La recentissima pubblicazione di Le tre legioni dello scrittore Roberto Fabbri mi dà l’opportunità di recensire per voi un altro capitolo di storia romana.
Il romanzo originale, pubblicato in lingua inglese nel 2017, arriva a noi solo a fine gennaio 2020 grazie alla Newton Compton Editori ed alla traduzione di Rosa Prencipe.
Permettetemi questa volta di rimandare i soliti preamboli ed entrare subito nel vivo del romanzo attraverso alcune righe del ‘Prologo’.
Ravenna 37 d.C.
“«Ad affrontare Synatos, il reziario, vi do il secutor, Lico di Germania!».
Il boato di approvazione della folla soffocò la voce dell’annunciatore; ma per Thumelicatz fu un brusio ovattato che penetrò appena l’elmo di bronzo che gli racchiudeva la testa. Avanzò a grandi passi nell’arena, mostrando la spada corta ai diecimila spettatori che scandivano: «Lico! Lico!», la forma abbreviata del suo nome latinizzato: Tumelico. Sollevando la spada in aria a tempo con il coro e impugnando lo scudo rettangolare semi-cilindrico, decorato con una testa di cinghiale, salutò ogni parte dell’arena ovale.
Thumelicatz aveva imparato molto presto, nei suoi cinque anni sulla sabbia, dal lanista Orosio, suo proprietario nonché allenatore, a ingraziarsi la folla, malgrado i sentimenti che provava per essa: un gladiatore popolare con il sostegno del pubblico aveva una sorta di vantaggio in ogni combattimento e, in caso di sconfitta, poteva aspettarsi la sua misericordia. Orosio aveva una grande esperienza, essendosi guadagnato la spada di legno della libertà quindici anni prima, dopo cinquantatré combattimenti; a Thumelicatz mancava solo una vittoria per eguagliare quel risultato, grazie agli insegnamenti del lanista. Rivolse la spada verso il suo mentore seduto tra la folla; Orosio, un tempo oggetto di paura e disprezzo ma ora di riluttante rispetto, inclinò la testa per accogliere l’omaggio.
Infine, urlando le rituali parole di un gladiatore in procinto di intraprendere un combattimento mortale, Thumelicatz salutò il promotore dei giochi, seduto sotto l’unico baldacchino presente nell’arena. Con un grazioso gesto della mano, il promotore, il recentemente insediato prefetto della piccola città provinciale di Ravenna, indicò di essere pronto a vedere sangue versato; si sistemò la toga bianca bordata da una sottile fascia porpora, simbolo del suo rango equestre, e tese i palmi per accettare il riconoscimento della folla. […]
Un titolo
Benché il titolo originale del romanzo sia Arminius o, ancora più precisamente Arminius: The Limits of Empire, l’editrice italiana ha scelto un titolo che sembra capovolgere la prospettiva della narrazione.
Con il titolo inglese l’autore indirizza il lettore a rivolgersi alla narrazione in un ottica meno consueta per il libri di storia romana antica. Il libro infatti si sviluppa ed ha la sua centralità attraverso un diario il cui estensore è il padre del protagonista del romanzo. Tumelico o ancor meglio Thumelicatz fa riferimento al personaggio storico Erminatz, il romanizzato Arminio che sarà ricordato per la vittoria nella Battaglia di Teutoburgo (anno 9 d.C.). Una pagina di storia romana vista dalla prospettiva ed attraverso i ricordi di un barbaro.
Il titolo italiano Le tre legioni orienta invece il proprio sguardo sull’armata romana condotta da Publio Quintilio Varo composta appunto da tre legioni (la XVII, la XVIII e la XIX).
Legioni che in quella battaglia furono letteralmente cancellate dalla coalizione di tribù germaniche guidate da Arminio re dei Cherusci.
Due eserciti di circa 20/25mila uomini ciascuno che si fronteggiavano. E fu l’astuzia di Erminatz, che riuscì a sconfiggere l’invincibile macchina da guerra romana.
