La Ferrovia sotterranea dello scrittore statunitense Colson Whitehead è la mia recensione di questa settimana.
Acquistato e letto il romanzo nel luglio del 2020 ho rimandato, mese dopo mese, la recensione di questa storia così particolare a vantaggio di altri pregevoli scritti di più recente lettura.
Finché due giorni fa, lunedì 11 gennaio, durante la trasmissione di RAI 3 ‘Passato e presente’ condotta da Paolo Mieli La ferrovia sotterranea, il romanzo, è stato suggerito al pubblico dall’esperta di turno.
Il tema della puntata era: ‘Lincoln e l’abolizione della schiavitù’. Ed ecco la spinta a recensire, il prima possibile, l’ottimo romanzo di Colson Whitehead.
La schiavitù negli States
Molto è stato scritto sull’argomento nel secolo scorso. Romanzi come Via col vento, Radici, The help e molto altro ancora spesso diventati anche notissimi film.
Purtroppo molto spesso questi lavori letterari, hanno contribuito ad offuscare la reale tragedia della schiavitù con pagine troppo edulcorate e intrise di romanticismi prodotti dalla fantasia degli autori.
Sulla conseguente ‘Guerra di secessione americana’ anche la storiografia scolastica ci ha fornito un quadro molto semplificato e sintetico. Nozioni che non consentono di capire fino in fondo la complessità del tema sociale afroamericano che anche l’attualità di questi ultimi mesi ha messo nuovamente in evidenza.
Il contenuto de La ferrovia sotterranea si propone, usando la struttura del romanzo, di ridare vita a quella parte di storia americana che molti vorrebbero forse dimenticare.
Il contenuto del romanzo
Trascrivo integralmente la sinossi de libro.
«La ferrovia sotterranea» è il nome con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di militanti antischiavisti che nell’Ottocento aiutava i neri a fuggire dal Sud agli stati liberi del Nord.
Nel suo romanzo storico dalle sfumature fantastiche, Colson Whitehead la trasforma in una vera e propria linea ferroviaria operante in segreto, nel sottosuolo, grazie a macchinisti e capistazione abolizionisti.
È a bordo di questi treni che Cora, una giovane schiava nera fuggita dagli orrori di una piantagione della Georgia, si imbarca in un arduo viaggio verso la libertà, facendo tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti.
Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza?
La ferrovia sotterranea è una testimonianza scioccante – e politicamente consapevole – dell’eterna brutalità del razzismo, ma si legge al tempo stesso come un’appassionante storia d’avventura che ha al centro una moderna e tenacissima eroina femminile.
Unico romanzo degli ultimi vent’anni a vincere sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, è un libro che sembra già destinato a diventare un classico.”
Ed è questa la descrizione che mi ha incuriosito profondamente.
Come comincia
Il primo capitolo si intitola ‘Ajarry’ , ed è il nome della nonna di Cora. Ed è la giovane Cora l’eroina del romanzo.
“La prima volta che Caesar propose a Cora di scappare al Nord, lei disse di no.
Era sua nonna a parlare. La nonna di Cora non aveva mai visto il mare prima di quel pomeriggio di sole nel porto di Ouidah, e dopo tutto il tempo passato nelle segrete del forte l’acqua le abbagliò la vista. Li avevano tenuti nelle segrete fino a quando non erano arrivate le navi.
I predoni del Dahomey avevano rapito prima gli uomini, poi erano tornati nel suo villaggio, alla luna successiva, per prendere le donne e i bambini, facendoli marciare a due a due in catene fino al mare. Mentre fissava l’imbocco buio della segreta, Ajarry pensò che laggiù nell’oscurità avrebbe ritrovato suo padre. I sopravvissuti del villaggio le dissero che, siccome il padre non riusciva a tenere il passo durante le lunghe marce, i mercanti di schiavi gli avevano spaccato la testa e avevano lasciato il cadavere lungo il sentiero. Sua madre era morta anni prima.
La nonna di Cora era stata venduta varie volte lungo il tragitto fino al forte, passando da un mercante all’altro in cambio di conchiglie di ciprea e perline di vetro. Era difficile dire quanto l’avessero pagata a Ouidah, perché faceva parte di un acquisto all’ingrosso, ottantotto anime umane per sessanta casse di rum e polvere da sparo, prezzo a cui si arrivò dopo le tipiche contrattazioni nell’inglese della costa. Gli uomini abili e le donne incinte valevano più dei bambini, il che rendeva difficile un calcolo individuale.
