Dopo alcune interessanti recensioni di autori stranieri, ritorno questa settimana proponendovi il romanzo La guerra infinita. L’ultimo lavoro dello scrittore italiano Andrea Frediani.
Di Andrea Frediani avevo già avuto modo di parlare alcuni mesi orsono, era il 3 gennaio 2018, attraverso la recensione di Missione impossibile.
La lettura di La guerra infinita, mi ha convinto ad approfondire ulteriormente le competenze dell’autore in materia di storia romana. Ed ecco cosa ho potuto appurare.
Andrea Frediani
Romano per nascita (1963) e appassionato da sempre di storia, e di storia romana in particolare, Frediani al termini degli studi classici si laurea in Lettere e in Storia Medievale.
Dopo iniziali collaborazioni con riviste storiche di importanza nazionale si apre alla saggistica nel 1997 con il suo primo importante lavoro letterario: Gli assedi di Roma.
I saggi lo accompagnano per molti anni, quasi senza interruzione: il suo ultimo libro di saggistica è del 2016 porta il titolo L’incredibile storia di Roma antica. Complessivamente una ventina di volumi prevalentemente dedicati all’Antica Roma.
Il suo primo romanzo è del 2007. Dal titolo ‘300 guerrieri, la battaglia delle Termopili’ gli vale il settimo posto nella classifica dei libri più venduti.
Da allora sforna romanzi quasi a getto continuo raggiungendo con La guerra infinita il suo titolo numero 25.
Dopo la lettura di molti dei suoi romanzi, mi sono convinto che in Frediani convivono due anime in particolare armonia. La prima è quella dello storico attento al rispetto della cornice nella quale inserire la vicenda umana che decide di raccontare. Ma ciò che fa di Andrea Frediani un autore di successo è la stoffa di ottimo autore di veri thriller, anche se lontani da noi di molti secoli. Ma non per questo meno verosimili e avvincenti.
La guerra infinita
E’ il titolo del romanzo, che ci viene proposto con queste parole.
“Spagna, 137 A.C.
Quella tra i conquistatori romani e i ribelli celtiberi è una guerra sanguinaria, che sembra non avere mai fine. Muzio Spurio, veterano pluridecorato, ne ha abbastanza: ha deciso di chiedere il congedo e di tornare da quella famiglia che ha trascurato per troppi anni.
Ma, dopo tanto tempo trascorso sui campi di battaglia, il vecchio soldato non è più lo stesso e il ritorno alla vita civile si rivela più difficile del previsto. E quando l’orrore travolge la sua stessa casa, portandogli via ciò che ha di più caro, Muzio comprende che non sarà mai libero finché durerà quel brutale conflitto. Accompagnato dalla figlia maggiore e dal suo amico più fidato, il veterano si avventura così in territorio ostile, tra feroci avversari e pericoli di ogni sorta, in cerca della propria vendetta e di una bambina rapita.
I tre romani, divisi da anni di incomprensioni e di segreti, si confronteranno, si perderanno e poi si ritroveranno davanti alle mura di Numanzia, la roccaforte dove si sono rinchiusi gli ultimi ribelli.
E proprio là, nella città-simbolo della più strenua resistenza al dominatore, oggetto di un implacabile assedio, si compirà il loro destino e quello della guerra infinita.”
Argomento avvincente senza alcun dubbio. Ma Frediani, per dare ancora maggior risalto ai contenuti del romanzo, di assoluta finzione ma realistico fino ai minimi particolari, bombarda il lettore sottolineando in continuazione un concetto.
Sempre di guerra si parla ed indubbiamente quella che il romanzo rappresenta è una guerra che sembra non avere mai fine.
Il concetto “guerra infinita” ricorre almeno una decina di volte all’interno della narrazione e, vi assicuro, mai a sproposito.
Un esempio del titolo
Lo troviamo per la prima volta al capitolo tre.
“I ribelli avevano fatto una strage e la scia di sangue che percorreva il vialetto di accesso alla domus gli fece capire che avevano trascinato fuori i suoi occupanti giustiziandoli uno a uno, e ciascuno in modo diverso.
Muzio sapeva bene che la fantasia dei celtiberi in fatto di sevizie non aveva limiti: l’aveva sperimentata centinaia di volte sulla pelle dei soldati e l’aveva a sua volta inflitta ai prigionieri per rappresaglia. O forse le rappresaglie erano quelle dei celtiberi ai danni dei romani conquistatori…
Ormai non sapeva più chi avesse iniziato e chi si fosse dimostrato più feroce, tra i due blocchi contrapposti: da oltre mezzo secolo i romani combattevano in quelle terre selvagge una serie di guerre che sembravano interminabili; non si faceva in tempo a ottenere la resa e la sottomissione di un popolo che se ne sollevava un altro, e quando questo veniva soggiogato, quello precedente insorgeva di nuovo.
E poco più in là, emergeva regolarmente la minaccia di altri guerrieri di una tribù che i romani, fino ad allora, non avevano preso neppure in considerazione. Quelle singole guerre erano finite per diventare una guerra infinita; tanto che sembrava volerlo inseguire anche adesso che aveva deciso di tirarsene fuori.”
