La mia recensione periodica ritorna ai thriller attraverso il romanzo Sorelle sbagliate di Alafair Burke.
Anche questa volta ascolto la spinta interiore per presentarvi un’autrice che non conosco ancora ma che promette molto bene.
Lo deduco dalle recensioni che ritrovo su Amazon e che suggeriscono il romanzo di oggi, Sorelle sbagliate (originale ‘The better sister’), con valutazioni molto lusinghiere. Cinque stelle per il 56% e quattro stelle per il 31% delle 45 recensioni raccolte ad oggi sul volume in italiano. Analogo punteggio per l’edizione in lingua inglese che raccoglie di fatto un numero più che triplo di recensioni.
Copertina originale e sinossi intrigante mi inducono a procedere all’acquisto e ad entrare rapidamente nella storia.
“Keep your enemies close and your sister closer…” (Tieni i tuoi nemici vicini e tua sorella più vicina…’) recita il sottotitolo dell’edizione originale.
Diverso l’accento sull’edizione nostrana che scrive invece: ‘Pensavi di essere la migliore delle due. E se fossi tu quella sbagliata?’
Voglio scoprire anche il perché di queste due apparentemente diverse chiavi di lettura e scorro la prima pagina.
Uno sguardo alla storia
“Chloe è la più giovane delle sorelle Taylor, ma è sempre stata la più amata, forse perché nella sua vita tutto è sempre apparso sotto controllo.
Invece Nicky… La scapestrata Nicky. Quella che ha sempre combinato tanti casini. Che ha sempre bevuto un po’ troppo. Che ha sposato d’impulso il giovane avvocato Adam Macintosh e ha avuto un bambino, ma non sa essere né moglie né madre.
Oggi, Chloe e Nicky sono due perfette estranee. Nicky è rimasta a Cleveland, sola. Chloe lavora a New York in un importante giornale di moda. Ce l’ha fatta. Non solo: si è presa qualcosa che apparteneva a Nicky. È stato più forte di loro: lei e Adam si sono innamorati. D’altra parte Nicky, quella volta, l’aveva fatta grossa, e quando Adam ha visto il suo bambino in pericolo, ha deciso che era troppo.
Adesso Chloe e Adam sono sposati, e insieme stanno crescendo Ethan, il figlio che Nicky non ha saputo amare. Ma quando Adam viene trovato morto sul pavimento della loro casa di vacanza negli Hamptons, una serie di dubbi comincia ad affacciarsi nella vita di Chloe.
Dubbi sul marito, che ultimamente era sempre più reticente a parlare del proprio lavoro. Dubbi sul figlio, che l’adolescenza ha decisamente messo in crisi. E perfino dubbi su se stessa. Perché la verità è molto più di quello che l’apparenza lascia credere. E la vita troppo spesso ci fa dimenticare le cose più vere.
Il nuovo grande thriller dell’autrice de La ragazza nel parco è semplicemente un vortice di sorprese, da cui non saprete staccarvi.”
Questo che avete appena letto è il contenuto della sinossi che mi ha incuriosito.
Ma penso di non essere stato il solo se sul romanzo buona parte della critica degli States ha attribuito al recentissimo lavoro di Alafair Burke i seguenti lusinghieri aggettivi.
‘Tortuoso’ (BookBub), ‘Astuto’ (The Washingtion Post), ‘Avvincente’ (Karin Slaughter), ‘Ipnotizzante’ (Publishe Weekly), ‘Frizzante’ (Sud Florida Sun Sentinal) ed infine ‘Stuzzicante’ (BookList).
Alafair Burke, l’autrice
Attingo liberamente dal sito ‘www.alafairburke.com’ per una breve presentazione del personaggio attraverso le sue stesse parole.
“Alafair è nata a Fort Lauderdale, in Florida, ma è cresciuta principalmente a Wichita, nel Kansas.
Il suo interesse per il crimine nasce dal fatto che un serial killer era attivo nella sua città natale durante suoi anni formativi.
In un mondo in cui l’assassino poteva essere chiunque, e dove l’arresto del colpevole appariva senza speranza, Alafair trovò conforto nella scrittura dei thriller. Sua madre, una bibliotecaria della scuola, la aiutò a muoversi dalle notizie dell’Enciclopedia Brown alle serie poliziesche televisive di Nancy Drew e poi ai romanzi di famose gialliste come Agatha Christie e Sue Grafton.
