Terra Alta dello spagnolo Javier Cercas. Un ottimo thriller come oggetto della mia nuova recensione.
Che cos’è Terra Alta? Quale il tema del romanzo?
“Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più importante della zona, le Gráficas Adell, vengono trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è assegnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona.
Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l’odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all’amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, il suo romanzo preferito. L’indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giustizia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimità della vendetta.”
Terra Alta
Javier, l’autore, scrive romanzi dal 1987. Terra Alta è il suo decimo titolo. L’argomento ce lo ha appena tratteggiato la sinossi. E per questo lavoro lo scrittore ha ricevuto il prestigioso Premio Planeta 2019.
Terra Alta (2019) – stesso titolo anche in originale è, nei fatti, un doppio romanzo. Un thriller con tutti i migliori elementi del genere che si intreccia con il genere biografico, in quanto, all’interno del libro molto spazio viene data alla vicenda umana del protagonista Melchor Marín.
Che nel contenuto di Terra Alta l’aspetto biografico (o autobiografico?) sia particolarmente rilevante lo dimostra un fatto curioso.
Il noto scrittore Javier Cercas si è presentato al concorso, che lo ha poi visto vincitore, con uno pseudonimo. Quello di Melchor Marín il protagonista principale del suo romanzo. Un grande successo, tradotto in 30 lingue, e pubblicato in Italia da Guanda nel 2020.
Molto apprezzato dai lettori di tutto il mondo. Sul sito di Amazon Spagna sono state raccolte 950 recensione degli utenti. Il 53% ha assegnato il punteggio massimo (5 stelle) ed un 29% ben 4 stelle. Siamo oltre all’80% degli apprezzamenti. Un ottimo risultato!
La prima pagina
Cap. 1
“Melchor è ancora in ufficio, a cuocersi al fuoco lento della propria impazienza di finire il turno di notte, quando squilla il telefono. È il collega di guardia all’ingresso del commissariato: ci sono due morti alla masseria degli Adell, annuncia.
«Quelli delle Gráficas Adell?» domanda Melchor.
«Proprio loro» risponde l’agente. «Sai dove abitano?»
«Sulla strada per Vilalba dels Arcs, no?»
«Esatto.»
«Abbiamo qualcuno sul posto?»
«Ruiz e Mayol. Hanno appena chiamato.»
«Vado subito.»
Fino a quel momento, la notte è stata tranquilla come al solito. A quell’ora del mattino in commissariato non rimane più nessuno, e mentre Melchor spegne le luci, chiude l’ufficio e scende le scale deserte infilandosi la giacca, la calma del commissariato è così compatta che gli riporta alla memoria i suoi primi tempi lì, nella Terra Alta, quando aveva ancora una dipendenza dalla baraonda della città e il silenzio della campagna gli impediva di dormire, condannandolo a notti d’insonnia che combatteva a forza di romanzi e di sonniferi. Quel ricordo gli restituisce un’immagine dimenticata: quella dell’uomo che era quattro anni prima, quando era arrivato nella Terra Alta; gli restituisce anche un’evidenza: che quell’individuo e lui sono due persone diverse, opposte come un malvivente e un uomo rispettoso della legge, come Jean Valjean e il signor Madeleine, il protagonista sdoppiato e contraddittorio dei Miserabili, il suo romanzo preferito.
Arrivato al piano terra, Melchor ritira dall’armeria la sua Walter P99 da 9 millimetri e una scatola di munizioni, e si dice che è da troppo tempo che non rilegge I miserabili e che quella mattina dovrà rassegnarsi a non fare colazione con sua moglie e sua figlia.
In garage, sale su un’Opel Corsa e, mentre dal commissariato sbuca sul parco giochi di fronte, telefona al sergente Blai.
E poi…
«Spagna, prega che sia molto importante quello che hai da dirmi» grugnisce il sergente, con la voce impastata di sonno. «Se non è così, ti appendo per i coglioni.»
«Ci sono due cadaveri alla masseria degli Adell» dice Melchor.
«Gli Adell? Quali Adell?»
«Quelli delle Gráficas Adell.»
«Non dire cazzate.»
«Non dico cazzate» dice Melchor. «Ha appena chiamato una pattuglia. Ruiz e Mayol sono già lì. Io ci sto andando.»
Bruscamente sveglio, il sergente Blai comincia a dargli istruzioni.