Il libro ce lo racconta. Vediamo come.
La sinossi
“9 d.C. Nella foresta di Teutoburgo, in un paesaggio reso accidentato da burroni, antiche querce e torrenti che scorrono veloci lungo sentieri scoscesi, Arminio ha annientato tre legioni romane, alla testa di un esercito formato da sei tribù di germani. Quasi ventimila uomini hanno perso la vita, massacrati senza pietà dai barbari.
Il tradimento di Arminio ha sconvolto il Senato e la notizia del furto di tre aquile delle legioni ha raggiunto funesta il cuore dell’impero. Una pugnalata all’onore di Roma, ora costretta a ridimensionare i suoi domini entro il confine del grande fiume Reno.
Ma come può un uomo onorato con la cittadinanza romana arrivare a sfidare così clamorosamente l’impero? Quale sfrenata ambizione può avere spinto un soldato, addestrato dai più valorosi generali romani, a tradire coloro che si erano fidati di lui?”
Sulla battaglia si sono scritti in antico, e nel nostro tempo, fiumi di parole. Per chi lo desidera indico qui alcuni link che meritano di essere letti e che ci riportano alla più fedele e scarna ricostruzione storica.
Ma se li consulterete scoprirete che il nostro romanzo di oggi non ha fatto altro che rivitalizzare attraverso le voci dei personaggi di entrambi gli schieramenti la più cruda realtà.
Ve li segnalo da subito, ma se pensate di leggere il romanzo, meglio forse consultarli dopo. Fonte Wikipedia in italiano.
La battaglia di Teutoburgo – Arminio – Thusnelda – Tumelico.
Roberto Fabbri, l’autore di Le tre Legioni
Robert Fabbri (Conosciuto in Italia come Roberto Fabbri) è nato a Ginevra e vive tra Londra e Berlino. Per venticinque anni ha lavorato in produzioni televisive e cinematografiche. La passione per la storia, in particolare per quella dell’antica Roma, lo ha spinto a scrivere la serie dedicata all’imperatore Vespasiano, di cui la Newton Compton ha già pubblicato Il tribuno, Il giustiziere di Roma, Il generale di Roma, Il re della guerra, Sotto il nome di Roma, Il figlio perduto di Roma, La furia di Roma. Roma in fiamme e Le tre legioni.
Sul suo sito ‘www.robertfabbri.com’ potete trovare, sulla parte dedicata all’autore, una breve lista di F.A.Q.
Riporto le due domande che ritengo più interessanti e le risposte dello scrittore.
D.: – Quando e dove scrivi?
R.: – Scrivo nel mio studio a Berlino circondato dai miei libri di ricerca e da un mucchio di libri di fiction storica, così come pure immerso nei miei 3.500 soldati di piombo dipinti a mano.
Ascolto musica classica in sottofondo dal corridoio. Provo a sedermi entro le 11:00 di ogni giorno dopo aver fatto un’ora di esercizi e almeno un’ora di lettura. Lavoro fino alle 19:00.
Tuttavia, all’inizio non succede molto fino a quando non raggiungo il mio momento di ispirazione verso le 17:00. Infatti la maggior parte dei miei libri sono scritti nelle ultime due ore del giorno.
E su Vespasiano, il protagonista di una intera serie
D.: – Perché Vespasiano?
R.: – Perché costui ha avuto una carriera così straordinaria da condurlo in quasi ogni parte dell’Impero, quindi lo scenario di ogni libro può essere diverso.
Ed inoltre, partire praticamente dal nulla per poi diventare l’Imperatore di Roma è stata un’impresa ammirevole che volevo approfondire e raccontare.
Posso anche sottolineare che il suo umorismo mi ha suggerito un elemento aggiuntivo per caratterizzare al meglio il personaggio.
Tuttavia, sono ben consapevole del fatto che quasi nessuno è riuscito a fare ciò che Vespasiano ha realizzato. Essendo prima di tutto un bravo ragazzo nel senso del codice morale cristianizzato occidentale in cui viviamo.
