Cari lettori. Questa settimana grazie al romanzo Il Talismano della Dea ritorno a recensire un’autrice italiana, Mariangela Camocardi.
Come sempre arrivo al titolo in modo quasi casuale. La copertina unita alla sinossi, e quindi il genere letterario sono i primi elementi che mi fanno scaturire un possibile interesse all’approfondimento.
Il libro mi attira e lo scarico sul mio Kindle.
L’autrice non la conosco e, come sempre, evito qualsiasi notizia aggiuntiva finché non avrò letto il romanzo.
La lettura scorre veloce anche perché Mariangela Camocardi, la scrittrice, sa raccontare la sua storia con grande efficacia e scorrevolezza di linguaggio.
E il mio interesse, piuttosto tiepido nelle pagine iniziali, cresce rapidamente mentre i protagonisti prendono campo. E le 330 pagine finiscono ben presto.
La storia
Il Talismano della Dea, si sviluppa attraverso due orizzonti temporali. Nel 1668, a Milano per quella che viene definita come “Parte Prima”, i 12 capitoli che occupano poco più della metà del romanzo. E poi, con un balzo di oltre due secoli, nel 1893, sul lago Maggiore. E qui sono altri 9 capitoli fino alla conclusione della vicenda.
Vicenda che sintetizziamo attraverso l’intrigante sinossi.
“Ci sono destini che si intrecciano prima che le persone ne siano consapevoli.
E vite destinate a incontrarsi prima che due cuori si fondano in uno solo.
Ci sono amori che sfidano le barriere del tempo per riallacciare anime che si sono perse e vogliono ritrovarsi.
Joaquin e Cora si amano e non conta per nessuno dei due che lei sia la moglie di un altro. Un meraviglioso anello di rubino sigilla la loro promessa di non lasciarsi più, senza immaginare ciò che li attende al varco.
Duecento anni dopo Drake e Berenice, diretti discendenti dei due amanti, dovranno affrontare insieme uno sconvolgente mistero e rivelazioni che sembrano trascendere la realtà…”
Mariangela Camocardi, l’autrice
L’autrice de Il Talismano della Dea si propone ai lettori sul suo sito ufficiale ‘www.mariangelacamocardi.net‘ con questa appassionata confessione.
“Scrivere per me è vitale come respirare ossigeno e non potrei farne a meno neppure se volessi. È un’esigenza profonda che mi porta a condividere con i lettori che da anni mi seguono con affetto e stima, le emozioni che riesco a fermare sulla carta quando racconto una bella storia, ambientata quasi sempre sul Lago Maggiore.
È un luogo incantevole che incornicia in un modo unico qualunque tipo di narrazione.
Ovviamente il lago mi identifica come la Z di Zorro, ed è uno dei protagonisti più di spicco nei romanzi che scrivo…”
La sua terra di origine, il Lago Maggiore, è infatti lo scenario di gran parte dei suoi romanzi.
Biograficamente questi sono i suoi dati salienti.
“Mariangela Camocardi è nata a Verbania nell’immediato dopoguerra e ha sempre vissuto nella sua bella e amata Intra. Decide di cimentarsi nella scrittura, che rappresenta una sua grande passione, quando resta priva di occupazione a causa della grave crisi industriale che colpisce l’alto novarese nel 1983.
C’è un sogno che da anni accarezza: riuscire a pubblicare un romanzo, perché scrivere è un’aspirazione cui ambisce fin dalla giovinezza. Finalmente le circostanze, seppure avverse, le consentono di verificare se possiede realmente le doti indispensabili a intraprendere un mestiere non certo facile.
“Nina del tricolore” è il primo romanzo che firma e che invia alla Mondadori. La pubblicazione avviene nel giugno del 1986.
Da allora ha dato alle stampe molti romanzi che hanno appassionato le lettrici e i lettori che la seguono, e che la scrittrice verbanese non può che ringraziare con tutto il cuore.”
Ancora su di lei
Classe 1946 ha pubblicato ad oggi quasi 50 opere tra romanzi e antologie. Il Talismano della Dea è il suo 24mo romanzo (Mondadori 2009). Il suo libro più recente si intitola Il colore dei sogni (14 febbraio 2021).
Scrive Wikipedia: “È stata direttore della rivista Romance Magazine.