«Non dirmi cosa devo fare» lo interrompe Melchor. «Solo una cosa: chiamo Salom e la scientifica?»
«No, delle telefonate mi occupo io» dice il sergente Blai. «Bisogna avvisare tutti. Tu pensa a preservare la scena del delitto, a mettere i sigilli alla casa…»
«Tranquillo, sergente» lo interrompe di nuovo Melchor. «Tra cinque minuti sono lì.»
«A me, dammi mezz’ora» dice il sergente Blai e, come se non parlasse più con Melchor ma con sé stesso, borbotta: «Gli Adell, porca puttana. Verrà fuori un casino della madonna» […]
“È la prima scena di omicidio
che Melchor vede da quando è arrivato nella Terra Alta, ma in precedenza ne ha viste molte e non ricorda niente di simile.
Due ammassi insanguinati di carne rossa e violacea sono uno di fronte all’altro, su un divano e una poltrona zuppi di un liquido grumoso – misto di sangue, viscere, cartilagini, pelle – che è schizzato anche sulle pareti, sul pavimento e perfino sulla cappa del camino. Nell’aria aleggiano un violento odore di sangue, di carne tormentata e di supplizio, e una sensazione strana, come se quelle quattro pareti avessero preservato le urla del calvario cui hanno assistito; però, allo stesso tempo, Melchor crede di percepire nell’atmosfera della stanza – e questo è forse ciò che più lo turba – un certo aroma di esultanza e di euforia, qualcosa che non ha parole per definire e, se le avesse, forse definirebbe come la scia festosa di un carnevale macabro, di un rito demenziale, di un gaudioso sacrificio umano.
Ammaliato, Melchor avanza verso quel doppio groviglio spaventoso, cercando di non calpestare indizi (sul pavimento ci sono due brandelli di stoffa lacerati e zuppi di sangue, che senza dubbio sono serviti per imbavagliare qualcuno) e, arrivato davanti al divano, nota a prima vista che i due fagotti sanguinolenti sono i due cadaveri meticolosamente torturati e mutilati di un uomo e di una donna. Gli hanno cavato gli occhi, gli hanno strappato le unghie, i denti e le orecchie, gli hanno tagliato i capezzoli, li hanno sventrati e poi gli hanno tirato fuori le budella e le hanno sparse tutt’intorno. Per il resto, basta vedere il grigio biancastro dei loro capelli e la flaccidità scarna delle loro membra (o di ciò che ne resta) per capire che si tratta di due anziani.
Melchor sente che potrebbe contemplare quello spettacolo per ore, alla luce astenica del lampadario del soffitto.
«Sono gli Adell?» domanda.
Mayol, che è rimasto a qualche metro di distanza, si avvicina, e lui ripete la domanda.
«Credo di sì» risponde l’agente.
Melchor ha visto qualche volta gli Adell in foto di giornali regionali e pubblicazioni locali, ma mai di persona, e non è in grado di riconoscere il suo ricordo in quella macelleria.
«Resta qui, e che nessuno tocchi niente» dice a Mayol. «Il sergente Blai starà per arrivare. Vado a dare un’occhiata.»
La masseria è enorme, piena di stanze, ed è stata ristrutturata in un modo che a Melchor sembra uscita da un articolo di una rivista di architettura, preservando la vecchia struttura e modernizzando il resto. Tra il primo e il secondo piano, in una stanzetta che forse era stata una dispensa, Melchor trova un pannello con diversi monitor spenti; è la stanza degli allarmi tutti disinseriti.
Sale al secondo piano ed entra in una vasta sala rettangolare su cui si affacciano sei porte, due delle quali sono spalancate. Oltre la prima c’è una camera in cui regna un caos da saccheggio: dal letto sono stati tolti i cuscini, le lenzuola, il copriletto e i materassi, che giacciono in un angolo, lacerati e ammucchiati; i comodini, i comò e gli armadi sono stati perquisiti e svuotati in malo modo; ci sono sedie, poltrone e poltroncine sparse dovunque, camicie da notte, vestiti e indumenti intimi, e pezzi di plastica, vetro e metallo che – verifica Melchor dopo averli esaminati – sono resti di telefoni cellulari fatti a pezzi e privati della SIM; ci sono boccette di medicinali, creme, intrugli, scarpe, pantofole, riviste, giornali, volantini, resti di tazze e bicchieri, scrigni vuoti; […] ”
Un autentico ‘Noir’
Penso che questi paragrafi iniziali siano sufficienti per un saggio dello stile di scrittura del romanziere. Ed anche della durezza dei contenuti.