La Nanny
veniva da Liverpool e aveva già fatto due tappe lungo la Costa d’Oro. Il capitano aveva scaglionato gli acquisti, per evitare di ritrovarsi con un carico della stessa cultura e della stessa indole. Chissà che razza di ammutinamento avrebbero potuto scatenare i suoi prigionieri, se avessero parlato tutti la stessa lingua. Quello era l’ultimo scalo che faceva prima di attraversare l’Atlantico. Due marinai dai capelli gialli portarono Ajarry su una barca a remi fino alla nave, canticchiando a bocca chiusa. La pelle bianca come ossa.
L’aria mefìtica della stiva, lo sconforto della prigionia e le urla delle persone incatenate accanto a lei finirono per condurre Ajarry alla pazzia. Per via della sua tenera età, i suoi carcerieri non rivolsero subito le proprie voglie verso di lei, ma alla fine, un mese e mezzo dopo l’inizio della traversata, alcuni degli ufficiali più stagionati la tirarono fuori dalla stiva. Durante il viaggio verso l’America Ajarry provò due volte a uccidersi, la prima rifiutandosi di mangiare e poi tentando di annegarsi. I marinai, avvezzi agli stratagemmi e alle inclinazioni degli schiavi, glielo impedirono entrambe le volte. Quando cercò di buttarsi in mare, non arrivò neanche al parapetto. I suoi sorrisetti impacciati e il suo stato pietoso, ormai riconoscibile da chi aveva visto migliaia di altri schiavi come lei, tradivano le sue intenzioni. Finì incatenata dalla testa ai piedi, dalla testa ai piedi, con una sofferenza esponenziale.
Anche se avevano cercato di non separarsi durante l’asta a Ouidah, gli altri membri della sua famiglia furono acquistati dai mercanti portoghesi della fregata Vivilia, che fu rivista solo quattro mesi dopo, alla deriva a dieci miglia dalle Bermuda. A bordo, la peste aveva sterminato tutti. Le autorità diedero fuoco alla nave e la guardarono bruciare e colare a picco. […]”
Lo spirito del romanzo
Navigando sul web alla ricerca di notizie sulle motivazioni che hanno ispirato a Colson Whitehead, la scrittura di un racconto così importante ed impegnativo, ho trovato queste parole scritte da Juan Gabriel Vásquez, (scrittore colombiano) sul sito de ‘The New York Times’ il 5 agosto del 2016.
L’interpretazione del collega colombiano, piuttosto critica e non sempre favorevole nei confronti di Whitehead, è comunque una chiave di lettura che sento di condividere almeno in parte. Leggiamo cosa scrive:
“L’idea centrale del romanzo è tanto semplice quanto audace. La ferrovia sotterranea non è, nel romanzo di Whitehead, la rete segreta di passaggi e case sicure usata dagli schiavi in fuga per raggiungere il Nord libero dai loro stati schiavisti.
O meglio è quello, ma è anche qualcos’altro: apri una botola nel rifugio o trovi l’ingresso di una grotta nascosta, e raggiungi una vera ferrovia, con vere locomotive e vagoni merci e conduttori, a volte completi di panchine sulla piattaforma.
“Due binari d’acciaio correvano per tutta la lunghezza visibile del tunnel -, scrive Whitehead, – appuntati nella terra da croci di legno.
L’acciaio correva presumibilmente a sud e nord, provenendo da una fonte inconcepibile e dirigendosi verso un capolinea miracoloso “.
I treni passano a orari imprevedibili e vanno in luoghi imprevedibili, ma ovviamente questo è abbastanza buono per chi vuole fuggire dalla miseria e dalla violenza della schiavitù: la sua assoluta disumanità, una parola che nelle incrollabili esplorazioni di Whitehead sembra riempirsi di nuovi significati.”
Se deciderete di leggere il romanzo scoprite aspetti che offriranno chiavi di lettura piuttosto diverse da quelle tradizionali.
Ancora dal romanzo La ferrovia sotterranea
“[…] Il mercante arrivò alla piantagione cercando schiave in età fertile, preferibilmente con tutti i denti in bocca e un carattere docile. Ajarry ormai era una donna. E partì.
