Eccomi a voi amici con la mia nuova recensione di questa settimana, parlandovi della scrittrice statunitense Ana Johns e il suo La donna dal kimono bianco.
Le notizie su questa autrice scarseggiano sulle pagine del web. Mi sono pertanto limitato alla traduzione delle poche righe biografiche riportate sul suo sito “anajohns.com” che trascrivo di seguito.
“Ana Johns è una scrittrice americana pluripremiata che ha studiato giornalismo televisivo e ha lavorato per oltre vent’anni nel campo delle arti creative prima di dedicarsi alla narrativa.
La sua prima fiction storica, La donna dal kimono bianco, pubblicata con il plauso della critica in oltre 22 lingue, è stata un bestseller n. 1 in tutto il mondo e una scelta da BBC RADIO2 Book Club.
Quando non scrive, troverai Ana sulla bellissima costa del Lago Michigan o si occuperà della sua Monarch Waystation e del piccolo Wildlife Habitat.”
Sempre sul sito citato, Ana Johns riassume così la trama di questo suo lavoro narrativo.
“Ispirato da storie vere, La donna dal kimono bianco è un ‘Romeo e Giulietta’ che incontra ‘Madama Butterfly’ mentre due eleganti narrazioni si intrecciano.
Una giornalista investigativa del ventunesimo secolo si imbarca nella storia più personale della sua vita: trovare la verità su una donna con cui il di lei padre aveva avuto una relazione proibita più di mezzo secolo prima.
Man mano che il passato segreto di suo padre si svela, la verità rivelerà molto tanto su di lui quanto sulla donna e sul bambino che ha lasciato.
Ci vorrebbe un viaggio intorno al mondo per svelare il passato di suo padre. E un atto di fede per affrontarlo!”
La donna dal kimono bianco – il romanzo
Nel nostro paese, il volume pubblicato dall’editrice ‘tre60’ (9 gennaio 2020) conta 352 pagine nell’edizione cartacea con copertina rigida. Amazon oltre all’edizione Ebook per la vendita, offre agli abbonati ‘Amazon prime’ l’opzione del prestito temporaneo senza costi aggiuntivi.
Soluzione che ho adottato anch’io per la prima volta.
La donna dal kimono bianco (The Woman in the White Kimono) vede la luce negli States nel 2019.
Tradotto in italiano da Maria Carla Dallavalle e’ suddiviso in 40 capitoli a cui si aggiungono un prologo ed un epilogo.
Il racconto, anzi i due racconti si intrecciano su altrettanti orizzonti geografici e temporali “America, oggi” e “Giappone, 1957” (almeno all’inizio).
Nelle pagine finali la scrittrice in una interessante ‘Nota dell’autrice’ rivela esplicitamente la genesi del romanzo con queste parole.
“Sebbene sia un’opera di narrativa, La donna dal kimono bianco si basa su eventi e storie reali, compresa la mia, o meglio, quella di mio padre. La sua storia della bellissima ragazza giapponese di cui si innamorò ai tempi in cui era arruolato nella Marina americana. […]”
La ‘Nota’ è molto più ampia e comprende anche alcuni riferimenti storici o geografici sulle realtà che la narrazione riferisce invece con nomi di fantasia.
E proprio al padre David Gaydos (1936-1988), che Ana Johns dedica il suo romanzo.
Che si apre così.
Il Prologo
“Il mio nome da nubile è Naoko Nakamura. Sposandomi sono diventata Naoko Tanaka. E una volta, per un breve periodo di tempo, c’è stato un altro nome, un nome insolito che mi fu attribuito nel corso di una cerimonia non convenzionale celebrata sotto un vecchio albero carico di luci tremolanti.
Non fu un sacerdote a officiare il rito. Non ci sposammo in un tempio sacro e io non feci i consueti tre cambi d’abito.
Ma ero innamorata.
Quella sera il buio ricopriva le piccole case del villaggio avvolgendole in un manto nero, ma a ovest il cielo striato di arancione sembrava indugiare curioso, facendo capolino all’orizzonte. L’aria umida mi accarezzava le guance mentre scendevo i gradini del portico fino al giardino, e quando svoltai l’angolo, rimasi senza fiato.