Il lettore, e questa è l’impressione che mi è rimasta, viene violentemente trascinato nella inimmaginabile crudeltà di cui può essere capace l’essere umano quando supera ogni limite morale.
Secondo la critica che segue da tempo Javier Cercas, Terra Alta è uno dei suoi romanzi più compiuti.
E scopriremo, inoltrandoci nella lettura, che ogni dialogo, ogni descrizione contribuisce a rafforzare nel lettore una palpabile veridicità della vicenda. Stile asciutto e preciso, privo di inutili ridondanze, e capace di scavare anche nei sentimenti più profondi dei protagonisti.
Il libro, 384 pagine, è stato tradotto da Bruno Arpaia con il contributo di ‘Acción Cultural Española.’
La Terra Alta
Il territorio che dà il titolo al romanzo corrispone ad una delle 41 comarche (raggruppamento di Comuni) della Catalogna, con una popolazione di 12.724 abitanti (2006). In un area di 743,36 kmq, 12 Comuni.
Dal punto di vista amministrativo fa parte della Provincia di Tarragona.
Il capoluogo è Gandesa (3.091 abitanti). Vilalba dels Arcs (citato nel primo capitolo) è un paesino di 720 anime. (fonte Wikipedia).
Volendo saperne di più sulle ambientazioni del romanzo ho navigato su Youtube che offre numerosi video su questo poco conosciuto angolo della Catalogna.
Ed ho scoperto con sorpresa, paesaggi agresti e montani suggestivi. Villaggi minuscoli ma con costruzioni di un’architettura lontana nel tempo, eppure molto efficace nel suscitare, fra le pietre secolari, i fantasmi di remoti contrasti e mai sopiti desideri di rivalse e vendette. E Terra Alta, il romanzo, ne è completamente intriso.
‘ABC’, il più importante e storico quotidiano di Madrid sintetizza con queste parole lo spirito del libro: “Il ritratto di un uomo che diventa eroe suo malgrado.”
In quest’uomo c’è sicuramente, in una certa misura, lo stesso autore.
Risponde Javier Cercas all’intervistatore che gli chiede il motivo di un romanzo tanto diverso da quelli scritti fino a quel momento: “Sono cambiato come scrittore, poiché sono cambiato come persona. E’ successo in maniera spontanea, perché sono successe cose che mi hanno trasformato profondamente.”
Poi, per facilitare la comprensione dell’intervistatore, legge le prime righe del Capitolo 2. (Sono le parole che trovate in corsivo nel paragrafo seguente).
Ed aggiunge: “In questa frase che è l’espressione di un mio pensiero iniziale c’è tutto: C’è sangue, singhiozzi, sesso (la madre prostituta), c’è felicità. […]
Il filone che avevo seguito nei romanzi precedenti si era esaurito. E qui ho sentito prepotente il bisogno di reinventarmi, di scrivere cose nuove o smettere. […]”
Conosciamo Melchor Marín
Cap. 2 – “Si chiamava Melchor perché la prima volta che la madre l’aveva visto, appena uscito dal suo ventre e sgocciolante sangue, aveva esclamato fra singhiozzi di gioia che sembrava un re magio. Sua madre si chiamava Rosario e faceva la puttana.
Da giovane lavorava nei postriboli nei dintorni di Barcellona, come il Riviera, il Sinaloa o il Saratoga, a Castelldefells, o come il Calipso, a Cabrera del Mar. Era stata una donna stupenda, di una bellezza agreste, intensa e plebea, ma il suo fascino non sopravvisse al logorio del mestiere e alla corrosione degli anni e, quando Melchor raggiunse l’adolescenza, lei si prostituiva a prezzo di saldo, all’intemperie. Si vergognava di guadagnarsi da vivere andando a letto con gli uomini, ma non lo nascose mai a Melchor, che avrebbe preferito che glielo nascondesse. A volte si portava i clienti a casa e, sebbene Melchor non li vedesse quasi mai, perché lei prendeva tutte le precauzioni necessarie per impedirlo, da bambino giocava a indovinare chi di loro fosse suo padre.
