La scomparsa di Stephanie Mailer è il grande thriller oggetto della mia recensione di oggi. Uscito dalla mano di Joël Dicker, lo scrittore svizzero che mi ha molto colpito alcuni anni fa con La verità sul caso Harry Quebert, prestatomi da un’amica.
Questo primo contatto con le opere del giovane scrittore, mi aveva talmente convinto al punto di regalare subito una copia del romanzo a mia nipote Elena, amante della lettura almeno quanto me. Per lei una copia tradotta in spagnolo, per unire l’utile (miglioramento della lingua spagnola) al dilettevole.
La successiva lettura del suo precedente romanzo dal titolo Gli ultimi giorni dei nostri padri, mi aveva invece un po’ deluso. Oggi, dopo aver letto il libro di cui sto per parlarvi, ho buoni motivi per pensare che la vera vocazione letteraria di Dicker riguarda soprattutto il mondo del poliziesco.
E spero di convincere anche voi al riguardo. I suoi romanzi, tradotti ormai in moltissime lingue e diffusi in tutto il mondo confermano la grande capacità dell’autore di conquistare un’enorme numero di lettori.
Parliamo del libro
La scomparsa di Stephanie Mailer (La disparition de Stephanie Mailer, 2018 – originale in francese) viene introdotto con queste parole.
“30 luglio 1994. La cittadina di Orphea, stato di New York, si prepara a inaugurare la prima edizione del locale festival teatrale, quando un terribile omicidio sconvolge l’intera comunità: il sindaco viene ucciso in casa insieme a sua moglie e suo figlio.
Nei pressi viene ritrovato anche il cadavere di una ragazza, Meghan, uscita di casa per fare jogging. Il caso viene affidato e risolto da due giovani, promettenti, ambiziosi agenti, giunti per primi sulla scena del crimine: Jesse Rosenberg e Derek Scott.
23 giugno 2014. Jesse Rosenberg, ora capitano di polizia, a una settimana dalla pensione viene avvicinato da una giornalista, Stephanie Mailer, la quale gli annuncia che il caso del 1994 non è stato risolto, che la persona a suo tempo incriminata è innocente. Ma la donna non ha il tempo per fornire le prove, perché pochi giorni dopo viene denunciata la sua scomparsa.
Che cosa è successo a Stephanie Mailer? Che cosa aveva scoperto? Se Jesse e Derek si sono sbagliati sul colpevole vent’anni prima, chi è l’autore di quegli omicidi? E cosa è davvero successo la sera del 30 luglio 1994 a Orphea?
Derek, Jesse e una nuova collega, la vicecomandante Anna Kanner, dovranno riaprire l’indagine, immergersi nei fantasmi di Orphea. E anche nei propri.”
La sinossi di Amazon, che vi ho appena trascritto definisce il romanzo come ‘teso, mozzafiato, sorprendente fino all’ultima pagina.’
E posso assicurarvi che è assolutamente vero!
Joël Dicker, l’autore
Mi sembra opportuno farvelo conoscere traducendo dal francese l’autopresentazione che, sul sito ‘joeldicker.com‘, propone lo scrittore stesso (accompagnandola con una sua foto e un accattivante sorriso!)
“Joël Dicker è nato a Ginevra dove vive tutt’ora. E’ l’autore di cinque romanzi tradotti in 40 lingue di cui sono stati vendute oltre 10 milioni di copie.
Best-sellers. Il suo romanzo La verità sul Caso Harry Quebert è stato il romanzo più venduto nel mondo francofono durante l’ultimo decennio, in lingua francese. Il suo ultimo romanzo, La scomparsa di Stephanie Mailer è stato il libro più venduto in Francia nel 2018, considerando tutti i generi.
Premi. Le sue opere sono state premiate in numerosi paesi. In Francia, ha ricevuto il ‘Premio Erwan Bergot’ per Gli ultimi giorni dei nostri padri, il ‘Premio della vocazione Bleustein-Blanchet’, il ‘Grande premio per il romanzo dell’Accademia Francese’ e il ‘Premio Goncourt des Lycéens’ per La verità sul Caso Harry Quebert.
Quest’ultimo romanzo è stato inoltre inserito fra “i 101 romanzi preferiti fra i lettori di Le Monde‘, ed è stato trasformato in una serie televisiva da Jean-Jacques Annaud con l’attore Patrick Dempsey come principale protagonista.