Nei libri di queste autrici, al contrario di Wichita, il furbo di turno pagava sempre i suoi errori e l’ordine costituito finiva sempre per vincere.
Il suo interesse per il crimine e la giustizia l’ha guidata attraverso studi e esperienza professionali fino alla responsabilità di vice procuratore distrettuale a Portland, nell’Oregon. Dove si è specializzata in reati di violenza domestica ed ha avuto numerose collaborazioni col dipartimento di polizia locale.
La presa di coscienza di quanto la interessassero le tematiche familiari nelle quali era continuamente coinvolta è stata lo stimolo alla scrittura del suo primo romanzo, ‘Juddgement Calls’ (2003).
‘The better sister’ (Sorelle sbagliate) 2019 e’ il suo ultimo e 18° romanzo.
Due dei suoi più recenti romanzi ‘The Ex’ (La ragazza nel parco) – 2016 e ‘The Wife’ (La ragazza che hai sposato) – 2018 hanno ottenuto negli States un grande successo di pubblico e di critica.
Di ‘The Wife’ è previsto un film originale Amazon di cui la Burke scriverà la sceneggiatura.
Figlia d’arte. Il padre è James Lee Burke autore di molti thriller e altri romanzi di successo.
Un’interessante nota dell’autrice
Scrive al termine del romanzo Sorelle sbagliate.
“So che spesso i lettori vogliono sapere qual è stata l’idea ispiratrice di un romanzo. Che ci crediate o no, a volte quando un libro è finito ho difficoltà a ricordare come l’ho concepito. Non è questo il caso di Sorelle sbagliate, che segue La ragazza nel parco e La ragazza che hai sposato, e completa quella che considero una trilogia di romanzi che esplorano la complessità delle relazioni femminili e i diversi ruoli che le donne svolgono nella società contemporanea.
Mentre ci destreggiamo fra una miriade di impegni, spesso ci capita di mostrare volti diversi ai nostri mariti, ex, figli, genitori, fratelli e colleghi, il tutto cercando di mantenerci fedeli a noi stesse.
Sorelle sbagliate, in particolare, parla dei legami a volte conflittuali tra fratelli e sorelle adulti. Spero che possa anche stimolare qualche riflessione sulla natura spesso genderizzata delle minacce, degli abusi e della violenza nella nostra cultura. Ma soprattutto spero che vi piaccia (e che le mie amate sorelle, Andree e Pamala, non pensino che mi sono ispirata a noi!).”
Dopo aver letto l’intero romanzo, posso dirvi che se anche queste parole possono sembrare riduttive dell’impatto emozionale del romanzo, non devono condizionare i possibili lettori. Storie di legami familiari certo, ma tutt’altro che banali. Poichè Sorelle sbagliate è indiscutibilmente un thriller di grande qualità. Dotato di tutti i migliori ingredienti che caratterizzano questo genere letterario.
Ma adesso entriamo fra le pagine del romanzo che inizia così.
“Quattordici anni prima.
Ho tradito mia sorella sulla scalinata d’accesso del Metropolitan Museum of Art, mentre indossavo un abito di Versace con le perline (preso in prestito) e un paio di décolleté tacco dodici (che non avrei più messo).
All’epoca non sarei mai riuscita ad aggiudicarmi un invito – o a pagarmi il biglietto – per il Met Gala. Ero ospite del mio capo, Catherine Lancaster, direttrice della rivista «City Woman». Anzi, per la precisione, Catherine non era nemmeno il mio capo. Era il capo del mio capo. E per qualche motivo aveva deciso di invitarmi personalmente. Be’, non proprio personalmente…
Era stata la sua assistente a recapitarmi il messaggio alla scrivania, e per fortuna, perché la mia prima reazione era stata una risata. E non una risata normale, ma una specie di grugnito. Già allora il cosiddetto “evento dell’anno” era un tripudio di paparazzi, una passerella di celebrità, un inno al mondo della moda. La sola idea che io – il topo di biblioteca appena approdato in redazione – potessi ritrovarmi insieme a delle rockstar, a vincitori di premi Oscar e supermodelle, era semplicemente ridicola. Ecco spiegata la mia risata-grugnito.
L’assistente non si sforzò di nascondere il suo disappunto e alzò platealmente gli occhi al cielo, ma corsi ai ripari assicurandole che ero onorata di accettare l’invito. Poi, dopo una rapida occhiata alle foto dell’edizione precedente che avevo trovato negli archivi della rivista, supplicai la mia amica Kate, che lavorava da «Cosmopolitan», di procurarmi un abito adatto all’occasione. Lo avrei preso in prestito. Fingi di essere ciò che non sei, e alla fine lo diventerai. Funziona così, no?