Ho quindi avuto l’opportunità di prendere un simpatico innocente ragazzo di campagna e fargli attraversare tante dure lezioni e prove di cui avrà bisogno per forgiare il suo carattere, secondo i canoni romani.
E solo a questo punto ha conquistato tutto ciò che gli serviva per trasformarsi in un grande imperatore.
Le tre legioni, il libro
Il romanzo, nella sua versione cartacea è composto da 17 capitoli per un totale di 333 pagine.
Vediamo alcuni paragrafi dal capitolo I.
“Germania Magna, primavera del 41 d.C.
Thumelicatz osservò tre guerrieri a cavallo in avvicinamento da est, a mezzo miglio dall’altro lato della valle. Avanzando lungo il bordo di un campo arato e seminato, un rode ricavato nella foresta circostante dal duro lavoro di generazioni passate, i cavalieri scesero dalla collina e costeggiarono un’area paludosa alimentata da un fiume che confluiva nel lago bordato di canne più oltre. Una brezza leggera ne increspava la superficie, che riluceva di argento e oro nel sole calante, in netto contrasto con le colline coperte di conifere tutt’intorno. Il dolce aroma della linfa resinosa di così tanti alberi permeava l’aria tiepida e dava il nome a quell’alta catena collinosa nel cuore della Germania Magna: Harzland, nella lingua dei Cherusci – la Terra della Linfa.
L’arrivo di uomini armati non suscitò alcuno sgomento in Thumelicatz e la sua gente: legati alle punte delle loro lance c’erano rami di betulla, con le foglie appena spuntate, segno di intenzioni pacifiche. Tuttavia, la dozzina di uomini che viveva nell’insediamento aveva recuperato le proprie armi dalla casa lunga al suo centro e adesso si trovava sulla passerella che girava tutt’intorno alla palizzata eretta a protezione del villaggio. Solo Thumelicatz rimase disarmato, fermo sull’ingresso aperto. Eppure non era inerme; ai suoi lati c’erano due enormi cani da caccia a pelo corto e striato; quando i cavalieri furono più vicini, dalle loro gole si levò un cupo ringhio.
Thumelicatz diede un buffetto sul muso di entrambi. «Beisser, Reisser, zitti!». I cani cessarono immediatamente il rumore e guardarono il loro padrone, pronti a seguirne l’esempio in qualsiasi modo avesse scelto di reagire ai nuovi arrivati. […]
Il padre Erminatz, allora ragazzo, arriva a Roma
(Dal diario) Capitolo III
“La signora Antonia studiò mio fratello e me per qualche momento; sentii i sorprendenti occhi verdi trafiggere i miei e, se non avessi ricordato a me stesso che ero il figlio del re dei Cherusci, avrei chinato il capo a lei. L’attrazione sessuale per le donne non si era ancora sviluppata ma sentii il battito accelerare alla vista della sua bellezza: pelle chiara, le labbra generose e colorate da una profonda sfumatura di rosa, zigomi alti e una massa di capelli ramati, intrecciati e raccolti sulla testa da forcine tempestate di gemme e in parte coperti da un lungo indumento turchese che le ricadeva sulle spalle, le girava attorno al corpo per terminare in un drappeggio sul braccio; sotto, indossava una veste pieghettata, lunga fino al ginocchio e di un rosso profondissimo che ondeggiava piano da una parte all’altra mentre lei veniva avanti. Ero folgorato. Non avevo mai visto una simile bellezza ed eleganza; sentii le narici dilatarsi quando inspirai il suo profumo, che mi fece desiderare qualcosa che sfuggiva alla mia comprensione – solo qualche anno più tardi capii quale potere il senso dell’olfatto esercitasse tanto sugli uomini quanto sulle donne.
Antonia sorrise benevola e divertita, e mi resi conto di aver lasciato trasparire i miei sentimenti. Assunsi all’istante un’espressione neutra e la fissai con aria sprezzante. «Come vi chiamate?», chiese, sedendosi su un divano e mettendosi le mani in grembo.