I romanzi di Joël Dicker, sono nella sequenza di pubblicazione originale (francese): La verità sul Caso Harry Quebert (2012), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2013), Il libro dei Baltimore (2015), La scomparsa di Stephanie Mailer (2018), e L’enigma della camera 622 (2020).
Pubblicati nel nostro paese da Bompiani (i primi due) e poi da La nave di Teseo (gli ultimi tre).
La struttura de La scomparsa di Stephanie Mailer
Il thriller che voglio farvi conoscere è un corposo romanzo di 568 pagine. Che, incredibilmente, si riesce a leggere quasi in un fiato. Anche grazie all’ottima traduzione di Vincenzo Vega per La nave di Teseo, edizioni.
La parte centrale della narrazione che si snoda in un arco di poche settimane – quelle che intercorrono fra il 23 giugno 2014 ed il 4 agosto dello stesso anno – ripercorre attraverso alcuni flash back un arco di circa 20 anni.
E sono i protagonisti di oggi e, talvolta anche di allora, a trasformarsi in voci narranti. Tre i protagonisti principali: Jesse Rosenberg, capitano di polizia nel 2014. Derek Scott, sergente di polizia nel 1994, all’epoca dei fatti criminosi. Ed infine Anna Kanner, candidata a vicecomandante della polizia di Orphea nel 2014.
Ma i personaggi che ruotano intorno alla storia sono molti di più. L’elenco alla fine del romanzo ne comprende altri 27. E senza contare la Stephanie Mailer del titolo.
Vorrei provare a farvi conoscere almeno le voci narranti attraverso alcuni paragrafi di questo splendido thriller.
Jesse Rosenberg, Lunedì 23 giugno 2014
Siamo proprio all’inizio. Pagina 14 del thriller.
“La prima e ultima volta che vidi Stephanie Mailer fu quando s’imbucò nel piccolo ricevimento organizzato in occasione del mio congedo dalla polizia di stato di New York.
Una folla di agenti di tutte le squadre si era riunita, sotto il sole di mezzogiorno, di fronte al palco di legno che veniva montato per le grandi occasioni nel parcheggio della centrale regionale della polizia di stato. Accanto a me, sulla pedana, c’era il maggiore McKenna, che mi aveva seguito e guidato per tutta la carriera e che adesso stava tessendo le mie lodi.
“Jesse Rosenberg è un capitano di polizia ancora giovane, ma ha chiaramente una gran voglia di andarsene,” disse il maggiore, suscitando le risate degli astanti. “Non avrei mai pensato che se ne andasse prima di me. La vita è proprio sconclusionata: tutti vorrebbero che fossi io ad andarmene, eppure sono sempre qui, e tutti vorrebbero che Jesse restasse, eppure lui se ne va.”
Avevo quarantacinque anni e lasciavo la polizia felice e contento. Dopo ventitré anni di servizio avevo deciso di approfittare della pensione cui ormai avevo diritto per realizzare un progetto che mi stava a cuore da tempo. Avevo ancora una settimana di lavoro, fino al 30 giugno. Dopodiché sarebbe iniziato un nuovo capitolo della mia vita.
“Ricordo il primo caso importante di Jesse,” continuò il maggiore. “Si trattava di un terribile quadruplice omicidio, e lui lo risolse nonostante nella sua squadra nessuno lo ritenesse capace di farlo. Era ancora un giovane poliziotto alle prime armi, ma da quel momento tutti hanno capito di che stoffa era fatto. Chiunque l’abbia frequentato sa che è stato un impareggiabile segugio, e credo di poter affermare che è stato il migliore tra noi.
L’abbiamo ribattezzato ‘Capitano 100%’
per avere risolto tutte le indagini cui ha partecipato, e questo fa di lui un investigatore davvero unico. Poliziotto decorato, ammirato dai colleghi, consultato per la sua esperienza e istruttore deH’accademia per diversi anni… Làsciatelo dire, Jesse: è da ventanni che siamo tutti gelosi di te!”
Il pubblico scoppiò a ridere ancora una volta.
“Non abbiamo ben capito quale sia il progetto che ti aspetta, Jesse, ma ti auguriamo buona fortuna per questa tua nuova impresa. Sappi che ci mancherai: mancherai ai tuoi colleghi, ma soprattutto alle loro mogli, che alle feste della polizia ti mangiavano con gli occhi.”
