Oggi ho il piacere di proporvi la recensione del romanzo Un matrimonio americano della scrittrice Tayari Jones. Come molti di voi sanno bene, scelgo fra i molti libri ai quali dedico il mio tempo libero, solo i testi che mi sono piaciuti. Ed Un matrimonio americano, mi consente di offrirvi qualcosa che mi sento di definire una imprevedibile pagina di buona letteratura.
Il titolo del libro, anche quello originale in lingua inglese An American Marriage, potrebbe risultare poco attraente, e anche un poco ingannevole.
Al principio mi ha fatto immaginare ad una storia d’amore come tante da classificare sotto il genere ‘romance’. Ero infatti molto incerto rispetto all’opzione dell’acquisto. A farmi decidere per il sì è stata la suggestiva copertina che mi ha prodotto una insolita curiosità di saperne di più.
L’istinto ha prevalso ed ho poi scoperto che dietro ad un titolo quasi banale, può nascondersi una storia che non puoi permetterti di ignorare.
Un matrimonio americano
Come sempre inizio la lettura di un nuovo libro evitando di sapere troppe cose. Solitamente, trattandosi di un autore che non conosco come nel caso di Tayari Jones, il lettore incallito che è in me, si affida a pochi indizi iniziali. Il titolo, la copertina, la sinossi. Ma soprattutto quel sesto senso sviluppato negli anni che si è dimostrato molto spesso il mio migliore alleato di fronte alla scelta di un romanzo.
Ed eccomi qui a dirvi che cosa ho scoperto questa volta, seguendo un titolo che poteva essere un flop ma che la sinossi faceva invece supporre qualcosa di diverso (e con una copertina che l’editore italiano aveva saputo rendere attraente).
Almeno per i miei gusti!
L’ampia sinossi tentatrice
La trascrivo tutta:
“Roy e Celestial sono sposati da più di un anno. Sono neri di Atlanta, convinti di avere tutta la vita davanti, regni sconfinati di pagine bianche ancora da scrivere. Roy non è certo un magnate, ma ha un lavoro tale da permettergli di accarezzare l’idea di comprare casa. Celestial è «un’artista da tenere d’occhio», come recita il titolo di un articolo a lei dedicato.
Gran cespuglio di capelli neri e un sorriso malizioso, Celestial fabbrica bambole considerate vere e proprie opere d’arte. Il loro matrimonio è come un arazzo finissimo. Spesso lo strappano, soprattutto perché Roy ama piacere alle donne, ma altrettanto spesso lo rammendano, sempre con un filo di seta, bellissimo. Una sera, dopo aver fatto visita ai genitori di lui, a mamma Olive, che ha trascorso una vita intera a riempire vassoi in un self service per permettere al figlio di andare all’università, e a Big Roy, tuttofare per la medesima ragione, Roy e Celestial decidono di trascorrere la notte al Piney Woods, l’unico hotel a Eloe, la città dei genitori.
Ed ecco
È il week-end del Labor Day e una meteora distruggerà la loro vita. Una volta in camera, Roy si lascia andare a una rivelazione che fa infuriare Celestial. Per ritrovare in qualche modo il filo di seta capace di rammendare quello strappo, prende poi il secchiello di ghiaccio ed esce dalla stanza con l’intenzione di andarlo a riempire. In corridoio incrocia una donna all’incirca dell’età di sua madre, con una faccia simpatica e il braccio stretto dentro una benda appesa al collo.
Siccome è un gentiluomo, Roy l’accompagna in camera, l’aiuta ad aprire la finestra e le sistema anche il water che perde come le cascate del Niagara. Infine rientra nella sua stanza, dove Celestial allunga il bellissimo braccio nella sua direzione e gli porge i cocktail che ha preparato. Quella sarà, per Roy, l’ultima serata felice che trascorrerà per molto, molto tempo.”
Storia intrigante… vero?
Come se non bastasse
“Accolto al suo apparire negli Stati Uniti da un enorme successo di pubblico e dall’entusiasmo della critica, Un matrimonio americano è uno di quei rari romanzi in cui la narrativa illumina davvero la condizione umana, una condizione, nelle sue pagine, in cui i pregiudizi razziali, l’ineguaglianza della legge e la crudeltà stessa, che è sempre in agguato in ogni relazione davvero profonda, sono in grado di distruggere l’amore e mettere alla prova ogni sentimento morale.”
