiato il suo odore e fiutato la sua forza, o la sua debolezza. Con due rapide occhiate Dominika esaminò la confusione di volti ma non sentì il formicolio alla nuca che era segno di guai in arrivo.
Entriamo nel gergo delle spie
La lepre, un persiano, finì di strappare a morsi le strisce di carne e gettò lo spiedino sul marciapiede. Lo sciita non sembrava a disagio a mangiare carne di maiale, né, peraltro, a frequentare puttane. Riprese a camminare, e Dominika tenne il passo. Un ragazzo con la barba e la carnagione scura si staccò da un gruppo di uomini appoggiati alla finestra appannata di un chiosco che vendeva noodles, si avvicinò a Dominika e le cinse le spalle con un braccio. «Je bande pour toi» disse nel francese sbilenco del Magreb: ce l’ho duro.
Lei non aveva tempo da perdere e avvertì un impulso bruciante salirle dallo stomaco e arrivare alle braccia. No. Diventa ghiaccio. Si scrollò di dosso il braccio dello sconosciuto, gli spinse via la faccia e continuò a camminare. «Va voir ailleurs si j’y suis». Gira al largo, gli disse da sopra la spalla. Il ragazzo si bloccò di colpo, fece un gesto volgare e sputò per terra. Dominika rintracciò la chioma grigia del persiano mentre l’uomo entrava nel Diva, passando sotto alle insegne luminose che incorniciavano l’ingresso del locale. Si avvicinò lenta alla porta, notò il pesante tendone di velluto e aspettò. L’ometto minuscolo aveva nella testa i segreti nucleari della repubblica iraniana. Era la sua preda, il suo obiettivo.
Dominika affilò la propria determinazione. Si preparava a un reclutamento ostile, un’imboscata, un ricatto, un adescamento, e riteneva di avere buone probabilità di lavorarselo nella prossima mezz’ora. Quella sera teneva i capelli castani sciolti e la frangia le ricadeva sopra un occhio, quasi fosse una ballerina Apache degli anni Venti. Indossava un paio di occhiali di tartaruga dalla montatura squadrata, una Lois Lane parigina in libera uscita.
Dominika
Ma l’effetto da segretaria era annullato dall’abito nero scollato e aderente e dalle Louboutin con il tacco. Era un’ex ballerina, gambe affusolate e polpacci muscolosi, e una leggera zoppia al piede destro, fratturato da una rivale dell’accademia di danza quando aveva vent’anni.”
In quest’abile descrizione della nostra eroina ci sono stimoli sufficienti per trascinare anche un neo lettore della serie, ad affrontare con grande interesse la lettura del romanzo.
Ma ecco altri elementi di interesse.
“Per lei ormai era tutto diverso. Profondamente, immensamente, pericolosamente diverso. Era stata reclutata da un agente della CIA di cui si era innamorata, l’avevano interrogata e addestrata per tornare a Mosca come talpa all’interno del Centro. Stava imparando ad aspettare, ad ascoltare, a non dare nell’occhio nell’atmosfera mefitica dei Servizi.
Ecco perché, quando le erano state offerte posizioni da quattro soldi al Quartier Generale, aveva rifiutato: il suo incarico doveva avere le caratteristiche richieste dalla CIA. Per il momento, si era finta interessata alla carriera e aveva frequentato un breve corso in psicologia operativa e uno in controspionaggio: in futuro sarebbe stato utile conoscere il comportamento dei cacciatori di talpe dei Servizi, per riconoscere il suono dei loro passi sulle scale il giorno in cui fossero venuti a prenderla.
Una ragazza con doti speciali
Aspettava il momento giusto per guardare dentro la loro anima, perché Dominika era una sinesteta, un cervello programmato per cogliere l’aura di colore intorno alle persone e leggervi passione, slealtà, paura, delusione. Quando aveva cinque anni la sua sinestesia aveva sconvolto e allarmato il padre professore e la madre musicista, che le avevano fatto promettere di non rivelare mai a nessuno quell’inestimabile precocità: crescendo ci si sarebbe abituata.
A vent’anni Dominika si librava sulle onde porpora della musica dell’accademia di danza. A venticinque soppesava il desiderio sessuale di un uomo in base alla sua aura scarlatta. Adesso, poco più che trentenne, il potere di intuire cosa pensavano gli altri poteva salvarle la vita. […]”
Per i lettori di Red Sparrow, il primo romanzo, ritrovare questo insolito personaggio non può che aumentare l’interesse per seguire questa seconda pagina dell’intrigante guerra sotterranea fra le due superpotenze mondiali.