Il discorso si concluse con un uragano di applausi. Dopo avere ricevuto l’abbraccio caloroso del maggiore, scesi dalla pedana per salutare tutti quelli che mi avevano onorato con la propria presenza prima che si precipitassero al buffet.
Poi, trovandomi momentaneamente solo, fui avvicinato da una donna molto graziosa sulla trentina, che mi sembrava di non avere mai visto.
“È lei il famoso Capitano 100%?” mi chiese in tono ammiccante.
“Pare proprio di sì,” risposi, sorridendo. “Ci conosciamo?”
“No. Mi chiamo Stephanie Mailer,” disse. “Sono una giornalista dell’Orphea Chronicle’.”
Ci stringemmo la mano, poi lei mi chiese:
“Le dispiace se la chiamo ‘Capitano 99%’?”
Aggrottai la fronte.
“Sta forse insinuando che non abbia risolto una delle mie indagini?” Per tutta risposta, Stephanie tirò fuori dalla borsa la fotocopia di un articolo dell’Orphea Chronicle” del 1° agosto 1994 e me la porse:
QUADRUPLICE OMICIDIO A ORPHEA: IL SINDACO E LA SUA FAMIGLIA ASSASSINATI
[…] “Lei non ha risolto quel caso, capitano.”
“Ma che sta dicendo?”
“Nel 1994 ha sbagliato colpevole. Mi sembrava giusto che lo sapesse prima di lasciare il corpo.”
Per un istante pensai a uno scherzo di cattivo gusto dei miei colleghi, ma poi capii… […]”
Derek Scott
Pagina 18 di La scomparsa di Stephanie Mailer
“Non dimenticherò mai il giorno in cui è cominciata questa storia. Era sabato 30 luglio 1994.
Quella sera Jesse e io eravamo di servizio. C’eravamo fermati a cenare al Blue Lagoon, un ristorante alla moda dove Darla e Natasha lavoravano come cameriere.
A quell’epoca Natasha stava con Jesse già da qualche anno. Darla era una delle sue migliori amiche, e volevano aprire un ristorante insieme. Passavano le giornate a elaborare il loro progetto: avevano trovato un posto adatto e stavano aspettando di ottenere le autorizzazioni per i lavori. La sera e nei week-end lavoravano al Blue Lagoon e mettevano da parte metà dei guadagni per investirli nel ristorante.
Al Blue Lagoon sarebbero state anche disposte a occuparsi della gestione o a lavorare in cucina, ma il proprietario ripeteva sempre: “Con quei bei faccini e quei bei culetti, il vostro posto è in sala. E non lamentatevi, guadagnate molto più in mance che lavorando in cucina.” Su quest’ultimo punto non aveva torto: molti clienti andavano al Blue Lagoon solo per essere serviti da loro. Erano belle, dolci, sorridenti. Avevano tutto quello che serviva. Era evidente che il loro ristorante avrebbe avuto un enorme successo – già ne parlavano tutti.
Darla era single, e confesso che, da quando l’avevo conosciuta, facevo una certa fatica a non pensare a lei. […]
…mi precipitai verso l’uscita.
Jesse stava infilandosi il giubbotto.
“Spicciati,” gli dissi. “L’indagine spetta alla prima unità dell’anticrimine che arriva sul posto.”
Eravamo giovani e ambiziosi. Quella era la nostra prima occasione di condurre insieme un’indagine importante. All’epoca ero un poliziotto più esperto di Jesse e avevo già il grado di sergente. I miei superiori mi apprezzavano enormemente. Tutti dicevano che avrei fatto una formidabile carriera in polizia.
Uscimmo di corsa in strada e raggiungemmo la nostra auto…
Anna Kanner
Pagina 35
“Sono arrivata a Orphea sabato 14 settembre 2013.
Da New York c’erano volute due ore di macchina. Appena un paio d’ore, eppure avevo la sensazione di avere attraversato l’intero pianeta, passando dai grattacieli a quella pacifica cittadina immersa nella dolce luce del tramonto. Dopo avere percorso la strada principale, attraversai il mio nuovo quartiere per raggiungere la casa che avevo affittato. Procedevo a passo d’uomo osservando i passanti, i bambini che si accalcavano intorno al furgone dei gelati, i proprietari delle case che curavano le aiuole dei loro vialetti. C’era una calma assoluta.