La sinossi finisce qui. E l’ho comprato; e dopo aver completato il libro che stavo leggendo ho messo mano alla storia di Celestial.
Anche se la descrizione racchiusa nella presentazione parla di una coppia, la copertina fa intuire che la protagonista vera è questa misteriosa afro americana dal suggestivo nome di Celestial. In copertina c’è sicuramente questa donna!
Mani giunte, che reggono dei fiori, ma ricoperte da una ignota sostanza lattiginosa che può celare qualsiasi sorpresa. ‘In fondo – mi sono detto – 290 pagine si leggono piuttosto in fretta!’
Durante la lettura di Un matrimonio americano
Aperto il libro scopro che ogni capitolo è contraddistinto da un nome, il nome della persona che racconta. Il primo a parlare è Roy il giovane marito. Segue Celestial, la sposina che è anche un’artista. E poi c’è un terzo nome che la sinossi che ho riportato, ignora.
I due primi capitoli sono piuttosto lunghi. Perché, leggendo, scopro che tutto diventa chiaro quando queste due voci concludono la loro visione iniziale dei fatti.
O almeno così sembra!
Ma i capitoli si susseguono con le voci che fanno quasi a gara per alternarsi, Per offrire, come in concorrenza fra di loro, la propria versione dei fatti. A volte lunghi a volte di sola mezza pagina. La continua accelerazione nei capitoli, mentre la storia prosegue, mi ha riportato al ritmo incalzante di musiche immortali quali ‘Il Bolero’ di Ravel.
Leggi e sei impaziente di seguire i nuovi e talvolta imprevedibili sviluppi della vicenda.
Suddiviso in tre parti che scandiscono le varie fasi del romanzo e completati da un prologo indispensabile.
E poi una vera chicca contenuta nel testo. In una circostanza familiare Celestial è invitata a cantare, ed è Roy che lo ricorda in uno dei suoi capitoli. Si tratta di un Gospel che non conoscevo, il cui titolo è ‘Jesus Promised Me a Home Over There’. Ed è stata per me una piacevolissima scoperta.
Ho inserito alla fine della recensione anche il link dell’omonimo video Youtube nella superba interpretazione della cantante afro-americana Jennifer Hudson.
Proviamo ad ascoltare queste voci. Parla Roy
Il primo capitolo di Un matrimonio americano inizia così.
“Ci sono due tipi di persone al mondo, quelli che se ne vanno di casa e quelli che non lo fanno. Io sono orgoglioso di appartenere alla prima categoria. Mia moglie, Celestial, diceva sempre che in fondo sono un ragazzo di campagna, ma questa definizione non mi è mai piaciuta. Intanto non vengo dalla campagna vera e propria. Eloe è una piccola città della Louisiana. Quando senti parlare di campagna pensi ai campi coltivati, alle balle di fieno, alla mungitura delle vacche.
In vita mia non ho mai raccolto nemmeno una capsula di cotone, anche se mio padre l’ha fatto. Non ho mai toccato un cavallo, una capra o un maiale, e non ho nessuna voglia di provarci. Celestial rideva sempre e puntualizzava che non mi stava dando del contadino, ma solo del campagnolo. Lei è di Atlanta e si potrebbe sostenere che è campagnola pure lei. Ma lei si definisce una «donna del Sud», da non confondersi con una «bellezza del Sud». Però le va bene farsi chiamare «Miss Georgia», e va bene anche a me, quindi a posto così.
Celestial è convinta di essere cosmopolita e non ha tutti i torti. Però dorme tutte le notti nella casa in cui è cresciuta. Io, invece, me ne andai con il primo mezzo che passò di lì, settantuno ore precise dopo la cerimonia di diploma delle superiori. Sarei partito anche prima, ma i pullman della Trailways non facevano tappa a Eloe tutti i giorni. Quando il postino consegnò a mia madre il tubo di cartone con dentro il diploma, io già mi trovavo nella mia stanza al Morehouse College, dove mi ero iscritto a un programma speciale per chi è il primo della sua famiglia a vincere una borsa di studio. […]”
Continua Roy
“Provate a immaginare ventitré ragazzotti neri che guardano a ripetizione Aule turbolente di Spike Lee e La scuola della violenza con Sidney Poitier e potrete farvi un’idea, oppure no. L’indottrinamento non è sempre una cosa negativa.