A Roma, nel settembre 2013, insieme a Elisabetta Flumeri (Presidente), ed altre scrittrici italiane, ha fondato EWWA, European Writing Women Association, l’associazione che riunisce scrittrici, giornaliste, sceneggiatrici e in generale donne che operano nel settore della scrittura.
Nel 2016 vince il “Premio alla carriera” nell’ambito della 2ª edizione del Premio letterario Amarganta.”
Il Talismano della Dea, Cap. 1
“Milano 1668
I quattro secondini erano concentrati in un’accanita sfida a carte quando il capitano de Fuentes scivolò inosservato nel budello maleodorante che si apriva alle loro spalle. Lasciò fuoriuscire di colpo il fiato quando l’oscurità lo inghiottì. Occorreva cautela, più che altro per non aggravare le imputazioni contro la donna.
I calunniatori proliferavano e qualcuno poteva insinuare che la strega lo aveva irretito con la malia, testimoniando che era in combutta con le forze del male. L’ufficiale si accigliò alla sola idea mentre avanzava nel cunicolo. Vi ardevano un paio di fumose torce infisse negli arrugginiti anelli di ferro, ma distanziate sui muri sudici e anneriti, e non rischiaravano abbastanza quella succursale dell’inferno. Il rumore attutito dei suoi passi e lo sfrigolio della resina che intrideva le fiaccole sembravano suoni quasi innaturali nell’assenza di voci che dominava in quel settore della prigione.
Scontare le condanne in tale luogo di detenzione doveva annientare, in coloro che vi erano reclusi, anche la semplice forza per gemere. Joaquín non prestò attenzione agli angusti confini di quella tomba per vivi che lasciava scampo a pochi, procedendo a testa bassa lungo la teoria di celle sbarrate.
No, onestamente non poteva definire celle le gabbie per topi che ospitavano i detenuti. Cimici, pidocchi, scarafaggi e chissà quali immondi parassiti ne contendevano l’esiguo spazio: la reclusione doveva essere atroce, pensò, turandosi le narici per il lezzo che ristagnava tra quelle pareti trasudanti umidità e paura.
Si fermò infine davanti all’ultima porta e, sbirciando dallo spioncino, notò che la donna sembrava priva di vita. Giaceva scomposta sulla lurida paglia sparsa al suolo e, per la frazione di un secondo, temette e auspicò nel contempo che fosse spirata per misericordia divina, sfuggendo ai disumani tormenti degli interrogatori che doveva ancora affrontare. […]
Pochi paragrafi più avanti
“[…] Dopo l’arresto, la donna era stata rasata in tutto il corpo dai carcerieri, spogliata degli indumenti e obbligata a infilare l’umile tunica fornita dalla Curia, dopodiché l’avevano purgata ripetutamente, pratica che l’aveva alquanto indebolita.
Era la normale procedura perché gli inquisitori ritenevano che nei capelli, nella peluria, negli abiti e negli intestini per averli ingeriti, le malefiche occultassero efficaci amuleti o dei formidabili patti con il diavolo.
Denudandole, depilandole, purgandole ne erano tuttavia disarmate, pronte a riconoscere le inique pratiche di stregoneria esercitate. Se ne erano alternate tante, al cospetto dei giudici ecclesiastici, e non una si era salvata dal fuoco che le inceneriva, anche ammettendo la loro colpevolezza, prima di essere bruciate vive.
Confessavano sempre. Tutte. La folla urlava eccitata, impietosamente, vedendole ardere tra le fiamme come sterpi secchi. Le esecuzioni si tenevano alla Vetra, rinomata, sinistra piazza dietro S. Lorenzo Maggiore dove, dall’anno 1080 si giustiziavano i popolani destinati alla pena capitale. Gli aristocratici venivano decapitati al Broletto con un veloce, pietoso colpo di scure che ogni condannato avrebbe voluto, potendo scegliere come morire.
Distogliendosi dalle angosciose riflessioni, entrò nella cella e si piegò sulla sagoma coperta di stracci che non si muoveva, sfiorandola con le dita. Non ci fu reazione.
La scosse ancora, ottenendo un flebile sospiro in risposta.
«Che avete, señora?»le chiese angustiato, rendendosi conto dell’incongruenza della domanda. […]
Era giovane e graziosa al momento dell’arresto, ma dopo settimane di ininterrotto accanimento, di attraente in lei non restava più nulla. L’avevano sfigurata con tenaglie incandescenti, strappandole anche i denti e le unghie.
