L’Ispanico, l’imponente romanzo storico di Santiago Posteguillo, rappresenta la mia proposta per la nuova recensione di oggi.
Il libro di cui ho il piacere di parlarvi è un corposo tomo che apre una serie di volumi dedicati ad uno degli imperatori più importanti di Roma: Traiano. O ancora meglio, Marco Ulpio Traiano, uno dei condottieri più valorosi ed amati di un difficile arco di storia della Roma imperiale.
Partiamo dai contenuti
“96 d.C. Ai confini settentrionali dell’Impero romano, sotto una pioggia inclemente, alcuni uomini sono segretamente riuniti. Le labbra serrate, gli sguardi accesi, sulle loro spalle pesa una grande responsabilità.
Mentre i Germani a nord e i Daci a est serrano sempre più la morsa, nella Capitale l’imperatore Domiziano, uomo debole e crudele, sperpera il denaro pubblico, condannando a morte chiunque osi mettersi contro di lui.
In questo panorama desolante, l’ipotesi di una congiura ai suoi danni non può che trovare terreno fertile, facendo proseliti tra i membri del Senato e persino tra i suoi stessi familiari, prima tra tutti la moglie Domizia Longina, stanca delle continue violenze subite.
Con il rischio di una guerra civile che si fa sempre più concreto, solo un uomo può fare la differenza. È Marco Ulpio Traiano, comandante di grande valore ed equilibrio, amato dalle truppe e stimato dai senatori.
Nato lontano dal suolo italico, di fronte al suo carisma, neppure le origini ispaniche saranno d’ostacolo quando il popolo di Roma avrà bisogno di una nuova guida.
In un romanzo di grande forza evocativa, l’ascesa di colui che portò l’Impero romano alla sua massima espansione.”
Nota storica dell’autore
Per il lettore che si avvicina ad un libro che si definisce ‘storico’ l’equilibrio fra storia e finzione ha un valore molto importante.
I lettori di Santiago Posteguillo sanno che all’interno di ogni suo romanzo che tratta di personaggi fondamentali della storia romana, questo equilibrio è presente in maniera sorprendente. Oserei dire, quasi maniacale.
Ecco perché al termine de L’Ispanico alcune pagine sono dedicate all’affermazione di questo fondamentale principio.
Eccone una prima conferma..
“L’Ispanico è un romanzo storico e, in quanto tale, contiene una parte di invenzione. Tuttavia, diversamente da quanto ci si possa aspettare, la finzione non è preponderante. In alcuni passaggi di particolare tensione drammatica, infatti, dove si potrebbe ipotizzare l’intervento più invasivo dell’autore, ho voluto inserire delle citazioni per dimostrare che il racconto rispecchia i fatti come riportati dalle fonti classiche.
Mi riferisco, ad esempio, al momento in cui Domiziano obbliga il console Manio Acilio Glabrione a scendere nell’arena dell’anfiteatro di Alba Longa; oppure alla battaglia contro Saturnino e i Catti e all’improvviso disgelo del Reno; o ancora alla terribile scena di tortura del consigliere Partenio.
Le parti di invenzione de L’Ispanico che comunque esistono, vanno cercate nella ricostruzione della vita privata dei grandi personaggi storici che sfilano tra le pagine, nei dialoghi fra Traiano e il padre, tra Vespasiano e i suoi figli o tra Domiziano e le persone che ne subirono la tirannia e la paranoia.
In questi punti la finzione subentra a completare i dati storici e dà continuità alla narrazione.”
Qualche ulteriore indicazione al riguardo
“[…] Al di là di qualche licenza dell’autore, comunque, L’Ispanico rispetta scrupolosamente la veridicità delle vicende storiche salienti, come la progressiva ascesa degli ispanici in Senato; l’estenuante assedio di Gerusalemme; le guerre di confine nella Britannia, nella Germania, sul Danubio o nella Partia; la costruzione in due fasi dell’anfiteatro Flavio (il Colosseo); i complotti di Domiziano per salire al trono e la sua follia; le persecuzioni dei cristiani; la vita dei gladiatori e perfino l’esistenza delle gladiatrici.
Pertanto, L’Ispanico cerca di presentare un intenso e fedele affresco della vita dell’Impero romano durante l’ultimo terzo del I secolo d.C.”
Santiago Posteguillo e la Trilogia di Traiano
Di Santiago Posteguillo, autore del romanzo ho inserito alcune notizie fondamentali nella precedente recensione dedicata al romanzo L’Africano.
Per chi volesse rileggerlo inserisco qui, e a fine recensione, il link che rimanda al documento citato.