Sapeva che gli scienziati dell’uomo bianco sbirciavano sotto le cose per capire come funzionavano. Il movimento delle stelle durante la notte, l’azione combinata degli umori nel sangue. La temperatura necessaria per un buon raccolto di cotone. Ajarry fece del suo corpo nero una scienza e accumulò osservazioni. Ogni oggetto aveva un valore e man mano che il valore cambiava, cambiava anche tutto il resto. […]
In America la cosa curiosa era che anche le persone erano oggetti. Meglio non spendere troppo per un vecchio che non sopravviverà alla traversata dell’oceano. Un giovane maschio proveniente da un buon ceppo tribale, invece, faceva venire la bava alla bocca agli acquirenti. Una schiava che sfornava mocciosi era l’equivalente di una zecca, denaro che generava denaro. Se eri una cosa – un carro o un cavallo o uno schiavo – il tuo valore determinava le tue possibilità. Ajarry stava al suo posto.
Infine, la Georgia. Un rappresentante della piantagione dei Randall la comprò per 292 dollari, malgrado lo sguardo vacuo che ultimamente aveva negli occhi, e che la faceva apparire lenta di comprendonio. Per tutto il resto della sua vita non mise più piede fuori dalla terra dei Randall. Era a casa, in quell’isola lontana da tutto e tutti.
La nonna di Cora prese marito tre volte. Aveva una predilezione per le spalle larghe e le mani grandi, così come il vecchio Randall, anche se il padrone e la schiava pensavano a forme diverse di fatica fisica. […]”
Cora decide di fuggire
Quelle che vi ho trascritto sono le primissime pagine. Ma il secondo capitolo intitolato ‘Georgia’ è francamente sconvolgente.
Poiché le pagine successive ci fanno conoscere Cora e l’orrore della sua giovane vita. Fino al punto che la fuga dalla piantagione diventa l’unica ragione per una speranza di sopravvivenza. Continuiamo con la lettura de La ferrovia sotterranea.
“[…] La ferrovia sotterranea: Caesar si era dato un bel daffare. Davvero operavano in una zona così interna della Georgia? Cora era frastornata all’idea della fuga. A parte i suoi preparativi, come avrebbero fatto ad avvertire la ferrovia per tempo? Caesar non aveva scuse per uscire dalla piantagione fino a domenica. Lui le disse che la loro fuga avrebbe provocato un tale clamore che non ci sarebbe stato bisogno di avvertire il suo uomo.
La signora Garner aveva creato le premesse della fuga di Caesar in molti modi, ma era stata una sua raccomandazione in particolare a farlo entrare in contatto con la ferrovia sotterranea. Era sabato pomeriggio ed erano seduti sulla veranda davanti casa. Di fronte a loro, sulla via principale, andava in scena lo spettacolo del fine settimana. C’erano commercianti con i loro carretti, famiglie che si avviavano al mercato. Schiavi in condizioni pietose che marciavano a tempo, incatenati uno al collo dell’altro. Mentre Caesar le massaggiava i piedi, la vedova lo incoraggiò a coltivare una qualche abilità, che gli avrebbe fatto comodo una volta che fosse diventato un uomo libero. […]”
Interrompo per proporvi un ulteriore salto in avanti. Ad esempio il tremendo ed inaspettato impatto con le ulteriori minacce che Cora e Caesar, il giovane schiavo alla quale lei si è affidata, stanno incontrando sul loro cammino.
Cora è ormai in fuga con Caesar
“[…] Fletcher tirò via la coperta e i fuggiaschi si stiracchiarono le membra doloranti, osservando il fienile che avevano davanti.
La prima cosa che Cora notò furono le catene. Penzolavano dal soffitto a migliaia, una macabra collezione di manette e ceppi, ferri da legare alle caviglie, ai polsi e ai colli in ogni varietà e combinazione. Catene per impedire a una persona di scappare, di muovere le mani, o per sospendere un corpo in aria prima di fustigarlo. Una fila era tutta dedicata alle catene per i bambini, collegate da manette e anelli molto più piccoli.
Un’altra fila raccoglieva manette di ferro così pesanti che neanche una sega riusciva a intaccarle, e altre così sottili che solo il pensiero della punizione impediva a chi le indossava di spezzarle. Una serie di museruole arzigogolate richiedevano una sezione a sé, e in un angolo c’era un mucchio di palle di ferro da legare alle caviglie. Formavano una piramide, con le catene che serpeggiavano tutto intorno. Alcuni ceppi erano arrugginiti, altri rotti, altri sembravano essere stati forgiati quel mattino stesso. Cora si spostò verso un lato della collezione e toccò un cerchio di metallo con delle punte rivolte verso il centro. Decise che era fatto per essere portato al collo.
«Un assortimento terrificante», disse un uomo. «Li ho raccolti un po’ qua e un po’ là».
