Ho appena concluso l’ultima pagina di Scarlatto veneziano, il primo della serie di quattro romanzi ambientati nella cornice di una Venezia della metà del 1700.
L’autrice, Maria Luisa Minarelli, bolognese di nascita e milanese di adozione, amante di Venezia, in cui soggiorna spesso, ha scritto questo bel romanzo. Dopo aver approfondito a lungo abitudini e tradizioni di una città di cui ci è rimasta quasi solo la splendida architettura ci offre uno spaccato di storia veramente affascinante.
M. L. Minarelli e la sua saga veneziana
Il mio incontro di lettore con i romanzi di questa scrittrice risale ai primi giorni di luglio del 2018 con l’acquisto di Oro veneziano il secondo romanzo della saga. Devo ammettere che l’acquisto è stato motivato dalla semplice curiosità di conoscere il modo di scrivere dell’autrice, che vedevo spesso pubblicizzata da Amazon, e dalla sempre gradita ‘offerta lampo’.
Per chi come me, legge molto, un argomento non trascurabile davvero!
Inizio la lettura e finisco per divorare le 320 pagine del libro nell’edizione Ebook di Amazon Crossing. Piacevole ed intrigante questo insolito thriller nella Venezia datata 1753.
Il libro mi piace al punto di ricercare subito un nuovo titolo della serie e così Crociata veneziana mi conferma la qualità della brava scrittrice. Ritrovo i personaggi principali e anche qui delitti e misteri momentaneamente spostati sulla Roma papale degli stessi anni.
E poi ancora incuriosito a novembre del 2018 mi procuro anche Sipario veneziano e Scarlatto veneziano. Che leggo in veloce successione con grande piacere.
Per ironia della sorte l’ultima lettura tocca al primo della serie e cioè Scarlatto veneziano.
La trama di ‘Scarlatto veneziano’
“Venezia, 1752. In una gelida notte di dicembre, un uomo viene trovato morto in una piccola calle, strangolato. È il primo di una serie di omicidi che coinvolge l’avogadore Marco Pisani, alto magistrato della Serenissima.
Scrupoloso, idealista e passionale, Pisani è un illuminista romantico, in anticipo sui tempi, consapevole che legge e giustizia non sempre coincidono. Ama disperatamente la sua città eppure ne avverte l’inarrestabile decadenza. È fatale perciò che nel corso delle indagini arrivi a scoperchiare il lato in ombra di una società preda di conflitti familiari, vizi, pettegolezzi crudeli.
Aiutato dall’avvocato e amico Zen, dallo spregiudicato gondoliere Nani e da Chiara Renier, bella, indipendente e con un dono speciale, Marco Pisani si muove tra le fabbriche e i bacini dell’Arsenale, il mondo delle spie e dei mercanti orientali, gli uffici e le carceri di Palazzo Ducale, le sale da gioco, le botteghe, le osterie della città, i segreti racchiusi nei palazzi nobiliari e nelle ville delle incantevoli campagne del Brenta.
Fino a giungere alla verità, amara e inaspettata.”
Questa la sinossi dal sito di Amazon.
“Parliamo veneziano”, una nota dell’autrice
“La Venezia descritta nel libro naturalmente non è quella di oggi, ma è stata ricostruita come appariva nel Settecento. Per esempio, sulla riva degli Schiavoni oggi non ci sono più i Granai di Terranova. Il rio Sant’Anna, a Castello, venne fatto interrare da Napoleone e in seguito assunse il nome di via Garibaldi. E l’Arsenale è stato descritto com’era tre secoli fa. Tuttavia Venezia, a differenza di quasi tutte le altre città antiche, è mutata molto poco.
Oggi come allora si divide in sestieri: Cannaregio, San Marco e Castello nell’isola a nord del Canal Grande. Dorsoduro, Santa Croce e San Polo a sud. Intorno, l’isola della Giudecca e il Lido, e in laguna, tra le altre, Murano e Burano. Le strade si chiamano calli (la più stretta misura 53 centimetri). Alcune conservano il nome di rughe o rughette. Si chiamano salizàde le prime vie pavimentate a selce e fondamenta il tratto di strada che costeggia un canale o un rio. Un ramo è un breve tratto di calle che mette in comunicazione due vie. […]
Tra le innumerevoli magistrature veneziane, sono due quelle meno note che appaiono nel libro.