Vorrei invece dedicare questo paragrafo alla cosiddetta ‘Trilogia (o Saga) di Traiano’ di cui L’Ispanico rappresenta il primo libro.
Nell’edizione originale spagnola i tre volumi, già tutti pubblicati, sono:
Il primo: ‘Los secretos de los asesinos del emperador’ (2011) – L’Ispanico nell’edizione italiana di Piemme con la traduzione di Giuliana Calabrese (2013) – pag.1034.
Il secondo: ‘Circo Maximo’ (2013) – pag 1200. L’edizione italiana sempre edita da Piemme è stata invece divisa in due volumi (forse per contenerne la dimensione). Circo Massimo (6/2017) – pag.622, e L’ira di Traiano (7/2017) – pag. 648.
Il terzo volume invece: ‘La legión perdida’ (2016) – pag. 1152, non è ancora disponibile nella nostra lingua.
Vorrei solo aggiungere che Posteguillo è stato uno dei vincitori del Premio Planeta 2018 con il suo ultimo romanzo singolo ‘Yo Julia’ (2018) dedicato ad una delle più prestigiose donne dell’Antica Roma.
L’Ispanico e le sue peculiarità
All’interno del magnifico romanzo, si affiancano alla narrazione principale, anche alcuni eventi storici epocali. Mi limito a citare fra i più interessanti: La distruzione di Gerusalemme, Pompei seppellita dall’eruzione del Vesuvio, la persecuzione ed il martirio dell’Apostolo San Giovanni. Ottimamente integrati nel volume diventano, nei fatti, altri romanzi all’interno di quello principale.
Descritti in modo spettacolare sono anche i molti combattimenti di gladiatori che fanno da sfondo agli incredibili eccessi di questi anni di storia imperiale.
L’autore adotta inoltre in questo libro un approccio letterario particolare, quando trova il modo di dare voce ad un cane che ha un piccolo ma significativo ruolo nella storia. E ne risulta, a mio parere, un elemento originale e non privo di interesse.
Qualche brano a titolo di esempio
Con queste parole il romanzo prende il via. (Capitolo 1)
“«L’imperatore di Roma non può essere ucciso» rispose loro Traiano. I senatori serrarono le labbra, senza osare replicare.
Marco Ulpio Traiano, governatore della provincia germanica, lesse la paura sui loro volti, e capì che la decisione era già stata presa. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarli. Erano spacciati: la guardia pretoriana era invincibile e Roma ormai andava alla deriva verso un’inevitabile guerra civile.
Lui si trovava tra due fuochi e non poteva fare nulla. Nulla. Traiano li fissò uno per uno. Quei patrizi non si erano spinti fino ai confini dell’Impero per ascoltare la sua opinione. A loro interessava soltanto sapere da che parte sarebbe stato. Lui però doveva provare a impedire quella follia: se la congiura fosse fallita i senatori sarebbero andati incontro a morte certa. Stavano mettendo in gioco la loro vita e, per loro, l’eventualità di una guerra civile sarebbe stata solo il minore dei mali. Non potevano capire: non avevano trascorso anni sul limes come lui.
Ciò che mancava loro era la lungimiranza. Ma l’ultima cosa che Roma poteva permettersi era uno scontro tra le sue legioni. Stavano camminando sul filo del rasoio e i senatori, noncuranti degli attacchi di Germani, Daci e Parti, volevano sapere se Traiano fosse a favore o contro Domiziano. Sembrava che, ai loro occhi, tutto il resto non esistesse. E invece esisteva.
I confini dell’Impero erano in pericolo, ma loro riuscivano a vedere solo gli orrori che si consumavano negli anfratti più reconditi del palazzo imperiale. Traiano sembrava l’unico a mantenere lucidità su quella delicata decisione. All’esterno del praetorium la pioggia della Germania Superiore scrosciava inclemente.
Il legatus augusti al comando delle legioni del Reno si sentì solo, infinitamente solo.”
Gerusalemme
Siamo qui al capitolo 42.
“«Chi li guida?» domandò Eleazar ben Yair da una delle finestrelle della torre Psephinus, in uno degli angoli del primo ordine di mura di Gerusalemme.
«Il figlio dell’imperatore» rispose Simone bar Giora, il capo dei sicarii, il gruppo più radicale della rivolta giudaica che lottava per una Giudea libera e indipendente da Roma.
«Quello che ha convinto Giovanni di Giscala a consegnare Tarichea?» «Proprio lui» confermò Simone. «Proprio lui.» Lo ripeté pensando al coraggio di quel capo romano, che era stato in grado di prendere diverse città che gli zeloti avevano difeso con scarsa convinzione.