Kate era tutta eccitata quando mi consegnò il porta-abiti. «È di Versace. E ha le tasche!»
Catherine si offrì persino di farmi passare a prendere a casa dal suo autista prima dell’evento. […]
Quattordici anni dopo
Cap. 2
“[…] Qualche minuto dopo suonò il telefono di casa. Era Les, il portiere del pomeriggio, che mi informava che Valerie era arrivata. Era la donna che avevo assunto per farmi il trucco e l’acconciatura per il gala. […]
Valerie mi stava fissando i boccoli con la lacca quando sentimmo cigolare la porta di ingresso. Sul frigo campeggiava da almeno tre settimane un post-it che ci ricordava di chiamare il tuttofare o passare a comprare lo Svitol. Mi mancavano i tempi in cui un bigliettino del genere non resisteva per più di quarantotto ore in casa nostra. Ormai eravamo entrambi troppo impegnati.
Ethan: il figlio
«Visto?» dissi, consapevole di star sorridendo apertamente. «Deve essere lui.»
Seguimmo i rumori fino in cucina. Invece di Adam, però, davanti al frigo aperto c’era Ethan, intento a cercare con gli occhi qualcosa che evidentemente non c’era. «Oh. Ciao, Valerie.» La sua voce si era abbassata di un’ottava dall’ultima volta che aveva visto Valerie, a uno dei party della stagione precedente. Raddrizzò subito la schiena e chiuse l’anta con una spinta.
Rimasi a guardare con un certo fastidio mentre Valerie lo abbracciava e lo baciava sulla guancia, apparentemente ignara dell’effetto che aveva su di lui. Ethan non aveva mai espresso interesse per gli appuntamenti romantici, ma mi ero accorta che era cambiato nell’ultimo anno e avevo parlato con alcuni insegnanti della scuola. La buona notizia (dal mio punto di vista) era che lo spostamento di interesse dai videogiochi e i video su YouTube in stile “non provate a rifarlo a casa” a ragazze in carne e ossa era arrivato tardi. La brutta notizia era che Ethan non aveva ancora capito come sentirsi a suo agio in compagnia dell’altro sesso.
«Okay, Valerie» dissi, dandole un colpetto sulla spalla per distogliere la sua attenzione da Ethan. «Grazie per avermi messa in ghingheri. Sei veramente un’artista.» La accompagnai alla porta e percepii che Ethan la stava seguendo con lo sguardo. Settimane dopo mi sarei chiesta se avrei dovuto interpretarlo come un indizio del fatto che in mio figlio c’era qualcosa che non andava.”
Chloe, Nicky – le sorelle – e Adam il marito
Cap. 4 – “Dovevo ammetterlo, mia sorella lo aveva previsto.
Quando Adam ottenne l’autorizzazione del tribunale e si trasferì a New York, due anni dopo aver lasciato Nicky, mia madre mi telefonò e mi fece promettere che non avrei “combinato niente” con lui.
«Ma dai, è mio cognato! No.»
«Ex cognato» mi corresse. «Nicky è convinta che stia venendo lì per questo… per stare con te.»
«Nicky è paranoica» ribattei. «Adam ha trovato un buon lavoro qui. Anzi, ottimo. E poi ho un fidanzato. Matt, te lo ricordi?»
A quel tempo Nicky si sbagliava di grosso sui miei rapporti con Adam, ma in effetti non ero stata del tutto ininfluente nella sua scelta di trasferirsi a New York. Lui aveva fatto del suo meglio per sopravvivere a Cleveland da padre divorziato: si era spostato in un appartamento più piccolo e aveva trovato un asilo a due isolati dal tribunale, lo stesso su cui facevano affidamento molte delle sue colleghe. I genitori di Adam erano morti quando frequentava l’università (anche se dubito che lui avrebbe voluto che si avvicinassero troppo a suo figlio) e i miei lo aiutavano come potevano.
Ma Nicky restava un problema. Un paio di poliziotti sostenevano di averla vista bazzicare, con aria assente, in uno dei soliti ritrovi di tossici, e in un paio di occasioni si era presentata all’asilo strafatta e senza autorizzazione. Alla fine Adam era stato costretto a chiedere all’asilo e alle baby-sitter di chiamare il 911 nel caso in cui lei avesse provato a mettersi in contatto con loro. Ethan non sarebbe mai stato tranquillo se fosse rimasto a Cleveland.