Il vialetto acciottolato era punteggiato di lanterne di carta e delle sfere dorate illuminavano gli alberi come hotaru, le lucciole che sciamano dopo le abbondanti piogge di luglio. Erano così tante che camminando sotto i rami e alzando lo sguardo, mi sembrava di essere sovrastata da enormi ombrelli che mi riparavano da centinaia di stelle cadenti.
Con un sorriso feci scorrere la mano sul mio abito per tastarne la piacevole morbidezza. Non mi ero mai sentita così bella o così agitata. Trepidavo di eccitazione, come se una stellina pirotecnica crepitasse dentro di me, trasmettendomi una vibrazione che mi attraversava dalle dita dei piedi ai polpastrelli.
Davanti a me, in mezzo alla piccola folla in attesa, c’era colui che di lì a poco sarebbe diventato mio marito. La luce delle lanterne si rifletteva nei suoi occhi, accendendoli di lamelle bianche che danzavano come vele in un oceano blu, e io mi sentii naufragare dentro quegli occhi. Dentro di lui. In quell’istante.
Ogni passo che
facevo mi avvicinava sempre più al mio futuro e mi portava lontano dalla mia famiglia. Erano due estremi opposti, contrastanti in tutti i sensi, ma in qualche modo avevo trovato il mio posto fra l’uno e l’altro. Era quello che Buddha definiva la via di mezzo. Il giusto equilibrio della vita.
Io lo definivo felicità.
Una vita piena d’amore è felice. La vita per l’amore è insensata. Una vita fatta di “se solo…” è insopportabile. Nei miei settantotto anni, le ho vissute tutte e tre.
Mia nonna ripeteva spesso: «Il dolore è così. E lo stesso vale per la felicità. Prima o poi passano». Ma nonostante gli anni che ho sulle spalle, quando chiudo gli occhi, riesco ancora a vedere il tremolio distante di migliaia di minuscole luci.”
Qui il primo sguardo su una delle principali protagoniste.
Ma prima di procedere con qualche altro paragrafo preso direttamente dal romanzo, vorrei proporvi una ulteriore visione di insieme stralciata dal sito “www.goodreads.com“, uno dei più autorevoli siti di promozione letteraria operante negli Stati Uniti, in combinazione con la Sinossi fornita da Amazon.
Il romanzo – due storie
Scrive Amazon.
“Giappone, 1957. Il matrimonio combinato della diciassettenne Naoko Nakamura con il figlio del socio di suo padre garantirebbe alla ragazza una posizione sociale di prestigio. Naoko, però, si è innamorata dell’uomo sbagliato: è un marinaio americano, quello che in Giappone viene definito un gaijin, uno straniero. Quando la ragazza scopre di essere incinta, la comprensione e l’affetto che sperava di trovare nei genitori si rivelano soltanto un’illusione. Ripudiata da chi dovrebbe starle vicino, Naoko sarà costretta a compiere scelte inimmaginabili, per qualunque donna ma soprattutto per una madre…
Stati Uniti, oggi. Tori Kovač è una giornalista. Mentre si prende cura del padre, anziano e gravemente malato, trova una lettera che getta una luce sconvolgente sul passato della sua famiglia. Alla morte del padre, decisa a scoprire la verità, Tori intraprende un viaggio che la porta dall’altra parte del mondo, in un villaggio sulla costa giapponese. In quel luogo così remoto sarà costretta a fronteggiare i demoni del suo passato, ma anche a riscoprire le proprie radici…”
Aggiunge Goodreads:
“Con una prosa mozzafiato e ispirata a storie vere di un’era devastante e poco conosciuta nella storia giapponese e americana, The Woman in the White Kimono (La donna dal kimono bianco) illumina un ritratto ardente di una donna divisa tra la sua cultura e il suo cuore, e un’altra donna in viaggio verso la scoperta del vero significato di casa.”
Dicono i lettori
Sul sito “amazon.it” sono registrate ad oggi 2.236 valutazioni globali, riferite all’edizione italiana de La donna dal kimono bianco. Le valutazioni espresse dai lettori in prevalenza ‘con acquisto verificato’, assegnano il punteggio massimo di 5 stelle nel 56% dei casi e di 4 stelle, molto buono, per il 29% dei casi.
Ho deciso di andare oltre e curiosare sul sito di Amazon USA e ho trovato conferme sul grande successo del romanzo anche in quel paese. Assegnano 5 stelle il 64% dei lettori che hanno espresso una valutazione, e 4 stelle il 25%. Ed i votanti salgono ad un totale di 5.430 persone che hanno letto il romanzo.
