Sono veramente felice di proporvi la recensione de L’uomo di carta della britannica Sharon Bolton. Un bellissimo thriller che mi ha veramente catturato.
Sharon Bolton è una scrittrice contemporanea che recensisco per la prima volta. Ma benché abbia cominciato a dedicarsi alla scrittura solo dal 2008 ha già al suo attivo un prestigioso successo editoriale.
L’uomo di carta (The Craftsman) viene pubblicato in Gran Bretagna nel 2018 e arriva a noi nel 2019.
Devo confessare a chi segue le mie recensioni che, mentre sto scrivendo queste righe, sono ancora col fiato sospeso nell’attesa di conoscere la fine del romanzo. Romanzo che sto letteralmente divorando e che avrò comunque concluso prima di pubblicare questo scritto.
Il libro
Il romanzo edito nel nostro paese da Newton Compton Editori (10 ottobre 2019) è un bel volume di 407 pagine e conta con la traduzione di Giulio Lupieri.
Disponibile in Ebook e in edizione cartacea è un thriller dalla lettura agile e coinvolgente che spazia in due orizzonti temporali a 30 anni di distanza uno dall’altro.
Strutturato in tre parti la narrazione si sviluppa mediante capitoli brevi che rendono molto scorrevole la lettura.
La prima parte è datata 10 agosto 1999 (cap. da 1 a 11: 46 pagine). La seconda parte è un flash-back che si snoda fra il 16 giugno del 1969 al 4 luglio dello stesso anno. (cap. da 12 a 55: circa 250 pagine – la parte più corposa del romanzo). E infine – e siamo alla terza parte – l’autrice ci riporta al 10 agosto ed 11 agosto del 1999 per riprendere la narrazione. In questi due ultimi giorni, cruciali per l’indagine iniziata e conclusa 30 anni prima, c’è un clamoroso imprevisto che rimette tutto o quasi in discussione. (Ecco 15 capitoli adrenalinici – da 56 a 71) completamente inaspettati per il lettore.
Ma indiscutibilmente di grande efficacia.
Entriamo adesso nel vivo della storia
“Durante il giorno più caldo dell’anno l’assistente commissario Florence Lovelady partecipa al funerale di Larry Glassbrook, un condannato per omicidio, al cui arresto contribuì tanti anni prima.
Larry seppelliva le sue vittime, ancora vive, all’interno di bare che lui stesso costruiva. Accanto ai corpi lasciava delle statuette in argilla: l’agghiacciante firma di una mente folle.
Sono passati decenni da quando l’ultima vittima, una ragazzina di quindici anni, è stata salvata. La giovane Lovelady risolse quel complicatissimo caso, segnando con ciò l’inizio della propria brillante carriera.
Ma Florence non è mai riuscita a dimenticare quella storia: i fantasmi del passato continuano a tormentarla. Le sue paure sembrano diventare reali quando, ritrovandosi nella vecchia casa del serial killer, deve fare i conti con una scoperta scioccante… C’è un imitatore? O l’assassino è ancora in circolazione?”
Vi ho appena proposto la breve sintesi che potere trovare sul sito di Amazon. Attraverso il quale, e molti di voi lo sanno bene, negli ultimi anni non manco di rifornire la mia biblioteca virtuale di Ebook con dei semplici download restando comodamente nel luogo dedicato alla mia passione di antico amante di libri.
L’ambientazione
Benchè Sharon Bolton decide di collocare L’uomo di carta in tempi estremamente recenti il thriller non è privo di sconcertanti sorprese.
Non ne fa un mistero la scrittrice stessa fin dall’introduzione che apre il romanzo, quasi nel tentativo di preparare il lettore all’incontro di un mondo che pensiamo ormai dimenticato.
Ecco cosa possiamo leggere:
“Caro lettore,
un giorno di primavera del 1612 Richard Baldwin, proprietario di un mulino nella foresta di Pendle, nel Lancashire, cacciò dalle sue terre due donne locali accusandole di essere “streghe e prostitute” e minacciando di “bruciarne una e impiccare l’altra”. Si mise così in moto una catena di eventi che portarono all’incarcerazione, al processo e all’impiccagione di nove donne accusate di omicidi perpetrati attraverso le arti della stregoneria: l’infame processo delle streghe di Pendle.