Il gioco consisteva nell’identificare i rumori notturni che arrivavano nella sua stanza mentre fingeva di dormire, e nello speculare su di essi: suo padre era l’uomo che tacchettava per il corridoio con passi sicuri da proprietario, o quello che camminava quasi in punta di piedi, cercando di passare inosservato? Era il vecchio che tossiva ed espettorava nel cuore della notte, come un malato senza futuro o come un fumatore recalcitrante? Quello i cui singhiozzi attraversarono una notte il tramezzo che lo separava dalla stanza di sua madre, o quello dal quale un’altra notte sentì raccontare, appostato dietro la porta socchiusa del soggiorno, una storia di fantasmi?
Era per caso lo stesso uomo che aveva visto fugacemente diverse volte, di spalle… […]
La madre di Melchor
sapeva che Sant Roc era un quartiere nocivo per il figlio, ma sapeva anche che era il suo quartiere e non voleva vivere altrove (o forse non s’immaginava a vivere altrove); per questo fin dall’inizio gli pagò una scuola privata lontana dal quartiere: la scuola dei Maristi. S’impegnava a far sì che Melchor studiasse, e la frase che più gli ripetè durante l’infanzia e l’adolescenza fu la seguente: «Se vuoi essere un miserabile come me, non studiare».
Melchor sembrò interpretare questo sarcasmo ammonitorio come un consiglio da prendere alla lettera. È vero che all’inizio, a scuola, fu un alunno obbediente e timido, che portava a casa buoni voti, ma a partire dai dodici o tredici anni, quasi nello stesso periodo in cui la madre abbandonava la precaria protezione dei locali e si avventurava a esercitare il suo mestiere dov’era possibile, Melchor si trasformò in uno studente refrattario e resistente, che s’infilava con facilità nelle zuffe (o le provocava) e che saltava spesso le lezioni. Non riuscì mai a integrarsi nella scuola, non smise mai di fare la sua vita a Sant Roc.
A tredici anni cominciò a bere, a fumare e a drogarsi. Poi a quattordici lo espulsero da scuola perché aveva dato un pugno a un professore nel bel mezzo di una lezione. E ancora a quindici comparve per la prima volta di fronte a un giudice. Era un magistrato del Tribunale dei minori, un sessantenne paziente e incallito da decenni di rapporti con giovani delinquenti, che la madre di Melchor e un avvocato d’ufficio tentarono di convincere a non punire quello sbarbatello con l’argomento fallace che era la prima volta che delinqueva e la doppia promessa che avrebbe smesso di consumare e vendere cocaina e si sarebbe messo a studiare… […]”
Javier Cercas
Javier Cercas Mena (1962) è originario del paesino di Ibahernando nella provincia spagnola di Cáceres (Estremadura).
Laurea in Filologia ispanica a Barcellona, e poi due anni negli USA presso l’Università dell’Illinois. Insegnante e giornalista comincia la sua esperienza di romanziere nel 1987 con il titolo Il movente, composto, in realtà, da una serie di racconti.
Si farà però conoscere dal grande pubblico solo nel 2001 con il suo quarto romanzo Soldati di Salamina, che tratta della Guerra Civile Spagnola, e che ha raggiunto attualmente oltre un milione di lettori.
Il conflitto civile spagnolo rimane il tema di fondo anche nei suoi successivi romanzi. E ciò fino al cambio di genere con il bellissimo Terra Alta.
Ma la caratteristica più originale di tutti i romanzi di Cercas è il connubio fra autobiografia e fiction, nei quali i due generi si miscelano in modo da non essere quasi più distinguibili l’uno dall’altro.
Il sito spagnolo ‘Europa Press’ il 26 ottobre ha annunciato che è in fase avanzata di scrittura il prossimo thriller Indipendencia, in uscita programmata per Marzo 2021. La naturale prosecuzione del nuovo ciclo cominciato con Terra Alta.
Io lo aspetto con grande interesse. Leggete Terra Alta: vi piacerà spero, come è piaciuto a me. E forse anche voi vorrete leggere il prossimo lavoro di questo bravo scrittore spagnolo contemporaneo.
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Terra Alta – Il libro di oggi
- Soldati di Salamina (Guanda 2002) – Il suo primo grande successo letterario.
- La velocità della luce (Guanda 2006) – Storia di una grande amicizia.
4. Video Youtube dal titolo: ESPAÑA Tarragona – Comarca Terra Alta. Una gradevole panoramica di una terra geograficamente poco lontana.
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