Per tutta la vita sono stato incluso nei programmi ministeriali di sostegno, a cinque anni Head Start, per i bambini di famiglie a basso reddito, e poi ho sempre potuto contare sulle borse di studio di Upward Bound. Se avrò mai dei figli, nella vita potranno pedalare senza le rotelline di dietro, ma mi piace sempre riconoscere i meriti altrui.
Ad Atlanta ho imparato le regole e le ho imparate in fretta. Nessuno mi ha mai dato dello stupido. Ma casa tua non è il posto dove atterri; è quello da cui decolli. Non è possibile scegliersi una casa, come non lo è scegliersi una famiglia. Nel poker ti toccano cinque carte. Tre le puoi scambiare, ma due te le devi tenere: la famiglia e la terra in cui sei nato.
Non voglio parlare male di Eloe. Ovviamente esistono luoghi d’origine ben peggiori; una mente aperta lo capisce subito. Intanto Eloe è in Louisiana, che non è esattamente uno Stato che offre grandi opportunità, ma è comunque America, e se sei nero e hai dei problemi, probabilmente gli Stati Uniti sono il posto migliore in cui vivere. Noi però non eravamo poveri. Devo assolutamente metterlo in chiaro. Mio padre lavorava sodo, da Buck’s Sporting Goods di giorno e la sera come tuttofare, e mia madre passava troppe ore a riempire i vassoi di un self-service perché io possa dire che non avevamo neanche gli occhi per piangere. Bisogna mettere nero su bianco: quelli ce li avevamo. […]”
.
Sentiamo Celestial. Siamo al capitolo due.
“La memoria è una creatura bizzarra, una curatrice eccentrica. Ripenso ancora a quella sera, anche se non spesso come una volta. Quanto si può vivere con la testa voltata dall’altra parte? Non importa quel che dice la gente, non era un vuoto di memoria. Anzi, non era un vuoto.
Quando dico che nei sogni mi ritrovo al Piney Woods, non lo faccio per mettermi sulla difensiva. È la verità e basta. Come dice Aretha Franklin, A woman’s only human… She’s flesh and blood, just like her man. Niente di piú, niente di meno.
Ora mi pento della durezza con cui discutemmo quella sera, dei suoi genitori, di tutto quanto. Avevamo avuto litigi peggiori anche prima di sposarci, quando ancora giocavamo all’amore, ma erano battibecchi sul nostro rapporto. Al Piney Woods ci azzuffammo sulla storia, e sul passato è impossibile affrontarsi alla pari. Roy sapeva qualcosa che io non sapevo, disse «17 novembre» e fermò il tempo. Quando uscí con il secchiello del ghiaccio, fui felice di vederlo andarsene.
Chiamai Andre, che mi rispose dopo tre squilli e mi fece calmare, sensato e civile come sempre. «Vacci piano con Roy» disse. «Se perdi le staffe tutte le volte che cerca di dirti la verità, lo spingi a mentire».
«Ma» ribattei, perché non ero pronta a cedere, «lui non ha neanche…».
«Sai benissimo che ho ragione» disse senza compiacimento. «Ma quello che non sai è che questa sera sono in compagnia di una fanciulla».
«Pardonne-moi» dissi, felice per lui.
«Anche i gigolò si sentono soli» rispose.
Riattaccai che ancora sorridevo. E avevo ancora il sorriso sulle labbra quando Roy si presentò alla porta porgendomi il secchiello del ghiaccio come se fosse un mazzo di rose: a quel punto la mia rabbia aveva già iniziato a raffreddarsi…
E poi
“[…] «Georgia, scusami» disse prendendomi il bicchiere di mano. «Questo segreto mi bruciava. Prova a pensare a come mi sento. Tu hai una famiglia perfetta. Tuo padre è milionario».
«I soldi non ce li ha avuti sempre» dissi, frase che in genere ripetevo almeno una volta la settimana. Prima che mio padre vendesse la sua formula del succo d’arancia alla Minute Maid, eravamo una famiglia come tante a Cascade Heights, che il resto d’America considera un quartiere di classe media mentre i neri dicono che è di classe medio-alta. Non avevamo la cameriera, non andavamo alle scuole private, non avevamo una rendita. Solo due genitori, ciascuno con due lauree e due lavori dignitosi.
«Be’, è da quando ti conosco che sei una figlia di papà». «Un milione di dollari non ti rende mica ricchissimo» risposi. «I ricchi veri non devono guadagnarseli, i soldi». punto di vista sono ricchi e basta. Non sarei mai andato da tuo padre nella sua villa a dirgli che io mio padre non l’ho mai conosciuto».