Non l’avevano sentito entrare: era stato lì per tutto il tempo? Portava dei pantaloni grigi e una camicia di tessuto poroso che non nascondeva il suo aspetto scheletrico. Cora aveva visto schiavi mezzo morti di fame con più carne addosso. «Souvenir dei miei viaggi», disse il bianco. Aveva uno strano modo di parlare, un’intonazione sghemba che a Cora ricordava quella degli schiavi della piantagione quando perdevano qualche rotella. […]”
Colson Withehead, l’autore
Scrittore e sceneggiatore statunitense nasce a New York nel 1969. Laurea ad Harward e poi, quasi subito si dedica alla scrittura.
Il suo primo libro, L’intuizionista (The Intuitionist) é del 1999. In Italia lo pubblica Mondadori nel 2000. Finalista del Premio PEN/Hemingway.
La sua seconda pubblicazione John Henry Festival (John Henry Days) arriva 2 anni dopo, nel 2001. Ed è subito in lizza fra i finalisti del Premio Pulitzer per la narrativa (in Italia viene pubblicato nel 2002).
Poi altri quattro romanzi fra il 2006 ed il 2014 (tutti tradotti anche in italiano).
La ferrovia sotterranea (The Undergound Railroad) – 2016 è il suo settimo romanzo. Ed è subito un grande successo editoriale: National Book Award nel 2016 e Premio Pulitzer per la narrativa 2017.
Il suo successivo ed ultimo (per ora) romanzo I ragazzi della Nickel (The Nickel Boys) – 2019 gli fa conquistare il suo secondo premio Pulitzer nel 2020.
Il libro
La ferrovia sotterranea nella traduzione dall’inglese a cura di Martina Testa è pubblicato da Edizioni SUR, Roma nel settembre 2017.
Versione cartacea con copertina flessibile di 376 pagine, ma anche Ebook ed Audiolibro.
I capitoli (12 in tutto) alternano nomi di persone e nomi di stati che appartengono alla storia di Cora ed al suo viaggio verso la libertà. Gli Stati citati che appartengono al percorso della ragazza verso la sperata libertà son: Georgia, Carolina del Sud, Carolina del Nord, Tennessee, Indiana ed, infine, Il Nord.
Grande successo anche fra i lettori. Amazon riporta ad oggi 146 recensioni per l’edizione in lingua italiana (78% positive suddivise fra il 48% a 5 stelle e il 30% a 4 stelle).
L’edizione originale in lingua inglese conta invece ben 8.705 recensioni con il 66% a 5 stelle ed il 18% a 4 stelle, raggiungendo quindi l’84% dei consensi più positivi.
E per finire
Personalmente ho trovato il romanzo molto bello, storicamente illuminante, ben scritto e altrettanto ben tradotto.
Assolutamente fondamentale per uscire da molti stereotipi sulla schiavitù afroamericana e scoprire una verità diversa e, se possibile, molto più dolorosa e sconvolgente di quella che avremmo mai potuto immaginare.
Sento a questo punto il dovere di confermarvi l’importanza della lettura di questo libro. Ma vorrei proporre a voi potenziali lettori de La ferrovia sotterranea la motivazione con i quali i giudici del National Book Award hanno decretato la vittoria del romanzo per l’anno 2016.
Ecco cosa hanno dichiarato.
“The Underground Railroad conferma la reputazione di Colson Whitehead come uno dei nostri scrittori più audaci e creativi.
Un racconto pieno di suspense nella fuga e inseguimento, che combina elementi di fantasia con una rappresentazione incrollabile e dolorosamente veritiera della schiavitù americana. Whitehead rivisita le grottesche barbarie della storia della nostra nazione nel nostro comune interesse per la libertà e la dignità.
Con il suo romanzo ci ha così offerto una narrativa elettrizzante del passato, che risulta in profonda sintonia con il presente.”
Grazie per l’attenzione e a presto!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- La ferrovia sotterranea – Il libro di oggi
- L’intuizionista – Il primo folgorante esordio di Colson Whitehead.
- I ragazzi della Nickel – Il suo ultimo ed acclamato romanzo.
4. Video Youtube con intervista all’autore. Colson illustra il suo romanzo The Underground Railroad e le motivazione che l’hanno spinto a scriverlo. In inglese con sottotitoli sempre in inglese.
- Video Youtube che descrive la rete di uomini e donne, percorsi segreti e case sicure chiamata The Underground Railroad. In inglese con sottotitoli sempre in inglese. Molto interessante!
Rispondi