Gli avogadori avevano diverse incombenze. Istruivano i processi un po’ come gli attuali procuratori e ne assumevano le funzioni di Pubblico Ministero. Uno di loro (erano tre) doveva sempre assistere alla sedute del Senato. Godevano della facoltà di intromissione, ossia potevano intervenire sui provvedimenti delle altre magistrature se non li ritenevano conformi alla legge, e custodivano il Libro d’Oro della nobiltà.
Il Capitan Grando, capo della Polizia, rivestiva una carica simile a quella degli odierni questori. Era di nascita borghese. A metà Settecento era Matteo Varutti.”
I primi paragrafi del romanzo
Dal Capitolo 1.
“Nel primo morto ammazzato andò a inciampare per sua disgrazia il giovane Tommaso Grassino detto Maso.
Stava declinando una gelida notte dei primi di dicembre, una di quelle notti veneziane in cui l’acqua dei canali sembra sublimarsi in goccioline e vagare per le calli a intridere gli abiti dei passanti. Ancora col buio, Maso aveva lasciato con rincrescimento il letto tiepido nella casa dei genitori dietro campo San Polo; con le mani in tasca stava percorrendo nella semioscurità la ruga del Ravano per raggiungere il ponte di Rialto. Era diretto nel cuore del sestiere di Cannaregio, alla tessitura di seta di calle Venier dove lavorava come apprendista.
Non c’era ancora quasi nessuno in giro, solo qualche fornaio che rientrava dopo il lavoro avvolto nel tabarro e alcuni patrizi semiubriachi dopo una notte di gioco d’azzardo al Casìn dei nobili di campo San Barnaba, che si apriva poco lontano.
Si sentivano i richiami dei garzoni di bàcari e taverne mandati avanti dai padroni a rimuovere le imposte sulla calle e ad accendere il fuoco nei camini. Erano in attesa delle prime ondate di verdurieri e pescatori che sarebbero venuti a scaldarsi con un sorso di vino prima di scaricare le barche intorno al grande mercato di Rialto.
Maso procedeva svelto per la strada ben nota e fischiettava una barcarola stonando con sentimento quando, forse per il freddo pungente, forse perché era uscito di fretta, lo prese un bisogno impellente di urinare.
Svoltò a destra per l’intrico di callette dietro San Silvestro, superò un sottoportico rischiarato dagli ultimi guizzi del moccolo sotto il tabernacolo della Vergine e mosse due passi nell’oscurità di un piccolo cortile. Il suo piede andò a urtare una massa indistinta abbandonata a terra. Si chinò incuriosito e all’ondeggiante luce del candelotto si trovò a fissare due occhi sbarrati e una lingua sporgente, una faccia stravolta da una smorfia di terrore che era senza equivoci il terrore della morte.
«Aiuto!» gridò Maso con voce strozzata. Poi, in un crescendo: «Aiuto! Qui c’è un morto! Qualcuno mi aiuti!». […]”
I protagonisti del romanzo e della saga
Tanti e molto ben delineati. Ma benché il romanzo sia indiscutibilmente un thriller ed anche ben costruito la peculiarità della storia sta anche nelle personalità ed i legami di alcuni fra i principali protagonisti.
Due in primo luogo che danno spunto ad una delicata ed intensa storia d’amore. Ed è appunto nel primo libro della serie, Scarlatto veneziano, che il lettore li conosce per la prima volta.
Marco Pisani e Chiara Renier. Ecco la descrizione del loro primo incontro.
Chiara si presenta
Siamo al capitolo 5.
[…] «C’è una persona che l’aspetta» lo avvertì la guardia mentre Pisani, in veste da avogadore, si dirigeva verso il suo ufficio. «È lì da un pezzo.»