«Io sono Erminatz e questo è mio…».
«Lascia che il ragazzo risponda per sé». Guardò Chlodochar, il cui sguardo cadde a terra.
«Chlodochar», bisbigliò.
«Alza la voce, figliolo».
«Chlodochar!». Fu quasi un grido.
«Chlotgelar? No, no, non va bene, nessuno se lo ricorderà mai».
Antonia, é la nuova padrona
“Mio fratello alzò gli occhi e la guardò con timore. «I soldati mi chiamavano Flavo per via dei miei capelli biondi».
«Molto saggio da parte loro; Flavo sia, allora». Si rivolse di nuovo a me. «Arminetz è fin troppo rozzo, Armino… no, Arminio, sì, così andrà bene, sarai Arminio a Roma».
«Sì, Antonia».
I suoi occhi lampeggiarono. «Ti rivolgerai a me sempre come domina».
Annuii, muto, conscio del potere che quegli occhi avevano rivelato e restio a incorrere di nuovo nel suo disappunto.
«Bene. Mio marito scrive che desidera che entrambi veniate educati in questa casa e così sarà; spianeremo tutte le grinze barbariche e vi renderemo presentabili. Ma, sappiate, se non vi applicate nello studio o se sarete indisciplinati o disobbedienti, sarete puniti e il vostro stato di ospiti sarà ridotto a quello di ostaggi, troverete la vostra libertà di gran lunga ridotta e ve la passerete appena meglio degli schiavi. Intesi?». […]
L’educazione romana è una serie di sudate lezioni, una più difficile dell’altra e, non avendo mai ricevuto una lezione formale in vita mia, la prima fu per me un trauma. Avevo già visto la scrittura – sapevo, per esempio, che le rune incise sulla mia lama dicevano “Erminatz” – ma mai avrei pensato di dover imparare a decifrarla; avevamo degli schiavi che si occupavano di quell’umile compito.
Tuttavia, all’inizio della mia prima lezione, mi fu messo davanti un elenco di simboli che il mio litterator chiamò lettere e dovetti imparare a riconoscerli dal primo all’ultimo e quale suono rappresentassero in una lingua che conoscevo a malapena. seduto accanto a due bambini, tre anni più piccoli di me, uno dei quali, Germanico – mi riferirò a lui in questo modo, anche se non si era ancora guadagnato quel nome… […]
Storia molto avvincente
Le tre legioni è un romanzo molto ben scritto. E questa qualità di scrittura rende possibile l’agevole superamento dei frequenti passaggi temporali resi necessari dalla struttura del racconto.
All’inizio, l’alternanza fra il presente di Thumelicatz ed il passato – la lettura del diario del padre Erminaz e le testimonianze dei testimoni sopravvissuti – rende il percorso del lettore leggermente faticoso.
Ma tale difficoltà scompare non appena i due nomi germanici e i loro corrispettivi romanizzati Arminio e Tumelico diventano familiari. Padre e figlio si alternano nel racconto e rivelano al lettore due diverse visioni della storia ma accomunate da un insopprimibile amore per la patria germanica ed anelito di libertà.
E così, l’autore di Le tre legioni restituisce pari dignità a quella parte di storia antica che oppone la cultura della romanità alle tradizioni ancestrali della componente barbarica germanica.
Almeno per una volta, dopo la lettura di questo libro, resteremo nell’incertezza di quali siano i buoni e quali invece i cattivi. E tutto ciò al netto delle atrocità che l’una e l’altra parte non si fanno scrupolo di commettere durante quei secoli bui della storia d’Europa.
Se il tema vi interessa leggetelo… Non resterete delusi!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Le tre legioni – Il libro di oggi
- Il destino dell’imperatore – Vespasiano. I primi tre romanzi in uno.
- Vide YouTube – Il massacro di Teutoburgo 17^ 18^ 19^ Legione – di Alberto Angela
- Video YouTube – Battaglia di Teutoburgo. Perché Roma rinunciò alla Germania?
Rispondi