La leggenda vuole che le bambine nate all’ombra della collina di Pendle siano battezzate due volte. La prima in chiesa, come di consueto. E poi, di nuovo, in uno stagno oscuro, dove sono votate al servizio di un altro Signore. Queste ragazze trascorrono la vita scendendo a patti con questa insolita eredità, perché essere una donna di Pendle è sia una benedizione sia una condanna.
A quanto ne so, sono stata battezzata soltanto una volta, ma sono una donna di Pendle. Le donne impiccate per stregoneria nel 1612 potevano essere le mie trisavole o le mie nonne ancestrali. E fin da piccola sono stata consapevole che, se fossi vissuta in quei tempi di misoginia e superstizioni, anch’io sarei stata accusata di stregoneria.
Poiché sono sempre stata diversa – la ragazza un po’ strana, seduta in fondo alla classe, che non si faceva trasportare dal vento e non seguiva le strade battute -, mi ha sempre interessato sapere cosa fa di certe donne delle streghe.
Il Nord dell’Inghilterra,
la mia terra natale, è un luogo cupo. È lì che per centinaia d’anni si sono rifugiati i dissidenti e i fuorilegge che si sono dati alla macchia. Poco prima che nascessi Ian Brady e Myra Hindley minacciavano i bambini del Nord. Da giovane, la mia libertà era severamente limitata dallo Squartatore dello Yorkshire. Mary Ann Cotton, Harold Shipman, Peter Dinsdale, Donald Neilson erano tutti serial killer del Nord.
Spesso mi chiedono perché scrivo questo genere di libri. Forse la spiegazione sta proprio qui.
Ma c’è un libro che ho sempre voluto scrivere. Un libro su di me e le donne come me. Donne del Nord che spiccano sulle altre e che vengono punite dalla gente perché osano essere diverse. Ho sempre voluto scrivere un libro sulle streghe. Nella fattispecie, su come le donne diventano streghe. Sono loro stesse a fare quella scelta o qualcun altro la fa per loro? Ero solita optare per la seconda spiegazione, ovvero che è la società a creare le streghe. Adesso però, dopo anni di ricerche, non ne sono così sicura. Non respingo più l’idea della stregoneria. Penso che in tutti noi ci siano grandi poteri, e alcuni hanno imparato a usarli.
L’uomo di carta è la storia delle donne e delle streghe. Dei bambini che amiamo e dobbiamo proteggere. E degli uomini che ci temono. Sharon Bolton.”
Qualche estratto del romanzo
L’uomo di carta comincia così.
Martedì 10 agosto 1999.
“Nel giorno più caldo dell’anno Larry Glassbrook è tornato per l’ultima volta nel suo nativo Lancashire e gli abitanti sono venuti a dirgli addio. Non in modo amichevole, tuttavia.
Forse è soltanto la mia immaginazione, ma durante il breve e freddo servizio funebre la folla davanti alla chiesa sembra essersi ingrossata, molti si sono aggiunti a quelli che erano arrivati prima per assicurarsi un buon posto, come si fa di solito per una grande parata.
Ovunque volgo lo sguardo ci sono persone in piedi tra le lapidi, a ridosso del muro perimetrale e allineate lungo i sentieri come una spettrale guardia d’onore. Mentre seguiamo la bara sotto un sole che potrebbe cauterizzare le ferite, ci osservano senza muoversi né parlare.
I giornalisti sono presenti in massa, nonostante la data sia stata tenuta segreta il più a lungo possibile. Alcuni poliziotti in uniforme li tengono a distanza, impedendo loro l’accesso ai sentieri e al portico, ma i fotografi si sono attrezzati con scalette e potenti lenti telescopiche. I soffici microfoni tondi dei cronisti televisivi sembrano abbastanza potenti da cogliere lo zampettio di un topo nella chiesa.