Ed infine il già citato sito di Goodreads (USA) ha raccolto 10.090 voti dai lettori del romanzo totalizzando 4.727 voti a 5 stelle (46%) e 3.793 voti a 4 stelle (37%).Un successo pieno!
La donna dal kimono bianco. Dal Cap. 1
“America, oggi
Perfino di notte con il personale ridotto, il Taussig Cáncer Hospital seguiva sicuro la sua rotta, come l’omonima nave. Con il dottor Amon al timone, pregavo che mio padre riuscisse in qualche modo a superare la tempesta, ma la sua salute precaria mi spingeva a rimanere al suo capezzale, attenta a ogni minimo segnale.
Sebbene avessi abbassato le luci e il volume del televisore, papà si agitava nel sonno. Il silenzio era rotto soltanto dal ronzio delle macchine e dal bip regolare dei monitor, e le conversazioni provenienti dal corridoio si riversavano come onde nella stanza. Qualcuno fischiettava.
«Stuzzicare il vento fischiettando era rischioso» diceva papà ricordando i tempi in cui andava per mare. «Poteva essere foriero di forti burrasche e acque agitate.» L’ospedale non era la nave di quando prestava servizio in Marina negli anni Cinquanta, ma pur ritenendo quell’omonimia una coincidenza improbabile, non me la sentivo di ignorare le superstizioni nautiche. Mi alzai e andai a chiudere la porta.
«Cosa…» Papà agitò le braccia facendo sbattere i tubicini della flebo come cime contro l’albero maestro. «Tori?»
«Sono qui, papà.» Mi avvicinai al letto e posai una mano sul suo braccio. «Sei all’ospedale, ricordi?» Si svegliava un po’ frastornato nell’ultima settimana, fra intervalli di riposo sempre più brevi. Era diventata la norma ormai.
Fece una smorfia di dolore nello sforzo di tirarsi su, così gli sostenni la schiena e cercai di sistemarvi dietro un cuscino. Infilando le mie braccia sotto le sue lo aiutai a sollevarsi, sorprendendomi di quanto fosse diventato leggero. Scherzando aveva detto di non essere più “neanche la metà” dell’uomo che era stato un tempo, ma io non avevo riso. La realtà era tutt’altro che divertente e la battuta era ben lontana dal vero. […]”
“«Ti ho mai parlato
della famosa Blue Street? Fu la prima cosa che vidi quando sbarcai dalla nave in Giappone.»
«E la ragazza che rimase colpita dai tuoi occhi fu la seconda, giusto?» Mi illuminai, felice che mio padre fosse lucido e sperando che lo rimanesse abbastanza a lungo per ripetere il suo racconto ancora una volta.
«Be’, all’epoca avevo un aspetto migliore.»
«Ce l’hai anche adesso.» Era vero. Aveva ripreso un po’ di colore sulle guance e il suo sguardo era vivace e concentrato. Anche i movimenti erano migliorati. La cosa mi appariva meravigliosa e sconfortante al tempo stesso. Il dottor Amon mi aveva avvertito circa la possibilità di una “fugace ripresa” prima che mio padre imboccasse l’ultima curva.
Per lui, l’ultimo urrà. E per me, l’epilogo di una storia.
Dalla sedia accanto al suo letto, mi protesi in avanti e appoggiai il mento sulle mani chiuse a pugno. «E così facesti un passo avanti, ti chinasti per sfiorare le pietre luccicanti incastonate nel selciato e…?»
«E quando mi rialzai, lei era là.»
«Che ti fissava.»
«Si. E io la fissai di rimando, vidi il mio futuro e mi innamorai all’istante.» Papà piegò la testa di lato con un sorriso dolce sulle labbra. […]
Cercai la sua mano lentigginosa e gliela strinsi.
«Dopo il periodo di servizio a bordo rimasi di stanza a Detroit e iniziai a bere. Ma poi conobbi tua madre, e lei mi salvò.» I suoi occhi erano inchiodati ai miei. «E c’è una cosa che devi sapere. Mi stai ascoltando?»
«Certo.» Pendevo da ogni singola parola.