Davanti a me si schiudeva una nuova esistenza. Gli unici reperti della mia vita precedente erano i mobili che avevo fatto portare da New York. Aprii la porta di casa, entrai e accesi la luce nell’ingresso immerso nel buio. Con mia grande sorpresa, scoprii che il vestibolo era pieno di scatoloni sigillati. Corsi a guardare nelle altre stanze: i mobili erano ancora imballati – non ne avevano montato neanche uno – e tutte le mie cose erano nelle scatole ammucchiate nelle varie stanze. […]
Il lunedì seguente
fu il mio primo giorno di servizio al comando di polizia. Erano le 8 in punto quando mi presentai in borghese al banco informazioni.
“È per una denuncia?” mi chiese l’agente di guardia, senza alzare gli occhi dal giornale.
“No,” risposi, un po’ a disagio. “Sono la sua nuova collega.”
Lui mi guardò, mi fece un sorriso cordiale e gridò a squarciagola: “Ragazzi, è arrivata la fanciulla!” Vidi apparire un drappello di poliziotti che cominciarono a scrutarmi come una bestia rara. Il comandante Gulliver si fece largo in mezzo a loro e mi tese giovialmente la mano: “Benvenuta, Anna.”
Venni accolta calorosamente. Salutai a uno a uno i miei nuovi colleghi. Scambiammo quattro chiacchiere, mi offrirono un caffè e mi fecero un sacco di domande. A un tratto qualcuno esclamò allegramente: “Ragazzi, comincerò a credere a Babbo Natale: un vecchio piedipiatti rinsecchito se ne va in pensione e viene sostituito da una splendida figliola!” […]”
Abbiamo conosciuto i tre personaggi principali: Jesse, Derek e Anna. E nel frattempo Stephanie Mailer scompare. Il capitano Jesse già angosciato dal dubbio dopo l’incontro con la giornalista, intuisce che il killer di vent’anni prima può essere tutt’ora a piede libero.
Bisogna riaprire il caso prima che sia troppo tardi. E l’abilissimo Joël Dicker, ci trascina attraverso l’incontro con personaggi pieni di segreti e contraddizioni, a scoprire i sentieri ed i legami che uniscono vent’anni di verità nascoste.
I colpi di scena, si moltiplicano all’improvviso. Nessuno o quasi può sottrarsi al lavoro investigativo del terzetto Anna, Derek e Jesse. Intere famiglie vengono travolte. Nella cittadina la paura diventa incubo. Non c’è più tempo da perdere.
Ma fino all’ultima pagina anche voi, se leggerete il libro, sarete impegnati a scoprire cosa davvero è avvenuto in quel lontano giugno del 1994… e anche dopo.
La scomparsa di Stephanie Mailer: un romanzo veramente travolgente
Joël Dicker, non delude. I suoi romanzi sono sempre più conosciuti ed apprezzati dai lettori.
Sul sito ‘www.mangialibri.com’ viene riportata un’interessante intervista di Mattia Insolia all’autore de La scomparsa di Stephanie Mailer. Ecco il lik dell’intervista.
Ho trovato inoltre su Youtube un video dal titolo ‘5 cose (o trucchi) di Joël Dicker per scrivere un buon romanzo poliziesco.” Sfortunatamente l’intervista è in francese e anche i sottotitoli sono in francese.
Per chi aspira a dedicarsi a questo genere letterario come scrittore, li ho trovati consigli molto preziosi. Alcuni utili ma non nuovi. Almeno un paio invece altrettanto utili ma anche molto originali.
Se, in ogni caso ho pensato opportuno inserire il video per chi conosce la lingua francese, mi sono permesso di proporvi la traduzione di quelle parti che meritavano, secondo me, di essere messe a disposizione di tutti.
Cominciamo dall’elenco delle 5 cose o suggerimenti da parte del nostro autore: 1°-Disseminare degli indizi. 2°-Non avere una trama. 3°-Curare l’atmosfera. 4°-Attribuire un’identità ai personaggi. 5°-Fare un piacere a se stessi (il piacere della scrittura).
Per ragione di spazio, mi limiterò a riferirvi dettagliatamente i suggerimenti dello scrittore relativi ai punti 1 e 4. Il punto 2 lo potete ritrovare nell’intervista di ‘mangialibri’.