Tengo lo sguardo abbassato e spingo un po’ più su sul naso gli occhiali da sole, nonostante sappia che il mio aspetto ora è molto diverso. Trent’anni sono tanti. […]”
Chi parla è la protagonista de L’uomo di carta, Florence Lovelady. Siamo al capitolo 1 e tutto il romanzo è narrato in prima persona.
Poche righe più avanti
“[…] Rispetto ai tempi di Larry, gli standard sono precipitati. Il personale delle onoranze funebri Glassbrook & Greenwood indossava completi neri come il carbone appena estratto. Avevano scarpe e capelli scintillanti, si radevano così spesso da strapparsi lembi di pelle e portavano le bare con deferenza, perché erano autentiche opere d’arte. Lui non avrebbe mai permesso lo scadente laminato che vedo davanti a me.
Sapere che il suo funerale era al di sotto degli standard che gli stavano tanto a cuore sarebbe stata per Larry una cocente delusione. D’altro canto, avrebbe potuto ridere, forte e sguaiatamente, come a volte faceva quando meno te l’aspettavi e più ti dava sui nervi. E poi avrebbe potuto passarsi le dita tra i capelli neri, strizzarti allusivamente l’occhio e rimettersi a ballare sulle note della canzone di Elvis Presley che sembrava riecheggiare in continuazione nel suo laboratorio.
Dopo tutto questo tempo, il solo pensiero della musica di Elvis Presley mi accelera il battito cardiaco.
La bara scadente e i suoi portatori svoltano come un gigantesco insetto e lasciano il sentiero. Mentre ci dirigiamo a sud verso la tomba di famiglia dei Glassbrook, il sole sulle nostre facce è intenso e spietato come le luci della ribalta di uno scalcagnato music-hall. Nel Lancashire, quassù nelle brughiere, le giornate calde sono rare, ma oggi sembra che il sole abbia deciso di dare a Larry un assaggio delle temperature che lo aspettano nel suo prossimo luogo di confino.
Mi chiedo cosa ci sarà scritto sulla sua pietra tombale: Marito amorevole, padre devoto, spietato assassino.[…]”
Un salto nel tempo
Trent’anni prima – la data è quella del sabato 28 giugno 1969. La 22enne neo agente di Polizia Florence Lovelady – si sta occupando a fianco dei colleghi più anziani Sharples e Brown delle indagini in corso.
Patsy Wood, una bambina in età scolare è scomparsa.
Siamo al capitolo 36.
[…] «Signore», dissi, «tre persone diverse mi hanno parlato di tombe profanate, ma le segnalazioni non hanno mai avuto un seguito perché…», mi fermai.
«Perché?», mi pungolò Sharples.
«Perché ci sono delle persone importanti che sanno che sta succedendo qualcosa di strano e chiudono un occhio. Forse sono proprio loro i responsabili. E poi Larry… sì, lo so che è uno dei sospettati… Larry mi ha detto di indagare tra i massoni».
Sharples e Brown si scambiarono un’occhiata.
«E l’ho fatto. O almeno ci ho provato, senza però scoprire nulla, tranne che da queste parti sembra ce ne siano molti».
I due uomini mi guardarono senza dire nulla.
“Sono massoni”, pensai.
Brown allungò una mano verso di me, facendomi trasalire, ma mi stava solo porgendo una banconota da una sterlina. «Fatti dare la ricevuta», disse.
«Daphne Reece incontra le sue amiche al bagno turco il sabato pomeriggio», mi disse Sharples. «Vacci anche tu e cerca di scoprire qualcosa».
«Vuole che interroghi Daphne Reece al bagno turco?». L’idea che lui e Brown fossero massoni mi dava il capogiro. Era un sospetto ridicolo?
«No, non dovrai interrogarla, soltanto farci una chiacchierata», precisò Sharples. «Sono convinto che non ci abbia detto tutto, e quella sapientona del suo avvocato non mi piace per nulla. Forse tu avrai più successo. Ti ha presa in simpatia, e in un bagno turco le donne sono più inclini alle confidenze».
«Ma io non sono mai andata in un bagno turco».
«Non preoccuparti», disse… […]”
Streghe
Siamo nel bagno turco. Florence sta parlando con le donne che cercava.