Ma procediamo con ordine. Capitolo Uno
Penisola iberica, 137 a.C.
Il soldato si tuffò precipitosamente nel fiume Tago, cercando di recuperare la testa dell’ennesimo prigioniero celtibero giustiziato, rotolata in acqua e trascinata via dalla corrente.
Muzio Spurio aprì la bocca per richiamare il soldato e impedirgli di compiere quel gesto insensato, ma poi decise di lasciar perdere, quando si rese conto che la sua affannosa rincorsa stava provocando l’ilarità dei commilitoni: un po’ di divertimento, in quell’orrore senza fine, non poteva che far bene alla truppa. E anche a lui. Si accorse che perfino le sue labbra si erano increspate in un accenno di sorriso. Era molto tempo che non accadeva.
Ignorò gli altri prigionieri e rimase a seguire con lo sguardo i patetici sforzi del legionario, incitato dal tifo sempre più farsesco dei camerati. Il macabro cimelio galleggiava sulla superficie dell’acqua, sballottato dalla corrente, e si sottraeva a ogni tentativo del soldato di afferrarlo per i lunghi capelli fluttuanti. L’uomo alternava goffe bracciate e saltelli nell’acqua ancora bassa, ma la testa dell’ispanico procedeva sempre più verso il centro del fiume e il suo inseguitore iniziò ad annaspare.
«Neanche fosse una bella ragazza!», gli gridò un legionario. «Infatti si è allenato inseguendo le donne che scappano via da lui allo stesso modo!», urlò un altro, sbellicandosi dalle risate.
«Ricordati che hai la lorica indosso, imbecille!», si sentì in dovere di gridargli Muzio, che aveva preso la faccenda con leggerezza nella convinzione che il subalterno non fosse tanto stupido da spingersi lontano dalla sponda. Solo allora il legionario sembrò prestare attenzione alle parole provenienti dalla riva. Si bloccò improvvisamente, disorientato, poi gettò uno sguardo sconsolato alla testa che si allontanava. Scosse il capo, fece una smorfia e tornò indietro, lottando contro la corrente che lo spingeva nella direzione opposta. ”
Il libro
Pubblicato da New Compton Editori il 30 maggio 2019, La guerra infinita è un volume di poco meno di 300 pagine suddivise in 24 capitoli.
Romanzo duro, spietato come sicuramente è stato il lungo conflitto fra l’esercito romano ed i celtiberi insofferenti all’occupazione nemica.
Le descrizioni non lasciano molto spazio all’immaginazione. Sofferenza e dolore sono la dominante di tutto il romanzo. Gli esseri umani protagonisti della storia appartengono ad un mondo tanto lontano. Eppure tanto simile al nostro in quanto a sentimenti e motivazioni del proprio essere e del conseguente agire.
Difficile classificare all’interno di La guerra infinita i buoni dai cattivi. E ciò può accadere a chiunque. Succede a Nevia la figlia maggiore Di Muzio, il veterano pluridecorato.
Ecco un esempio di questa confusione interiore.
“«Retogene, siamo con te!», gridò uno di quelli che lo avevano atteso fuori dal recinto.
Gli altri gli fecero eco e Nevia guardò con attenzione l’uomo che guidava il gruppo appena uscito dall’edificio.
Era più giovane di Arrio e molto più imponente. Forse aveva solo pochi anni più di lei.
Era stupefacente come un individuo che era poco più di un ragazzo potesse suscitare tanti consensi. Aveva una barba bionda appena accennata, un copricapo di cuoio sormontato da una cresta rossa e un disco metallico sul petto, che costituiva il solo rivestimento difensivo sopra una corta tunica.
Retogene, dunque. Era lui l’uomo che aveva scuoiato viva sua madre, pensò Nevia, che dovette far forza su sé stessa per non assecondare l’istinto di scattare in avanti e aggredirlo.
Provò a leggere la sua espressione e ciò che vi vide la turbò: non sembrava un mostro sanguinario quanto suo padre. Si rese conto che Muzio le faceva molta più paura di lui.”
Impressioni
Quale sarà la verità? Dove si nasconde il vero nemico? Chi è la vittima e chi è il carnefice?
Andrea Frediani non delude il lettore. Ma preparatevi ad entrare nel racconto in prima persona per prendere posizione in un confitto armato, ma soprattutto nei contrasti familiari irrisolti che si nascondono fra i paragrafi del romanzo.
Un romanzo storico ma soprattutto profondamente umano, che non mi ha lasciato indifferente.
Leggetelo e diventate anche voi compagni di viaggio di Muzio Spurio, Retogene, Nevia, Arrio ed altri.
Forse finirete per decidere che le persone prima di essere giudicate devono essere comprese… profondamente!
E ancora grazie per l’attenzione.
Per chi desidera approfondire od acquistare
- La guerra infinita (2019) – il libro di oggi
- 300 guerrieri, la battaglia delle Termopili (2007) – il suo primo romanzo
- Jerusalem ( 2008) – trama molto interessante. Credo che lo leggerò presto.
- Andrea Frediani intervistato da Corrado Augias – Link ‘LeStorie 2009 – 2010’ su Rai.it – Video intervista
Rispondi