Fece un passo verso di me e io verso di lui.
«Non è una villa» risposi, addolcendo la voce. «E te l’ho già detto, mio padre è figlio di un mezzadro. Un mezzadro dell’Alabama, per di più».
Quelle conversazioni mi coglievano sempre di sorpresa, anche se dopo un anno avrei dovuto essere ormai abituata a quel balletto carico di tensione. Prima che mi sposassi, mia madre mi aveva invitato a non sottovalutare che io e Roy venivamo da due realtà diverse. […]”
Vi comincia ad incuriosire? Ma state tranquilli. Non vi dico di più.
Ma le voci narranti si alternano per il resto del romanzo, e non sono due soltanto.
Tayari Jones
L’autrice di Un matrimonio americano è una scrittrice afro-americana. Nasce ad Atlanta (Georgia) nel 1970. Dopo la Laurea si è dedicata all’insegnamento ed è attualmente impegnata nella scrittura.
Il suo primo romanzo Leaving Atlanta viene pubblicato negli States nel 2002.
Seguono The Untelling (2005) e Silver Sparrov (2011).
Un matrimonio americano (The American Marriage) viene pubblicato per la prima volta nel 2018 ed è l’unico, per adesso, tradotto in italiano.
Grande successo di critica e pubblico, vince il prestigioso premio ‘Women’s Prize for Fiction’ nel 2019.
Il ‘The New York Times’ ha elogiato il romanzo definendolo ‘saggio e compassionevole.’ ‘Sensazionale’ è l’aggettivo con il quale lo ha definito la rivista canadese ‘The Globe and Mail’.
Mentre il ‘The Washington Post’ ha elogiato l’autrice per ‘le sue scelte creative’ e la ‘tenera pazienza’.
La versione italiana del romanzo
Neri Pozza Editore lo pubblica nel 2018, pochi mesi dopo il successo ottenuto dal libro negli Stati Uniti e nel resto del mondo anglosassone.
Tradotto dalla brava Nada Arduini è disponibile sia in versione cartacea che in Ebook.
Dichiaro che mi è piaciuto moltissimo.
Ma mentre raccoglievo elementi per questa recensione ho spigolato qua e là tramite il web ed ho scoperto che…
Bill Gates, fondatore di Microsoft ha scelto Un matrimonio americano come il miglior libro del 2019.
“Questo romanzo è una lettura profondamente commovente su come un episodio di ingiustizia ridisegni la vita di una coppia nera nel sud” scrive Gates.
Anche se non si sente di inserire il romanzo fra le letture leggere, Gates lo definisce “così ben scritto che ti ritroverai risucchiato in esso nonostante l’argomento molto impegnativo”. Ecco il link dell’articolo intervista sul Blog ‘gatesnotes.com’ con la dichiarazione completa di Gates sull’argomento.
Titolo dell’intervista ‘How long would you wait for love?’.
C’è poi Oprah Winfrey, molto famosa e soprannominata la ‘Regina di tutti i media’, nota anche per le sue molteplici iniziative filantropiche.
Attraverso il suo ‘Oprah’s Book Club 2.0’ ha scelto Un Matrimonio americano come miglior romanzo nel febbraio 2018.
Ed infine il romanzo ha vinto, come già accennato, il ‘Women’s Prize for Fiction’ del 2019. (Regno Unito).
Un’ultima curiosità
In un’intervista realizzata da ‘The Paris Review’, la Jones ha rivelato di aver inizialmente scritto il libro esclusivamente dal punto di vista di Celestial.
Ma di aver poi deciso di aggiungere più punti di vista dopo che i suoi lettori iniziali hanno reagito negativamente alla narrazione dal solo punto di vista della protagonista femminile. (Fonte Wikipedia)
E credo sia stata una scelta molto saggia.
Leggetelo! Ve lo consiglio vivamente! Vi piacerà!
Per chi desidera approfondire od acquistare
- Un matrimonio americano (An American Marriage) – Il libro di oggi
- Silver Sparrow (in lingua inglese) – Il precedente successo di Tayari Jones
- Video Youtube – Jesus Promised Me a Home Over There (Gospel interpretato da Jennifer Hudson) con sottotitoli in inglese.
- Video Youtube – Tayari Jones e l’ispirazione per ‘An American Marriage‘ (Introduce Oprah Winfrey) In inglese.
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