«Tua madre è stata l’amore della mia vita, ma prima di quella vita, ne ho vissuto un’altra. È ciò che stavo cercando di dirti.» ”
Il giudizio, delle colleghe scrittrici, sul romanzo
“The Woman in the White Kimono” La donna dal kimono bianco è un’elegante testimonianza della tenacia della speranza, anche quando i legami delle aspettative culturali e familiari sono così stretti.
Non vedo l’ora di leggere altro ancora da questa talentuosa autrice.” —Kelli Estes, autrice del bestseller “The Girl Who Wrote in Silk” (non ancora tradotto in italiano).
“The Woman in the White Kimono” è un romanzo letterario potente e straziante; un’esplorazione lussureggiante e magistrale dell’indomabilità dello spirito umano sullo sfondo del Giappone del secondo dopoguerra.
La storia squisita ed emotivamente toccante della Johns abbraccia un divario culturale per unire, la coraggiosa determinazione di una madre a proteggere sua figlia ad ogni costo, con la ricerca della verità da parte di una figlia.
Ho adorato questo libro! ” —Karen Dionne, autrice del bestseller “The Marsh King’s Daughter” (La casa del padre – in italiano 2018)
“Cinematografico, profondamente commovente e ben scritto. Mi è piaciuto così tanto!” ” —Carol Mason, autrice del bestseller “After You Left”. (non ancora tradotto in italiano).
Ed adesso ancora alcuni estratti dalle pagine del libro.
La donna dal kimono bianco. Dal Cap. 2
“Giappone, 1957
Mia nonna dice spesso: «La preoccupazione copre una cosa piccola di ombre grandi». E se si tratta di una cosa grande? L’ombra che aleggia su di me è fitta e mostruosa, quasi viva.
Sono in piedi prima che spunti il sole per aiutare Okaasan, mia madre, a preparare la colazione a base di riso bianco, pesce alla griglia e zuppa di miso,ma io non ho appetito. Il mio stomaco è troppo pieno di preoccupazioni.
Ho quasi diciotto anni e domani si terrà l’omiai, l’incontro preliminare del mio matrimonio combinato.
Se non altro ora, con gli ideali americani che contrastano questa antica tradizione, le presentazioni sono l’unica fase prestabilita. La scelta dell’uomo da sposare è mia. Naturalmente avere questa possibilità e poterne usufruire sono due faccende ben diverse. Ma questa è la mia sfida. Una delle tante che devo affrontare.
Prendendo il piatto dalle mani di Okaasan, mi inchino davanti a mio padre e a mio fratello quando entrano nella stanza, intenti a discutere di politica. Una conversazione sul futuro che spazia dalle Nazioni Unite e l’indipendenza del Giappone fino al distacco dall’America.
Mio padre è sbarbato e ha i capelli cortissimi – un retaggio del periodo militare – e indossa un abito elegante in stile occidentale per fare colpo sui commercianti stranieri. Poiché Taro è Oniisan, il fratello maggiore, e affianca papà in azienda, si veste e si comporta esattamente come lui. Un’imitazione perfetta, tranne per la sua lingua tagliente, una caratteristica ritenuta poco opportuna.
«Naoko, presto incontrerai Satoshi e assicurerai i nostri futuri introiti» dice Taro con tono compiaciuto.
«Un fidanzamento predestinato»
aggiunge la nonna sgusciando alle loro spalle. Le sue labbra sottili si tendono in un sorriso a bocca chiusa che le gonfia le guance leggermente cascanti.
Ho incontrato Satoshi anni fa, quindi dovrei sapere se eravamo predestinati. Un fidanzamento obbligato, più che altro, e che ne sarebbe stato della mia futura felicità? Dunque l’amore non conta? Poso una tazza davanti alla nonna e le verso il tè. «Ma prima tutti hanno accettato di conoscere il mio prescelto.» A mia volta accenno un sorriso a bocca chiusa.
Un fidanzamento con Satoshi è un forte suggerimento della mia famiglia.
Un fidanzamento con Hajime è una profonda speranza da parte mia.
«Se dai la caccia a due lepri, finirai per non prenderne neanche una» sentenzia la nonna. Questa è soltanto una del suo ricchissimo arsenale di massime. Le lancia come frecce, ma invece di limitarsi a una, che si spezza facilmente, ne tira dieci in un fascio solo. […]
Il padre di Satoshi, un potente acquirente di Toshiba, è il cliente più importante di mio padre. Questo fa di me un’esca preziosa. Se Satoshi abbocca, la mia famiglia raccoglierà i frutti in solida moneta sonante che ci consentirà di alleggerire i nostri gravosi impegni. Se invece io rifiuto, provocherò conseguenze rovinose, perché il padre di Satoshi potrebbe rompere i rapporti con la nostra ditta appesantendo ulteriormente la nostra posizione.