Suggerimento 1: Disseminare gli indizi
“Uno dei compiti difficili per l’autore di un romanzo poliziesco, è quello di disseminare degli indizi qua e là, che sono nel contempo evidenti, sotto gli occhi di ciascuno ma che nessuno vede. Perché, in certi momenti nel libro, e possibilmente anche più volte, il lettore dice a se stesso : “Ma è incredibile! Era sotto i mie occhi e non l’ho visto!”
E questa è una sensazione emozionante per il lettore, che dice a se stesso: “Ah! Avrei potuto capirlo, avrei potuto vederlo! Non sono stato abbastanza attento… è colpa mia!”
E allora come possiamo nascondere questi indizi?
In generale, un semplice e piccolo trucco è quello di nasconderli dopo. Cioè non è necessario preoccuparsene subito.
Cioè non dovete dire a voi stessi: devo assolutamente nascondere un indizio qui e là, e poi non sapere dove metterlo.
Dovete invece scrivere il vostro romanzo poco per volta, e quindi, nella misura in cui vi rendete conto dei diversi passaggi, magari imprevisti, delle diverse chiavi di lettura che vi appaiono, tranquillamente ritornate indietro e vi dite: ecco, là, in quella frase, in quel passaggio, in quel dialogo, inserito in un dialogo di una o due pagine… ecco fatto! Metto la parola!
E così adesso, finalmente, c’è la frase che dice tutto e che magari può sfuggire al lettore perché è in mezzo a tutto il resto.”
Suggerimento 4: Attribuire un’identità ai personaggi
Secondo me, si crea un buon personaggio fornendo un’identità a questo personaggio. E l’identità del personaggio si crea attraverso il suo vissuto, dunque questo personaggio deve avere un passato, deve avere un passato che spieghi perche egli è ciò che è al momento dell’azione. Perche agisce come agisce, quali sono state le sue difficoltà prima, le sue relazioni con gli altri. I motivi per cui il personaggio è celibe o perché è sposato, felicemente o meno. Ma in generale quando si danno delle informazioni, è necessario che il lettore possa capire perché.
E credo che questo perché, gli permette di entrare nell’intimità del personaggio. In generale nella vita reale, quando si conoscono bene le persone, siamo in grado di comprendere bene le loro azioni e anche quelle che non ci piacciono o le azioni che non condividiamo.
Siamo capaci di capire perché si comportano in un certo modo. E questo significa che siamo in intimità con queste persone.
Ed io credo che sia importante che il lettore si possa sentire sempre ‘intimo’ col personaggio.”
Una raccomandazione importante! Da Joël Dicker… (soprattutto per aspiranti scrittori).
“E per ultimo, non dimenticate soprattutto la lettura!
La lettura e la scrittura devono andare di pari passo. Leggete, leggete il più possibile. E colgo l’occasione per affermare, che la lettura non è necessariamente un’attività che deve impegnare un’intera serata dicendo: ‘dedico adesso 3 ore alla lettura’.
Leggere, vuol dire avere sempre un libro con sè, in tasca o nella borsa e leggere quando siamo in autobus, in metropolitana, quando siamo dal medico e dobbiamo attendere 5-10 minuti.
Leggere, è utilizzare questi 5-10 minuti che abbiamo a disposizione qua, là. Ogni settimana, ogni giorno, abbiamo qualche minuto qua e là e che, sull’insieme della settimana e del mese, rappresenta comunque una consistente quantità di tempo.
Scoprirete che è un modo assolutamente straordinario, per utilizzare i momenti vuoti del nostro tempo e decisamente più gratificante del vostro cellulare.”
Termino qui amici lettori di questo blog, la mia recensione dedicata a La scomparsa di Stephanie Mailer.
Grazie a tutti voi per l’attenzione. E non perdete l’occasione di scoprire, o riscoprire, Joël Dicker e i suoi splendidi thriller!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- La scomparsa di Stephanie Mailer – il libro di oggi
- La verità sul caso Harry Quebert – il romanzo che l’ha fatto conoscere al mondo intero.
- L’enigma della camera 622 – il recentissimo thriller diventato un nuovo successo editoriale
- Video Youtube: La verità sul caso Harry Quebert/Intervista a Joël Dicker – TV Sorrisi e Canzoni – il romanzo vs la miniserie di Netflix (in inglese con sottotitoli in italiano)
- Video Youtube: 5 trucs de Joël Dicker pour écrire un bon roman policier – ottimi consigli per aspiranti scrittori di thriller (in francese con sottotitoli in francese.)
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