Marco spalancò la porta e rimase interdetto sulla soglia, come folgorato. Di profilo, intenta a contemplare il cielo attraverso i vetri del finestrone, gli si offrì alla vista un’incantevole figura di donna. Era avvolta in un mantello di broccato di un caldo colore albicocca, da una massa di capelli biondissimi raccolti in cima al capo sfuggiva qualche ricciolo ribelle. La luce del primo pomeriggio la circonfondeva di un’aureola splendente. Si voltò e il sorriso era più splendente ancora, gli occhi avevano il colore dei fiordalisi.
«Eccellenza, mi scusi se la disturbo» esordì inchinandosi leggermente. «Sono Chiara Renier, la maestra di quel ragazzo che avete arrestato, Tommaso Grassino.» Un’ombra di preoccupazione le scese sul viso armonioso. «Vorrei sapere che cosa gli succederà, come posso aiutarlo. Sono sicura che è innocente, lo conosco bene ed è il migliore dei miei apprendisti; deve esserci stato un errore. I suoi genitori sono in uno stato…»
Colpo di fulmine
Marco era rimasto immobile, a bocca aperta, un’espressione stupita sul viso; temeva di inciampare nella toga se si fosse precipitato a fare accomodare la donna. Maledisse in cuor suo il parruccone, si sentiva ridicolo di fronte a tanta grazia. Infine si riscosse, accennò un sorriso.
«Prego, signora» e indicò un seggiolone davanti alla sua scrivania alla quale andò a sedersi il più disinvoltamente possibile. «Dunque, Grassino… No, anch’io sono certo che non è colpevole, ma finché non posso scagionarlo completamente è meglio che stia dov’è.» E tacque imbarazzato, temendo di cominciare a balbettare.
Chiara osservava con un po’ di apprensione il mutare delle espressioni di Pisani. Avvertì un brivido che conosceva bene. Però, mica male, si sorprese a pensare, è giovane per la carica che ricopre. Deve essere sensibile, con quel sorriso un po’ obliquo che gli illumina gli occhi; sono occhi dolci, dolci e intelligenti.
Il brivido si trasformò in un leggero pulviscolo luminoso che le danzò davanti agli occhi. Si fece forza: non era il momento di dare spazio alle sue intuizioni paranormali. Rientrò in sé.
«Sua eccellenza ha ragione» sospirò infine abbassando lo sguardo, e a Marco sembrò che si coprisse il cielo. «Lo affido alla sua benevolenza, non voglio disturbarla oltre. Metterò tranquilli i genitori.» E si alzò con un unico movimento fluido lasciando in mostra un piedino calzato di broccato e una caviglia sottile.”
La vicenda comincia a svilupparsi ed il filo del racconto si snoda gradualmente.
Una riflessione sul romanzo e sull’autrice
Maria Luisa Minarelli rivela una grande abilità nel tessere all’interno del romanzo intrecciandoli i due filoni portanti.
Il delitto a cui ne seguiranno altri con i moventi oscuri ed inconfessabili e la ricerca della verità da parte del nobile Pisani.
L’inattesa storia d’amore fra il giovane avogadore e la stupenda creatura che è apparsa all’orizzonte. Non solo bella ma piena di qualità molto particolari.
Il tutto in una Venezia piena di sorprese raccontata con una competenza e precisione che dichiara l’esistenza di una ricerca storica preliminare veramente ammirevole.
Il romanzo è godibile, ben architettato nelle sue tre componenti: delittuosa, sentimentale e di ambientazione storica, e scritto con uno stile che è stato giustamente definito con i termini “eleganza e accuratezza”.
Benché tutti i romanzi della saga siano meritevoli di plauso, questo primo titolo mi ha veramente entusiasmato. Non manca fra le righe, a mio parere, anche qualche attimo di sorriso e di poesia. E questo è un gran bel risultato.
L’autrice ha inoltre pubblicato il romanzo Un cuore oscuro. Un thriller ambientato a Milano, che parte da un cadavere ritrovato nel 1980, ma si ricollega ad una storia in piena epoca fascista. Ad indagare sul delitto un nome noto ai lettori della serie veneziana. Il commissario Marco Pisani. Recensioni dei lettori 98: pareri positivi 4/5 stelle = 83%. Lo leggerò quanto prima! Ciao!
Per chi desidera approfondire od acquistare
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