Alcuni mesi fa, era il 26 settembre 2018, ho pubblicato la recensione del romanzo Il mago e la figlia del boia dello scrittore bavarese Oliver Pötzsch. Il libro ha riscosso un imprevisto interesse, ed eccomi qui a proporvi il lavoro successivo dal titolo La figlia del boia e il diavolo di Bamberga. Ultimo volume, tradotto in italiano, della serie dedicato a Magdalena Fronwieser (nata Kuisl), la protagonista di questa insolita saga: la figlia del boia.
Il boia di cui si parla nei titoli porta il nome di Jakob Kuisl, padre di Magdalena e terza generazione di boia. Dopo il nonno (boia durante il grande processo alle streghe di Schongau del 1589), ed il padre Johannes Kuisl che riceve dal suocero l’ingombrante eredità.
Magdalena viene descritta come ‘intelligente e sicura di sé, ma che non si rassegna al suo ruolo di figlia di un boia’.
Cominciamo con qualche frammento del romanzo.
Prologo (dal romanzo)
“Il giorno in cui suo padre morì tra atroci sofferenze, Jakob Kuisl decise di lasciarsi per sempre alle spalle la città natale.
Era il febbraio più freddo a memoria d’uomo. Dai colmi dei tetti pendevano lunghissimi ghiaccioli, il legno vecchio delle case a graticcio scricchiolava e gemeva per il gelo, quasi fosse vivo; ciononostante, centinaia di persone si erano raccolte lungo la Marktgasse di Schongau, che dal palazzo comunale arrivava fino alle porte della città. Erano tutti bene imbacuccati in scialli e mantelli, i più ricchi indossavano berretti di pelliccia d’orso o di scoiattolo, molti tra i più poveri avevano i geloni in faccia o nei piedi, protetti a malapena com’erano da cenci a brandelli.
Zitti, ma con gli occhi smaniosi e scintillanti, gli abitanti di Schongau osservavano il gruppetto che, dalla porta settentrionale della città, si apriva un varco sull’ampia via coperta di neve fangosa, diretto al luogo dell’esecuzione. Come cani che avessero fiutato una pista insanguinata, la folla di persone seguiva il condannato, le quattro guardie dall’aria annoiata armate di alabarde e il boia con i suoi due aiutanti.
Jakob e suo padre facevano strada, per quanto Johannes Kuisl continuasse a inciampare e dovesse appoggiarsi al figlio, ormai cresciuto, di quasi quattordici anni. Come spesso accadeva prima di un’esecuzione, il boia di Schongau aveva sbevazzato fino a notte fonda. Negli ultimi anni, già diverse volte al momento di una decapitazione la sua mano aveva tremato per quel motivo, mai però così tanto come ora.
Johannes Kuisl era cinereo in viso, puzzava terribilmente di acquavite e faceva fatica a mettere un piede davanti all’altro. Jakob era contento che quel giorno suo padre dovesse eseguire solo uno strangolamento relativamente facile. Se necessario, anche lui e suo fratello Bartholomäus, più giovane di un anno, potevano accendere il rogo. […]”
Bamberga (dal capitolo 1)
“[…] Arrivarono a Bamberga poco prima del tramonto, attraverso la Porta della Lange Gasse, la strada lunga. Nelle ultime ore si erano uditi parecchie volte i lupi, anche se molto lontano nei boschi. Ma quei suoni erano bastati a farli sbiancare; soprattutto Barbara, dopo quello che era successo al fiume.
Era forse la belva di cui parlava la gente? Perlomeno la pioggia era finalmente cessata, però la strada era ancora così melmosa e piena di pozzanghere che i carri dovevano avanzare lentamente. Tutta la zona intorno alla città era attraversata da fiumiciattoli, ruscelli e canali, e la campagna immersa nel pantano, specialmente a sud della città, sembrava una regione selvaggia quasi impenetrabile. Verso est, invece, c’erano campi e terreni coltivati che ora, alla fine di ottobre, avevano un aspetto brullo e inospitale.
Magdalena arricciò il naso disgustata, poiché l’odore che li accolse in città era così pungente da farle venire i conati di vomito. Sul ciglio destro della strada correva un ampio fossato pieno d’acqua che, poco prima della porta, si interrava formando un pantano compatto e fetido. Frutta marcia e la carogna di un animaletto erano visibili nelle pozzanghere poco profonde.
