Introduzione
La versione cinematografica del romanzo di Lois Lowry avviene nel 2014 per mano del regista australiano Phillip Noyce. Il suo esordio ad Hollywood risale al 1989 con il thriller: ‘Ore 10: Calma piatta.’ Molti altri film e poi, nel 2010, dirige Angelina Jolie in ‘Salt’. Il titolo del film si discosta leggermente da quello del romanzo, assumendo come sottotitolo ‘Il mondo di Jonas’.
Ho preso visione del film solo poche settimane orsono, motivato dalla necessità di formulare questa recensione. Guardandomelo tranquillamente in casa nella versione in DVD distribuito in Italia dalla Notorius Pictures.
Molto interessato dal desiderio di verificare la rispondenza del film al romanzo che avevo molto apprezzato. Ed anche per accertare la capacità, della versione cinematografica, di trasmettere efficacemente al pubblico il messaggio che Lois Lowry aveva saputo così bene esporre nel suo racconto.
La realizzazione
L’idea iniziale di tradurre il libro per il grande schermo è dell’attore, cantante, compositore e produttore statunitense Jeff Bridges. Che la sta valutando fin dalla metà degli anni ’90, tant’é che una prima sceneggiatura è pronta già nel 1998. Ma la realizzazione non sembra imminente.
La Warner Bros acquisisce i diritti nel 2007 ma tutto rimane fermo. Solo successivamente quando i diritti di produzione vengono rilevati da The Weinstein Company e Walden Media il progetto si sblocca.
E’ il 7 ottobre del 2013 quando in Sudafrica, tra Città del Capo e Johannesburg, cominciano le riprese. Nel cast, oltre allo stesso Bridges nel ruolo del Donatore, entrano Meryl Streep che impersona il Sommo Anziano. E l’attore australiano Brenton Thwaites che dà volto e voce al giovane Jonas.
Alcune riprese della Streep saranno girate in Inghilterra; l’ultimo ciak avverrà negli USA (in Utah) nel febbraio del 2014, cinque mesi dall’inizio. Uscirà in sala nell’Agosto dello stesso anno.
L’ottima colonna sonora è opera del compositore italoamericano Marco Edward Beltrami (sue le musiche dei fantascientifici ‘Snowpiercer’ e ‘World War Z’). Un film di 97 minuti che costerà 25 milioni di dollari.
Qualche aspetto del film
Coloro che hanno visto la versione cinematografia del romanzo della Lowry si saranno trovati di fronte ad una visione abbastanza inconsueta, in quanto molta parte del film è in bianco e nero. Si tratta solo di una componente del linguaggio narrativo scelto dal regista perché lo spettatore ritroverà ogni tanto il consueto colore. In un crescendo che assume una finalità tutt’altro che secondaria.
Intervistato, a questo proposito sul sito online “Deadline Hollywood”, il regista Phillip Noyce risponde così: “Nel racconto del libro tutti vedono il mondo monocromatico ad eccezione di due persone. Che sono il Donatore e l’Accoglitore, interpretati da Jeff Bridges e Brenton Thwaites. Lo schema dei colori accompagna la percezione, prima ristretta e poi progressivamente espansiva, di un mondo colorato che il protagonista Jonas sta ricevendo dal suo maestro. Mentre il ragazzo comincia lentamente a vedere i vari colori dello spettro, altrettanto avviene per il pubblico. In questo modo ho cercato di seguire lo schema narrativo impostato da Lois Lowry sperando che in tal modo lo spettatore riesca a vedere il mondo esattamente come lo vede Jonas.
Un secondo aspetto molto importante nella impostazione del film è stata la particolare collaborazione fra il regista e l’autrice. “Per la trasposizione corretta di un romanzo così introspettivo, quasi ogni scena, – spiega ancora il regista – non poteva prescindere dal contributo della Lowry. Il mio compito era quello di incanalare le sue idee in una sequenza cinematografica. La sua visione del futuro descritta nel romanzo, in una società fondata sulla tecnologia avanzata e allo stesso tempo sostenuta da un’organizzazione quasi militaresca”.
L’ambientazione
Prezioso in questa fase il contributo della memoria storica di Lois cresciuta in una base militare dopo la seconda guerra mondiale. Proprio in una di queste basi in Giappone la giovane Lois, allora adolescente, cercava di sfuggire ai regolamenti ed alla routine dei recinti della base, con pedalate liberatorie nei sobborghi di Tokio. Dice Noyce: “Ho capito che, nel personaggio dei Jonas, Lois ha trasferito gran parte della sua esperienza di adolescente.”
Non poteva che risultarne un futuro immaginato ma non tanto dissimile da esperienze passate o future; per certi versi positive, ma per altri aspetti fatalmente frustranti.
“E poi volevo comprendere a fondo il messaggio fondamentale del romanzo e riuscire a trasmetterlo allo spettatore del film” – aggiunge il regista. L’idea che ci possa essere una società che cerca di vivere senza memoria del passato. Alcune società hanno cercato di farlo per sradicare la propria Storia, ma quando questo succede avviene a nostro rischio e pericolo. Dimenticando che il passato è ciò che ci guida verso il nostro futuro.”
Vent’anni di gap temporale fra romanzo e film non potevano essere trascurati. Insieme, scrittrice e regista hanno dovuto aggiornare il futuribile di 20 anni fa alla corrispondente immaginazione di un futuro prevedibile oggi. Così gli schermi TV del libro diventano, nel film, avveniristici ologrammi. E tanti altri aspetti hanno richiesto un ulteriore sforzo immaginativo per adeguarsi al ritmo dell’evoluzione tecnologica odierna.
Due piccole curiosità
Quando Jeff Bridges si dedica alla prima idea di trasformare in film il romanzo della Lowry, immagina di affidare al proprio padre Lloyd Bridges il ruolo del Donatore. (Siamo alla metà degli anni ’90). Quasi 20 anni dopo, quando l’idea diventa realtà, avrà egli stesso l’età giusta per il ruolo dell’anziano Custode della memoria.
Particolarmente apprezzabile il brano per pianoforte conosciuto come “Rosemary’s Piano Theme” di cui vi propongo il link di YouTube al termine della recensione del confronto.
E concludendo: un bel film che fa pensare ed appassiona. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori principali. Il finale del film offre al pubblico ciò che lo spettatore si aspetta: una finestra spalancata su un futuro più autentico.
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