Ero stata io a passare il curriculum di Adam a un mio amico che lavorava nell’ufficio del procuratore. Evidentemente i responsabili delle assunzioni valutarono che un avvocato che non proveniva da una delle solite cinque università potesse fare comodo, e in più erano rimasti colpiti dalla sua storia personale. […]”
La tragedia
Cap. 6
“Non avrei saputo dire da quanto ero in commissariato. Potevano essere passati venti minuti o tre ore, avevo perso il conto. Era come se il tempo si fosse fermato nel momento esatto in cui avevo trovato Adam sul pavimento, con le gambe divaricate in una posa innaturale, la maglietta grigia e i pantaloni bianchi del pigiama inzuppati di sangue.
Risposi a tutte le domande che mi vennero rivolte, malgrado la mia mente fosse impegnata nel tentativo di accettare l’idea che Adam se ne fosse andato per sempre, davvero mi sembrava impossibile immaginare una vita senza di lui. Poi mi rivolsero altre domande, e altre ancora, mentre io facevo del mio meglio per non risultare impaziente o sulla difensiva.
Ed era evidente che non mi credevano. Non avevo memorizzato i nomi di tutte le persone con cui avevo parlato, ma di quelli dei detective ero sicura. Bowen e Guidry. «B» e «g», come boy e girl. Bowen era maschio, Guidry era femmina. Per questo me li ricordavo.
Bowen disse: «Dobbiamo contattare la madre». Era alto e slanciato, coi capelli scuri e mossi e i lineamenti regolari. Pallido.
Posso solo immaginare il modo in cui devo averlo guardato. Una volta il fotografo della rivista per ex alunni della Cornell mi aveva detto che la mia espressione naturale mi faceva sembrare “algida e minacciosa”. Al tempo avevo sfoderato il mio sorriso più affabile e gli avevo risposto che non avevo problemi con nessuna delle due definizioni. Ma in quel momento non stavo posando per un servizio fotografico. Ero in una stanza senza finestre con le pareti di mattoni, i pavimenti di linoleum azzurro e una porta che forse un tempo era stata bianca. Una porta che quando avevo seguito i due detective nella stanza si era chiusa alle mie spalle. […]”
E poi
Da qui prende il via la caduta, sempre più vorticosa, nell’incubo. Trascinato nella storia come moltissimi altri lettori. E la caduta continua per molte pagine ancora!
Dicono infatti del romanzo e dell’autrice gli scrittori o registi di thriller contemporanei più famosi.
“I personaggi femminili di Burke sono sempre molto coinvolgenti, con voci grandi e forti”. Gillian Flynn (L’amore bugiardo).
“Sono stato un fan di Alafair Burke sin dall’inizio e, in dieci libri, continua a sorprendermi.” Michael Connelly (Debito di sangue).
“Intelligente, perspicace, esperta – e altamente raccomandata.” Lee Child (Jack Reacher).
“Alafair Burke è una delle migliori giovani autrici di thriller dei nostri giorni.” Dennis Lehane (Mystic River)
e cose simili affermano anche tanti altri.
Il libro Sorelle sbagliate
La versione cartacea conta 302 pagine. Ma il romanzo è presente in più versioni (Ebook, copertina rigida, audiolibro) tutte edite da Piemme. La traduzione italiana è stata curata da Rachele Salerno. La prima pubblicazione italiana risale all’ 11 giugno 2019.
Suddiviso in quattro parti: Parte prima. Adam (cap. 1-14). Parte seconda. Nicky (cap. 15-22). Parte terza. Lo stato contro… […] (cap. 23-37). Parte quarta. Chloe (cap. 38-41).
E’ appena uscita anche l’edizione con copertina flessibile (9 giugno 2020).
Ve lo raccomando. Imperdibile per gli amanti dei thriller psicologici. Vi sorprenderà!
Per chi desidera approfondire od acquistareSorelle sbagliate – il libro di oggi
- Sorelle sbagliate – il libro di oggi
- La ragazza nel parco – il primo romanzo della trilogia tematica di A. Burke
- La ragazza che hai sposato – il secondo romanzo della trilogia
- Video Youtube – Alafair Burke presenta The Better Sister (con sottotitoli in inglese)
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