C’è soltanto una via d’uscita.
Hajime deve essere impeccabile nell’incontro di domani per essere considerato una scelta possibile, e Satoshi deve trovarmi inadatta e scegliere un’altra. In questo modo la sua famiglia non subirebbe alcuna offesa e la mia non ne subirebbe le conseguenze. […]”
Dal Cap. 16
“Giappone, 1957
Io e Hajime siamo rimasti a parlare, a ridere e ad amarci come marito e moglie fino a molto tempo dopo che la luna è calata all’orizzonte. La mattina ci trova intrecciati come tralci di glicine, assetati, in cerca della stessa luce.
Mentre i passeri litigano, l’ansia torna a ricordarmi ciò che mi aspetta. Dopo una notte passata a manifestargli il mio amore, desidero confidargli che questo amore potrebbe già essere sbocciato in un fiore.
Respiro l’oceano dalla sua pelle nuda e abbronzata e percepisco l’alzarsi e l’abbassarsi dei suoi muscoli tonici sotto il palmo della mia mano. Sono felice. Appagata. Palpitante di emozioni.
Lo studio mentre ancora sonnecchia. La nostra bambina avrà lo stesso incavo delicato del suo mento? Gli stessi occhi del colore del mare? Gli stessi capelli leggermente ondulati? Vorrei che almeno avessero la stessa tonalità decisa, scura come l’inchiostro. La amerei comunque, ma se fosse così, se non altro, avrebbe un peso in meno sulle sue esili spalle.
Hajime tira un pigro respiro e stende la bocca in un sorriso languido. «’Giorno.» C’è una nota rauca nella sua voce al risveglio di prima mattina. Un nuovo aspetto che mi diventerà familiare, un altro dettaglio di cui mi innamorerò.
Mentre mi tiro su, i capelli mi cadono sul viso. Lui me li infila dietro le orecchie e me li pettina per tutta la lunghezza facendovi scorrere le dita, per poi farlo di nuovo. Quel movimento ripetuto è piacevole, mi trasmette calma e dolcezza, e come un gatto allungo il collo per accoccolarmi contro di lui.
Sorrido a mio marito. Marito. […]
Smuovo le acque con le mie parole per saggiare la temperatura. «Che bello il bambino di Ishuri.»
Un paio di liquidi occhi azzurri mi fissano intensamente. «Tu sei bella.» […]”
Il sogno è diventato realtà?
Mi auguro vogliate scoprirlo da soli!
Il romanzo scritto da Ana Johns e che, come lei stessa ci ha confessato, ripercorre una parte della propria vera vita è appena iniziato.
E la bellezza di questa storia che è il minuscolo riflesso di migliaia di storie non molto diverse, trascina il lettore – o forse ancora di più la lettrice – in un turbine di sentimenti densi di emozioni, talvolta così profonde, da risultare quasi insostenibili.
Non voglio privare nessun potenziale lettore della personale scoperta di queste pagine di prosa che la grande abilità narrativa dell’autrice sa trasformare talvolta in autentica poesia.
Ho letto e condiviso emozioni profonde come non mi era capitato da molto tempo. Ed alcune pagine hanno saputo commuovermi fino alle lacrime.
A volte nella vita il passaggio dalla gioia al dolore è il risultato della rottura di un sottilissimo filo. Filo sottilissimo e quindi fragilissimo, ma che l’amore, quello vero può rendere solido come l’acciaio.
Conosceremo la forza d’animo e la dedizione di due donne, Naoko e Tori, apparentemente tanto lontane nei luoghi e nel tempo. Ma incredibilmente simili e vicine perché capaci di amare, comprendere e quindi perdonare.
Due grandi figure femminili, un’unica straordinaria storia capace di trasmetterci una grande speranza sul nostro futuro di esseri umani. Tanto diversi eppure… fortunatamente… spesso anche tanto uguali!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- La donna dal kimono bianco – il libro di oggi
- Video YouTube: The woman in the White Kimono by Ana Johns – audiobook teaser trailer – In inglese: prezioso e delicato come la storia
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