Sopra l’acquitrino, una larga passerella fradicia portava alle mura cittadine, davanti alle quali si arrestarono i carri, poco prima della chiusura della porta. Non pochi dei loro proprietari avrebbero dovuto passare la notte sui terreni incolti fuori dalla città, una prospettiva che, dopo i tetri discorsi dei carrettieri e l’inquietante scoperta al fiume, faceva rabbrividire Magdalena.
In nome di Dio, cosa si appostava nei boschi intorno a Bamberga? […]”
L’autore ed il libro
Di Oliver Pötzsch e della sua particolare famiglia ho avuto modo di riferire nella mia precedente recensione.
Il romanzo di oggi (Die Henkerstochter und der Teufel von Bamberg) (2014) – titolo italiano La figlia del boia e il diavolo di Bamberga (2018) – è un consistente volume di 568 pagine pubblicato da Neri Pozza e tradotto dal tedesco a cura di Metella Paterlini e Roberta Scarabelli.
Nelle primissime pagine del libro, troviamo mappe dei luoghi citati all’epoca della storia, un utile albero genealogico della famiglia ed un elenco dei numerosi personaggi. Ma anche un singolare incipit che recita inquietanti parole attribuite Friedrich Spee von Langenfeld, Cautio Criminalis, Anno Domini 1631.
Eccole! “«Ma perché cerchiamo tanto affannosamente le streghe? Andiamo, giudici, vi dirò io, in quattro e quattr’otto, dove sono. Prendete i Cappuccini, i Gesuiti, e tutti i religiosi, torturateli, confesseranno. Se alcuni di loro negano, ripetete tre o quattro volte la tortura, confesseranno. […]
Ma se non vi basta, mettete le mani sui prelati della Chiesa, sui canonici, sui dottori, confesseranno. Come potrebbero resistere questi poveri infelici, delicati come sono?»”
Sinossi del romanzo
“Baviera, 1668. Jakob Kuisl, il boia di Schongau, è in viaggio con la sua famiglia verso Bamberga, per presenziare alle nozze del fratello Bartholomäus e fare visita al figlio Georg, che sotto l’ala dello zio sta compiendo l’apprendistato per imparare il mestiere di boia.
Nella foresta piove a dirotto e una fila di carri e barrocci diretti alla città vescovile ostruisce la strada. Dinanzi a un guado del fiume Regnitz, carrettieri e contadini, riuniti in semicerchio, osservano qualcosa. Incuriosita, Magdalena, la figlia del boia, si fa largo tra la folla: nella melma lambita dall’acqua affiora il braccio destro mozzato di un uomo.
Qualcuno mormora che nella foresta di Hauptsmoor si aggira un mostro, una creatura dalle sembianze demoniache venuta direttamente dall’inferno. Raggiunta Bamberga, la famiglia Kuisl resta sbigottita dallo stato di abbandono e degrado in cui versa la città: gli edifici, soprattutto quelli patrizi, hanno le finestre sprangate da assi, ad alcuni manca la porta e dove un tempo c’erano magnifici vetri soffiati ora si spalancano buchi neri.
Arrivati a casa di Bartholomäus, Jakob Kuisl apprende dal fratello che un clima di inquisizione grava sulla città, due donne sono sparite di recente senza lasciare traccia e il vecchio Schwarzkontz non è più tornato da un viaggio a Norimberga. Dopo il ritrovamento di un braccio mozzato e di una gamba rosicchiata dai topi alla deriva sul fiume Regnitz, il panico regna.
Gli abitanti di Bamberga credono che sia opera del demonio, soprattutto da quando una creatura irsuta è stata vista aggirarsi di notte tra i vicoli. Jakob Kuisl si rifiuta di credere a una simile superstizione e, insieme alla figlia, decide di indagare sul caso; un caso curiosamente legato alle abitazioni in rovina, testimoni silenziose di un crimine violento, forse il più violento che quelle contrade abbiano mai visto: il processo alle streghe di Bamberga.”
Storia o fantasia?
Ci risponde l’autore al termine de La figlia del boia ed il diavolo di Bamberga.
“Quando mi chiedono perché scrivo così volentieri romanzi storici, rispondo perlopiù con la stessa frase: «È sempre la storia a scrivere le storie migliori». In effetti nel corso delle ricerche per i miei libri mi imbatto continuamente in fatti così raccapriccianti, avventurosi, comici o semplicemente bizzarri che non sarei mai riuscito a inventarmeli. […]
Nel caso di questo romanzo sono stati soprattutto due i fatti che hanno risvegliato il narratore che è in me.