Ma questa volta l’autore ci trasporta verso i piani alti del Cremlino alla scoperta di un protagonista estremamente attuale: Vladimir Putin.
Vladimir Putin
Siamo sempre alle prime pagine, e Dominika, rientrate fra le spie russe dopo una promozione a capitano, ha una missione da svolgere. Uno scienziato iraniano dal quale ottenere informazioni importanti.
“[…] Questa zagovoritjsja, questa titubanza, non era insolita nell’SVR. I servizi di intelligence estera erano terrorizzati dal Presidente della Federazione – occhi azzurri a raggi X e rappresaglie clandestine – tanto quanto negli anni Trenta l’NKVD era terrorizzato dalle sfuriate di Stalin.
Nessuno voleva convalidare un’operazione sbagliata e commettere l’errore più grande: mettere in imbarazzo Vladimir Vladimirovič Putin davanti agli occhi del mondo.
Aleksej Ivanovič Zjuganov, capo del Dipartimento di controspionaggio dei Servizi – Linea KR – era stato il primo a giudicare troppo rischioso il reclutamento di Jamshidi (soprattutto perché il caso non era suo). Ma il Presidente, che tempo addietro aveva militato nel KGB (del suo curriculum nei Servizi, inclusa una soporifera destinazione straniera nella Dresda comunista alla fine degli anni Ottanta, nessuno osava mai discutere), non voleva saperne di tutta quella prudenza.
«Scoprite cosa sa lo scienziato» aveva ordinato Putin al Direttore dell’SVR usando la vysokočastoty, la linea protetta ad alta frequenza del Cremlino. «Voglio sapere a che punto sono con l’uranio questi fanatici. I sionisti e gli americani stanno perdendo la pazienza».
Dopo una pausa, aveva aggiunto: «Affidate il caso a Egorova».
Di norma era considerato un grande onore che il Presidente della Federazione affidasse di persona a un agente dei Servizi un’operazione di reclutamento di alto profilo – era successo qualche altra volta, in passato, a ex agenti del KGB vicini a Putin – ma Dominika non si faceva illusioni sui motivi della scelta.
Lei e il Presidente non si conoscevano nemmeno. «È un grande onore» aveva detto il Direttore convocandola nel suo ufficio per comunicarle le istruzioni del Cremlino. Khuinya, cazzate, aveva pensato Dominika. […] ”
Il bello del romanzo sta per iniziare.
Un’interessante opinione dell’autore
“D: Lei ha scritto questi romanzi e poi questo film si è sviluppato in un periodo in cui gli americani probabilmente non stavano pensando tanto ai russi. Eccoci nel 2018 e i russi sono di nuovo davanti alla mente di tutti.
R: Mi sveglio tutte le mattine e ringrazio Vladimir Putin per la fornitura di contenuti infiniti per libri e film. Sta facendo un ottimo lavoro come direttore delle pubbliche relazioni per noi.
La Russia sarà sempre un enigma, si intrometteranno sempre. Amano quelle misure attive, le campagne di influenza politica. Le hanno fatte fin dalla rivoluzione bolscevica del 1917. L’obiettivo singolare di Vladimir Putin è rimanere al potere. Ciò richiederà un’America indebolita, una NATO indebolita e un’alleanza atlantica indebolita. Vuole solo restare al potere.
Se riesce a litigare con la democrazia americana – e non gli importa se sei democratico o repubblicano – tutta la questione, tutta la litigiosità gioca solo a favore dei russi. Al Cremlino si stanno sfregando le mani deliziati.”
Lo spezzone è tratto da un’intervista sul sito USA ‘www.military.com’
Dicono del romanzo
“Matthews strega il lettore con l’autenticità dei dettagli e un cast di cattivi da gelare il sangue.” – New York Times Book Review
“Non guarderete mai più a Vladimir Putin con gli stessi occhi dopo aver letto il ritratto che Matthews ne fa in questo libro.” – Library Journal, Starred review.
“Una trama ricchissima e un formidabile crescendo di tensione per un thriller davvero eccezionale.” – Publishers Weekly, Starred review.
Personalmente posso dire che questo secondo romanzo mi è piaciuto almeno quanto il primo. Anche se, ed è giusto dirlo, il primo ‘Red Sparrow’ rivela uno stile narrativo molto particolare.
E ne Il palazzo degli inganni questo stile non può più avere il pregio della novità. Ma va benissimo così!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Il palazzo degli inganni (il libro di oggi)
- Red Sparrow (il primo romanzo della serie)
- The Kremlin’s Candidate (il terzo romanzo con la bella Dominika Egorova) – solo in inglese
Rispondi