«Siete voi, capitano?» bisbigliò, cercando faticosamente di ruotare sul fianco.
«Sì, io. Vi ho portato una pozione che lenirà il dolore.»
Lei rifiutò con un gesto la fiaschetta… […]
Il mestiere di scrivere e la vita privata
D: – “Signora Camocardi, riesce con facilità a conciliare il suo lavoro di scrittrice con la sua vita privata?
R: – Sì, anche se con un po’ di fatica. Ho sempre dato la priorità alle esigenze familiari, e quale moglie, madre e nonna non è che mi resti tempo per rigirarmi i pollici.
Ma i miei spazi per scrivere li trovo comunque, magari lavorando sul computer fino a sera tardi, oppure alzandomi presto al mattino. E quasi tutte le domeniche.
Rinuncio senza rimpianti a uscire per i classici due passi se sono assorbita dalla stesura di un romanzo, perché scrivere comporta un costante impegno intellettuale e fisico, considerate le ore e ore trascorse davanti al pc.
Ne è sempre valsa la pena.”
(E sul suo stile di scrittura)
“Il mio personale modo di esprimermi, fluente e di immediatezza voluta, scaturisce principalmente dall’aver costantemente cercato di arrivare al pubblico con un linguaggio il più semplice possibile.
Questo perché anche la persona che non ha potuto ampliare la sua cultura possa godersi la lettura senza dover ricorrere al dizionario per decifrare il significato di un termine o di una frase.
Mi dà fastidio quando gli scrittori ostentano i paroloni ad effetto per dar mostra di possedere un bagaglio intellettuale elevato.
Io evito gli arzigogoli e sgobbo il doppio per dare il meglio di me a chi legge, sforzandomi di rendere scorrevole ogni pagina.”
L’intervista completa, del 22 novembre 2007 è pubblicata sul sito “web.archive.org”
La prima parte de Il Talismano della Dea ha come protagonisti, come descritto nella sinossi, Joaquin e Cora. Due secoli dopo incontriamo Berenice e Drake.
Berenice Lovati e Drake Wilton
“Lago Maggiore, 1893
A Berenice Lovati piaceva la propria indipendenza e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo, neppure per un marito. Non sentiva affatto la mancanza di un uomo.
Non dopo il fuggevole, squallido rapporto avuto con un mascalzone che aveva tradito la sua fiducia, all’unico scopo di annoverare una conquista in più nell’elenco dei trofei sentimentali al suo attivo. Ma l’esperienza serve pure a qualcosa e la batosta che Elpidio Cernuschi le aveva inflitto bastava e avanzava.
Da quel damerino fatuo e sfaccendato che era, aveva imparato che ci si rimette sempre un po’ di cuore cedendo alle lusinghe dei libertini in circolazione. A prescindere dalla determinazione con cui scoraggiava qualunque corteggiatore apparisse all’orizzonte, dal fatto di non avere uno straccio di fidanzato e che non lo stesse neppure cercandolo, per lei la vita era soddisfacente quanto bastava a rendere costruttive e serene le sue giornate. Obbedire a un despota in baffi e calzoni non rientrava nei suoi progetti futuri!
Non le importava essere considerata una stravagante zitella perché a ventisei anni non era sposata, né in procinto di convolare a nozze. Lei era una fautrice del progresso e giudicava una barbarie che, alle soglie del XX secolo, la condizione femminile fosse ancora rigidamente imbrigliata in schemi antiquati. […]
«Cara, c’è un selvaggio al cancello che vuole parlare con una di noi» le annunciò sua madre, entrando nello studio in quel momento. «Credi sia opportuno riceverlo?»
«Un selvaggio, mamma?» lei riemerse dai pensieri e scrutò con perplessità Marta. «In che senso il visitatore sarebbe un selvaggio?»
La donna si accigliò. «Be’, sfoggia una stravagante giacca a frange e ha un cappello così sformato da sembrare un bandito.»
«Non stai esagerando?»
«Non dico che lo sia veramente, credo piuttosto possa essere uno di quei famigerati cow-boy che vivono nel West, per averlo visto in un volume sui popoli dell’America.»
«Il che non fa necessariamente di lui un selvaggio» obiettò con dolcezza Berenice. Voleva un bene dell’anima a sua madre… […]
Approvò tra sé che si fosse tolto il cappello con il dovuto rispetto, prima di piegare il capo in un cenno di saluto. «Grazie di avermi ricevuto in casa vostra.»