“[…] Era una battuta, l’avevo capito dal suo tono, ma colpiva nel segno. «Non sono una detective ma una semplice agente di polizia», risposi. «Sono stata cooptata nella squadra, ma penso che non durerà ancora molto».
«Sciocchezze. Tu sei una ragazza molto brillante», disse Daphne. «E hai ragione, è una bella arrampicata. Non ci incontriamo sempre lassù, soltanto nelle occasioni più importanti. È un luogo di buon auspicio. Era lì che sorgeva la Malkin Tower. Lo sai cos’era, vero?».
Lo sapevo.
«La casa della Vecchia Madre Demdike e della sua famiglia», risposi, riferendomi a una delle più famose streghe del Lancashire. «Ma nessuno sa dove si trova la torre».
«Nessuno lo sa per certo», mi corresse Avril. «Ma chi conosce le tradizioni della stregoneria sa che quello è il luogo più probabile. La Malkin Tower in origine fu costruita per scopi difensivi, e quel sito si trova in una posizione privilegiata. Quando è caduta in rovina, soltanto le famiglie più povere volevano vivere lassù».
«E certe notti, da quel punto si vede molto bene la luna», aggiunse Daphne.
«Siamo una congrega della luna», disse Avril. «Ci incontriamo anche in altre ore, come all’alba e al tramonto, le porte del giorno, ma abbiamo sempre più successo quando lavoriamo con la luna».
«Continuate a dire “lavorare”», dissi, «ma in cosa consiste esattamente il vostro lavoro?»
«La magia, naturalmente», disse la voce di Em, e c’era qualcosa d’inquietante nel suo modo di fluttuare attraverso il vapore.
Stavo cercando di ricordare cosa mi aveva detto Daphne sulla stregoneria nella sala di consultazione della biblioteca… […]”
L’indagine continua. Il paese di Sabden è in subbuglio. Le scomparse di bambini terrorizzano le famiglie. Assassini, massoni, streghe…
Tanto su cui lavorare!
L’autrice
Sharon Bolton nasce nel 1960 nel Lancashire e vive a Londra.
In una interessante intervista su ‘www.thrillercafe.it’ dell’ottobre 2013 a firmata da Giuseppe Pastore, dichiara candidamente quanto segue.
“Ho cominciato scrivere narrativa relativamente tardi, perché, per lungo tempo, semplicemente non mi è mai venuto in mente che avrei potuto farlo. Voglio prendermi a calci da sola, guardandomi indietro, perché tutti gli ingredienti erano lì: amore per la lettura, immaginazione iperattiva, un lavoro che prevedeva usare le parole per trasmettere idee. Suppongo che l’aver fatto un lungo apprendistato mi abbia aiutato in qualche modo, perché una volta che ho cominciato, tutto è venuto molto naturale e semplice.”
Ed alla domanda: Un consiglio per aspiranti scrittori? l’autrice de L’uomo di carta risponde:
“Leggete il più possibile. Scrivete sinceramente e col cuore, e sempre per voi stessi prima che per chiunque altro. E non permettete a nessuno di vedere il vostro manoscritto fino a che non lo riterrete perfetto. Non lo sarà, ma dovrebbe essere sulla buona strada. Poi, non mollate mai.”
Una ventina di romanzi pubblicati. Molti premi e grande successo presso i lettori.
Personalmente mi sono ripromesso di leggere anche altri suoi titoli fra quelli già tradotti in italiano, che sono (ad oggi) i seguenti.
Sacrificio (2008), Il risveglio (2009), Raccolto di sangue (2011), Incubi di morte (2013), Il prossimo delitto (2018). Mondadori e Newton
L’uomo di carta? Penso che l’avrete già capito. Per me un ottimo thriller! Da non perdere.
Per chi desidera approfondire od acquistare
- L’uomo di carta – Il libro di oggi
- Sacrificio – Il più premiato
- Il prossimo delitto – Un thriller cupo e sorprendente (The Guardian)
4. Video Youtube con intervista all’autrice. Molte interessanti domande a questa grande scrittrice. (Tradotta in 20 lingue e con oltre un milione di copie vendute.) Il video è in inglese con sottotitoli sempre in inglese.
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