Partiamo dal film
Quando per la prima volta ho affrontato la visione del film ero consapevole che avevo di fronte un film testimonianza. Una testimonianza di tipo particolare senza dubbio. Non capita tutti i giorni di parlare di una storia nella quale un bambino di meno di quattro anni rasenta la morte e poi dichiara candidamente che, in quel breve periodo in cui i medici credono di “averlo perso”, lui in realtà ha conosciuto il Paradiso.
Avevo constatato poi attraverso la visione del film la straordinarietà della storia. Ovviamente non sapevo quanto fosse testimonianza e quanta fantasia dovuta a scelte cinematografiche. E comunque la vicenda del piccolo Colton Burpo aveva inevitabilmente sollecitato le mie radici di persona cresciuta e vissuta nello spirito del cristianesimo.
Ciononostante devo ammettere che la dichiarazione così esplicita che “il Paradiso esiste per davvero” mi aveva scosso in modo imprevedibile.
Avevo trovato il film ben fatto. Bravi gli attori ed in particolare mi era sembrata eccellente la scelta del ragazzino che nella pellicola recita il ruolo di Colton. A quel punto mi sentivo di affermare che il film mi era piaciuto e che potevo annoverare il DVD, acquistato per curiosità, come un pezzo significativo della mia collezione digitale.
E’ trascorso diverso tempo e poi la mia collaborazione per questa rubrica di recensioni, mi ha ricordato che il film nasceva da un libro e quindi uno specifico interesse ad approfondire.
Confermo comunque che l’impatto emotivo fino a quel momento era rimasto nella sfera della normalità come dopo la visione di qualsiasi altro buon film.
L’effetto della lettura del libro
La lettura del libro, come appena detto, nasce dalla necessità tecnica del confronto previsto in questa rubrica. E quindi ero preparato a valutare i soliti aspetti comparativi che riguardano i due diversi modi di raccontare, la fedeltà rispetto al racconto originale e così via.
Il primo impatto col libro mi ha subito sorpreso per la semplicità discorsiva del racconto. Niente parole complesse ed impegnative. Niente tentativi di convincere attraverso considerazioni teologiche o spirituali. Una semplice cronaca di fatti avvenuti come spesso avviene all’interno della spontaneità di un sano clima di comunicazione in ambito famigliare.
Per darvene un’idea prendo a spunto una delle prime pagine del prologo. La scrittura ricalca le modalità del diario, e l’estensore del racconto è Todd Burpo il padre del piccolo Colton. La famiglia è in viaggio in auto. La ‘quasi morte’ del bambino era avvenuta tempo prima e durante il percorso che li deve portare a destinazione l’auto transita in prossimità dell’ospedale in cui il bimbo era stato ricoverato.
Ecco cosa succede
Riporto alcuni brevi stralci di quel resoconto di Todd:
“A volte ridere è l’unico modo per superare un trauma, così decisi di stuzzicare un po’ mio figlio. «Ehi, Colton, se svoltiamo qui possiamo tornare all’ospedale. Che ne dici, ci facciamo un salto?»
Sentii il nostro piccolino ridere nell’oscurità. «No, papà, non ci voglio andare! Portaci Cassie, ci va lei in ospedale!» Anche lei scoppiò a ridere. «No-ooo! Non voglio andarci neanch’io!» Sonja si girò a guardare Colton, nel seggiolino alle mie spalle. Immaginai i suoi capelli biondi e corti, gli occhi azzurri che brillavano nel buio. «Te lo ricordi l’ospedale?» gli domandò. «Certo, mamma, che me lo ricordo. È dove ho sentito cantare gli angeli.» Dentro la macchina il tempo si fermò. Sonja e io ci scambiammo un’occhiata, insieme a un muto messaggio: Hai appena sentito anche tu quello che ho sentito io? […]
Alla fine trovai il coraggio: «Hai detto che hai sentito cantare gli angeli mentre eri in ospedale?». Annuì con decisione. «E che cosa cantavano?» Lui spostò gli occhi in alto a destra, tutto intento a ricordare. «Allora… cantavano Jesus Loves Me e Joshua Fought the Battle of Jericho» disse. «Io gli ho chiesto di fare We Will Rock You, ma quella non la sapevano…» Mentre Cassie ridacchiava piano, constatai che Colton aveva risposto in modo pronto e sicuro, senza un’ombra di esitazione. Un altro sguardo perplesso tra me e Sonja. Cosa succede? Ha sognato mentre era in ospedale?…”
E poi nel tempo altre rivelazioni scaturiscono dai ricordi del bambino. Il racconto di Todd è insieme la narrazione degli eventi e la dichiarazione della fragilità della propria fede. Nel libro rispetto al film c’è qualcosa anche di più significativo. Ad ogni rivelazione del bambino, spesso contrario o difforme ai molti luoghi comuni sul Paradiso c’è la ricerca quasi ossessiva del padre di riscontri attraverso le sacre scritture. Riscontri che ogni volta certificano l’attendibilità delle affermazioni del piccolo Colton.
Ha ancora senso il confronto?
Credo che sia una domanda quasi inutile. L’esperienza raccontata tanto nel libro quanto nel film è sicuramente interessante a prescindere dai due tipi di linguaggio e delle varianti scelte dalla regia di Randall Wallace per renderla meglio fruibile dagli spettatori e restringerla nei limiti temporali di un film.
Il film mi è piaciuto. Il libro nella sincerità che traspare dalle parole scritte mi ha commosso fino alle lacrime.
Vorrei riportare per i lettori di questa recensione – ai quali consiglio di scegliere ciò che preferiscono, cioè la visione del film, la lettura del libro o tutte e due le cose – la dichiarazione conclusiva di Todd Burpo inserita nell’ultimo capitolo del libro.
Lo faccio perché riflette esattamente anche il mio stato d’animo. Dice così:
“In passato, siccome c’erano un sacco di domande più assillanti a cui non trovavo risposta, non avevo dedicato molto tempo a riflettere sul Paradiso, a livello personale. Oggi le cose sono cambiate: per me, per Sonja, così come per tante altre persone che, ispirate dalla storia di Colton, hanno iniziato a pensarci di più.
Intendiamoci, non disponiamo ancora di tutte le risposte, anzi, siamo ben lungi dal trovarle. Ma una cosa è certa: adesso abbiamo un’immagine in mente, un’immagine da contemplare e da cui lasciarci affascinare.
Adoro il modo in cui mia madre riassume la questione: «Da quando è successa questa cosa, penso più spesso a come potrebbe essere la vita lassù. Credevo nel Paradiso anche prima, ma ora posso immaginarmelo. Prima lo avevo solo sentito dire, e invece adesso ne sono sicura: un giorno lo vedrò».”
Vedi anche:
“IL PARADISO PER DAVVERO” di Todd Burpo – il libro
“IL PARADISO PER DAVVERO” regia di Randall Wallace – il film
Colonna sonora “Come Thou Fount Every Blessing”
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