«Suppongo siate venuto per un preciso motivo, signor Wilton» lei gli rispose con altrettanta disinvoltura.
«Esattamente, e mi auguro di non causare eccessivo disturbo.»
«Me lo auguro anch’io. A proposito, sono Berenice Lovati.»
«Lieto di fare la vostra conoscenza.»
«A cosa debbo la vostra visita?»
«Non siete una che si perde in preamboli, eh?» Drake si guardava intorno con occhi ai quali difficilmente doveva sfuggire anche il più insignificante dettaglio di tutto ciò che lo circondava.
«Quasi mai, in effetti.»
«Quand’è così, vorrei discutere con voi di una questione che ritengo importante, e che riguarda entrambi, signora Lovati.»
«In merito a che cosa? E chi siete esattamente? Scusate se sono costretta a porvi tali domande, ma certo vi rendete conto che non vi ho mai visto in precedenza, per cui non riesco a immaginare cosa possano avere in comune due persone che s’incontrano per la prima volta. Perché non ci siamo mai incontrati, vero?»
«No, signora, e vorrei spiegarvi che…»
«Signorina» lo corresse con un formale sorriso, assolutamente a proprio agio.
«Scusate» lui annuì compunto ma nel suo sguardo guizzò una luce divertita che non sfuggì a Berenice. «Ho temuto che non voleste ricevermi, sapete?»
«Be’, dopotutto siete un estraneo, signor Wilton, converrete che la cautela non è mai troppa..» […]”
Libro cartaceo o Ebook?
Mariangela Camocardi, ormai amatissima in Italia soprattutto dalle lettrici ha le proprie idee anche sul futuro dell’editoria.
Rispondendo nel settembre 2014 ad una domanda di Alberto Berenguer giornalista del sito ‘lecturaobligada.wordpress.com‘, Mariangela Camocardi dichiara quanto segue.
“In realtà Insegnami a sognare non è il primo mio romanzo in e-book.
Anche Il Talismano della Dea, Harlequin Mondadori, è in formato digitale, e Mondadori ha proposto in formato digitale le antologie Amori sull’ali dorate e Il falco e la rosa.
Sì, credo che il libro digitale avrà un enorme exploit in tempi brevi.
Il libro digitale è il futuro, e per quanto io ami il libro in cartaceo sempre più lettori nel mondo scaricheranno ogni genere di libro on-line.”
L’intera intervista dal titolo “Mariangela Camocardi ‘La firma italiana che fa sognare’, è totalmente in italiano benché il sito è prevalentemente in lingua spagnola. Se volete conoscere meglio l’autrice de Il Talismano della Dea vale la pena di leggerla interamente.
Concludendo
Mariangela Camocardi mi ha confermato la ricchezza della produzione di ottimi romanzi nati dalle idee di tante nostre connazionali che hanno scelto di dedicarsi al mestiere di scrivere. Dimostrando di possedere grande fantasia ed indiscutibili doti narrative, la scrittrice novarese ha raccontato negli anni – e forse ne racconterà per altri anni ancora – tante belle storie d’amore che avvincono e commuovono.
Lo scenario è italianissimo e l’autrice non teme di avventurarsi nei secoli della nostra Storia per dimostrare che l’amore è da sempre un motore potente. Un anelito insopprimibile che tante lettrici, ma sicuramente anche lettori, amano coltivare nella propria fantasia, nei propri sogni.
Libri per sognare, certo! Ben costruiti, ben scritti e che se amate il genere romance – o rosa che dir si voglia – vi aiuterà a trovare qualche ulteriore sprazzo di serenità.
Io ho letto Il Talismano della Dea molto volentieri, e ringrazio la mia ‘coetanea e conterranea’ – sono anch’io nato in quegli anni e da quelle parti – per la piacevolezza della lettura che mi ha regalato.
Grazie Mariangela! Ti leggerò ancora!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Il Talismano della Dea – il libro di oggi
- I domani che verranno (2020) – La seconda guerra mondiale vista da parte delle donne.
- Il colore dei sogni (2021)- L’ultimo romanzo dell’autrice
- Video Youtube: “Il Talismano della Dea” di Mariangela Camocardi – Book Trailer
- Video Youtube: Mariangela Camocardi scrittrice Romance – Conosciamo l’autrice in una breve intervista
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