La resa di Giscala e dei suoi seguaci, quei maledetti zeloti, sempre disposti a scendere a patti con il nemico, non aveva comportato solo la perdita di Tarichea: Giscala e i suoi si erano rifugiati proprio a Gerusalemme, ormai l’unico nucleo attivo di resistenza in quella lunga e cruenta guerra. Da quel momento gli zeloti si erano barricati nella Fortezza Antonia e nella Città Vecchia, nelle vicinanze del Tempio.
I sicarii di Simone avevano già cercato più volte di accedere al Tempio e alla Città Vecchia, ma Giscala aveva opposto una feroce resistenza che era costata gravi perdite a entrambe le fazioni. Simone, però, voleva recuperare il controllo di tutta Gerusalemme e aveva progettato di attaccare la Città Vecchia dalla collina più elevata della Città Nuova, anziché riprovare dal Tempio.
Ma proprio in quel periodo erano arrivati i Romani e avevano circondato la città. Simone, alla guida di diecimila sicarii e cinquemila alleati idumei, combatteva due guerre: una contro Roma e un’altra, forse ancora più cruenta, contro gli zeloti all’interno delle mura. Roma aveva schierato quattro legioni, Giscala ottomilaquattrocento zeloti.”
Il cucciolo
“Un giorno sua madre non tornò. Alla fine lui e i suoi fratelli decisero di avventurarsi fuori per procurarsi da mangiare.
Seguirono le tracce della madre fino a quando si confusero con strani odori sconosciuti. In quel momento un enorme cavallo, che trainava una cosa gigantesca appoggiata su due grandi cerchi, investì due dei suoi fratelli. Spaventati, fuggirono tutti in direzioni diverse e non li rivide più.
Aveva una fame tremenda. Camminò per ore senza meta tra pareti punteggiate di buchi da cui, di tanto in tanto, uscivano fiotti di urina. Non era come la sua: aveva un odore intenso, ma non gli serviva a orientarsi nella ricerca di cibo.
Aveva provato a prendere un po’ di carne in un posto affollato da quelli che camminano su due zampe, ma loro lo avevano messo in fuga. Era esausto. Cominciò a piovere. Le pozzanghere placarono la sua sete, ma la fame era sempre più insopportabile. Se non avesse mangiato, presto non avrebbe più avuto le forze per camminare, e a quel punto si sarebbe sdraiato lasciandosi morire.
Il suo istinto, però, lo spingeva a non darsi per vinto. Si imbatté nel più imponente dei muri, il più alto mai visto in quel caotico labirinto in cui il cibo era riservato solo a quelli su due zampe. Iniziò ad annusare la base di quel muro e gli si rizzò il pelo: odorava di morte, ma anche di cibo.
A lui ogni tipo di carne sembrava buono, come tutto il resto. Un giorno aveva ingerito soltanto della bava biancastra trovata per strada; non sapeva di niente che avesse già mangiato prima, ma non gli fece male allo stomaco.” (Capitolo 82 – inizio).
Un romanzo di grande spessore
Non solamente in termini quantitativi, ma prima di tutto per il ricco contenuto, ottimamente scritto ed anche ben tradotto. Giuliana Calabrese, la traduttrice, ha compiuto un lavoro che ritengo di grande qualità.
Numerose le citazioni degli storici dell’epoca e un elenco completo di tutti i personaggi (cane compreso). Nonché alcuni alberi genealogici fondamentali in un mondo regolato dai legami fra le grandi famiglie, che ne costituiscono il nucleo sociale dominante.
Ed infine due utili glossari: di termini latini il primo e di termini in lingua dacica il secondo. E anche molto altro.
L’autore non ha trascurato alcun dettaglio per offrire, anche al lettore più esigente, gli strumenti indispensabili per navigare nei meandri di una storia tanto complessa quanto affascinante.
Ottima ricostruzione storica, eccellente rappresentazione dei personaggi, romanzo piacevolissimo e… scorrevole. Nonostante la mole!
Alla prossima!
Dello stesso autore
L’Africano recensito il 20/06/2018
Per chi desidera approfondire od acquistare
- L’Ispanico – primo volume della trilogia – il libro di oggi:
- Circo Massimo – secondo volume della trilogia (prima parte):
- L’ira di Traiano – secondo volume della trilogia (seconda parte):
- Da Youtube il video Le legioni di Traiano – di Alberto Angela ( Rai Tre), il più visualizzato:
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