La prima scoperta è stata una breve annotazione in un’opera di storia del crimine in cui si parlava del cosiddetto «lupo mannaro di Ansbach». Nell’anno 1685 un lupo divoratore di uomini seminò il terrore nella città bavarese di Ansbach, e due bambini e una giovane donna ne rimasero vittime. I cittadini erano convinti che si trattasse del defunto borgomastro Michael Leicht, che in vita era stato un impostore e si diceva che ora si fosse reincarnato in un lupo mannaro. Era stato visto persino al proprio funerale! Il vero lupo fu catturato subito dopo in una fossa e lapidato a morte, però la gente continuò a credere a un mostro diabolico. […]
Il secondo fatto storico che ha dato spunto a questo romanzo è costituito dai processi alle streghe che ebbero luogo a Bamberga tra il 1612 e il 1630, in cui perse la vita fino a un migliaio di persone. Questi processi sono considerati, insieme a quelli per stregoneria di Würzburg, i più terribili dell’intera Europa. Nella vicina Zeil am Main fu espressamente costruito un forno per bruciare i numerosi cadaveri. Decenni dopo, molte case di Bamberga erano ancora disabitate e finirono per cadere rapidamente in rovina, dopo che i loro proprietari erano morti sul rogo. Rovine, case stregate, il declino di una città un tempo ricca… Nel romanzo sono elementi che servono a creare un’atmosfera da brividi, basata su circostanze storiche. […]”
Nei panni dei boia
Scrive sempre l’autore. “Mi sono chiesto spesso che cosa devono avere significato questi processi alle streghe per il boia di Bamberga dell’epoca. Dopotutto aveva dovuto torturare e giustiziare centinaia di persone. Come si supera psicologicamente un trauma del genere? Uccidere continuamente non ci trasforma in mostri insensibili? Il boia addetto alle esecuzioni soffriva di incubi?
Chi volesse avere un’idea delle torture di quei tempi dovrebbe visitare gli inquietanti musei della tortura di San Gimignano e di Siena.
A questo punto vorrei però segnalare che questi musei non sono affatto adatti ai bambini più piccoli! Lo faccio presente solo perché durante i miei viaggi di ricerca vi ho sempre incontrato intere famiglie che entravano mangiando il gelato, e poi uscivano molto turbate.”
Nel corso delle mie ricerche sul web ho trovato un’interessante intervista all’autore del 2012 a firma Lidia Gualdoni sul sito ‘www.wuz.it‘
Una risposta sconcertante
Alla domanda sul motivo per il quale il suo antenato Jakob Kuisl avrebbe scelto di diventare un boia, Oliver Pötzsch risponde così.
” …mi capita spesso, durante le presentazioni del mio romanzo di raccontare al pubblico che ho scritto questo romanzo per salvare, per riscattare l’onore della mia famiglia. Jakob Kuisl è veramente esistito, è un personaggio reale, ma di lui si sa pochissimo.
Si sa però che ha assunto questa veste di boia solo tardi nella sua vita: si legge, nei documenti che ho studiato, che è diventato boia dopo un certo periodo e per circa quindici/vent’anni, non si sa bene il perché, a Schongau nessuno ha svolto questo mestiere.
Per questo ho aggiunto il prologo, nel quale il piccolo Jakob che vede il padre perpetrare quello che sta perpetrando, ritiene che tutto questo sia terribile e conclude affermando di non volere fare assolutamente il suo stesso mestiere.
La trama riprende trent’anni dopo, quando Jakob, invece, è diventato il boia del paese. Come è potuto succedere?
La motivazione si chiarisce nei libri successivi, ma posso anticipare – perché lo si accenna anche in questo primo romanzo – che durante la Guerra dei Trent’anni, alla quale ha partecipato come soldato, ha visto con i suoi occhi così tanto orrore da rendersi conto dell’effettiva presenza della morte nel mondo che lo circonda.
Tanto che a un certo punto si è detto che se uno deve morire per un reato commesso, che muoia almeno secondo la legge. Così ha deciso di diventare boia.”
Concludendo
Come il precedente, libro insolito ma molto interessante. Ben scritto e ricco di ricostruzioni storiche di indubbio valore. Personaggi molto umani e perfettamente inseriti nelle probabili condizioni sociali e culturali proprie di quelle terre e di quei secoli.
Oliver Pötzsch, uno storico di valore prima ancora che un ottimo romanziere.
Consigliato? Assolutamente sì!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- La figlia del boia e il diavolo di Bamberga (2018) – il libro di oggi.
- La figlia del boia (2012) – il primo volume della saga.
- La figlia del boia e il monaco nero (2013) – il secondo volume della saga
- Da Youtube La figlia del boia e il diavolo di Bamberga – Booktrailer (NeriPozza2000)
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