“Quando ho pubblicato Yeruldelgger. Morte nella steppa nel 2013, la mia vita era già definita e la mia famiglia era ormai al sicuro. Quindi ho scritto e pubblicato senza mettere veramente in gioco nulla di essenziale.
Così, io che sono francese , posso scegliere, per esempio, di scrivere un polar dove tutti i protagonisti sono mongoli. Posso esigere dall’editore che mantenga questo titolo impronunciabile di Yeruldelgger.
Posso imporre il mio stile di scrittura, il mio lessico un po’ barocco.”
Ian Manook si presenta
Le righe precedenti appartengono ad un lungo articolo di autopresentazione, che Ian Manook (pseudonimo di Patrick Manoukian) pubblica il 15 febbraio su ‘Il Fatto Quotidiano’.
Titolo dell’articolo: “La libertà secondo Manook”. E poi in evidenza: “L’autore della Trilogia Mongola” . E ancora: “La scrittura è l’incontro tra la mia età e i viaggi.”
Mi immergo nella lettura della lunga dichiarazione e ne esco con l’assoluta necessità di scoprire la creazione letteraria di questo scrittore così interessante.
Patrick Manoukian, con Yeruldelgger. Morte nella steppa, vince nel 2014 il premio Premio SNCF du polar (‘polar’: neologismo per identificare il genere poliziesco di matrice francese).
L’autore (classe 1949) è uno scrittore francese di origine armena. Il titolo di cui stiamo parlando, il primo della trilogia di Yeruldelgger, viene pubblicato in Francia nel 2013. Solo in Francia, il volume ha venduto 200mila copie.
Nel nostro paese l’Editore Fazi lo rilancia nel giugno 2016 per la collana ‘Darkside’. Tradotto da Maurizio Ferrara diventa un volume di 524 pagine.
E’ disponibile in ebook, e bastano pochi minuti, perché il download da Amazon mi consenta di cominciare la lettura sul mio inseparabile Kindle.
Sinossi del romanzo
Yeruldelgger. Morte nella steppa, viene sintetizzato così:
“Non comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci dell’alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto a esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo. Quello che però il duro, rude, cinico ma anche romantico commissario Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio deve ancora arrivare.
A intralciare la sua strada, e a minacciare la sua stessa vita, politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan.
Sullo sfondo, una Mongolia suggestiva e misteriosa: dalla sconfinata Ulan Bator alle steppe abitate dagli antichi popoli nomadi, un coacervo di contraddizioni in bilico fra un’antichissima cultura tradizionale e le nuove, irrefrenabili esigenze della modernità.”
Ian Manook ci parla della sua creatura
“Tutta la storia di Yeruldelgger è il risultato della passione della nostra figlia più piccola, Zoe, per i viaggi e le relazioni personali. E’ grazie a lei che abbiamo scoperto la Mongolia… […]”
“Potevo scegliere, per ‘dislocare’ Yeruldelgger, tra Alaska, Patagonia, Islanda e Mongolia. All’inizio, ho scelto la Mongolia per il suo aspetto imprevedibile. Ma quando ho incominciato a scrivere, sin dalle prime pagine, non appena Yeruldelgger incontra la famiglia dei nomadi intorno alla sepoltura selvaggia della loro figlioletta, ho saputo che la scelta non poteva essere stata più giusta.
Non avevo previsto la potenza ed il senso che la cultura sciamanica avrebbe conferito a questa storia […]”
Ian Manook aggiunge altri elementi per farci conoscere il suo personaggio. Dopo ‘Morte nella steppa’, scrive il secondo volume ‘Tempi selvaggi’. E poche settimane fa, rende l’ultimo(?) omaggio al suo ispettore mongolo con il terzo libro della trilogia: ‘La morte nomade’.
Vi riporto la bella dedica che l’autore ha scelto di coniare per l’intera trilogia, appena conclusa:
“Le anime nomadi non muoiono mai, diventano delle leggende vagabonde.”
Le prime righe di ‘Yeruldelgger. Morte nella steppa.’
“Yeruldelgger osservava l’oggetto senza capire. Dapprima aveva guardato, incredulo, l’immensità delle steppe di Delgerkhaan. Li circondavano come oceani di erbe agitate dall’ondeggiare iridato del vento. Silenzioso, per un lungo momento aveva cercato di convincersi che era proprio là dove si trovava, e c’era davvero.
Al centro di distanze infinite, a sud della provincia del Khentii e a centinaia di chilometri da luoghi che avrebbero potuto in parte giustificare la presenza sconclusionata di un tale oggetto. Il poliziotto del distretto rimaneva rispettosamente a un metro dietro di lui. La famiglia di nomadi che lo aveva avvisato, a pochi metri di fronte.
Tutti lo guardavano, aspettando che fornisse una spiegazione soddisfacente sulla presenza dell’oggetto che spuntava da terra, trasversale all’orizzonte. Yeruldelgger aveva respirato a fondo, si era massaggiato il viso stanco con i grandi palmi, poi si era accovacciato davanti all’oggetto per osservarlo meglio. Yeruldelgger era svuotato, sfinito, come strizzato da quella vita da poliziotto che non riusciva più davvero a controllare.
Una giornata partita male
Alle sei di quel mattino veniva mandato a indagare su tre cadaveri mutilati con la taglierina nel locale degli impiegati di una fabbrica cinese nella periferia di Ulan Bator, e cinque ore dopo era nella steppa senza nemmeno capire perché fosse stato inviato laggiù. Avrebbe preferito di gran lunga rimanere in città a investigare con la sua squadra sui cadaveri dei cinesi. Sapeva per esperienza e per gusto dell’adrenalina che la prima ora su una scena del crimine era determinante. Non gli piaceva non esserci, sebbene avesse la massima fiducia nell’ispettrice Oyun a cui aveva lasciato l’incarico.
Era una che ci sapeva fare e lo avrebbe tenuto al corrente se necessario. Il poliziotto del distretto non aveva avuto il coraggio di accovacciarsi accanto a lui. Rimaneva in piedi, mezzo ingobbito, con la schiena un po’ curva e le ginocchia piegate.
Ma, a differenza di Yeruldelgger, non tentava di capire. Aspettava che lo facesse il commissario della capitale. Quanto ai nomadi, si erano accovacciati contemporaneamente a lui. […]
Gli indizi
«Allora, commissario?», osò chiedere il poliziotto del distretto.
«Allora è un pedale. Un pedale di piccole dimensioni. Suppongo che tu abbia già visto un pedale, agente».
«Sì, commissario. Mio figlio ha una bicicletta».
«Finalmente», sospirò Yeruldelgger, «allora tu sai cos’è un pedale!».
«Sì, commissario».
Yeruldelgger posò i palmi delle possenti mani sulle cosce, a imitazione dei sumo giapponesi, e incassò la testa nelle spalle per costringersi a trattenere la rabbia che aumentava.
«Ed è per questo che mi hai fatto venire?».
«Sì, commissario…».
«Mi hai fatto fare tre ore di pista da Ulan Bator per un pedale che spunta da terra?».
«No, commissario, è per la mano».
«La mano? Quale mano?».
«La mano sotto il pedale, commissario».
«Cosa? C’è una mano sotto questo pedale?».
«Sì, commissario, proprio là, sotto il pedale, c’è una mano».
Senza rialzarsi, Yeruldelgger storse il collo per guardare dal basso il viso del poliziotto. Lo stava forse prendendo in giro? Ma il viso del poliziotto non rispecchiava nessuna emozione. Nessun segno di umorismo. Nessuna traccia d’intelligenza. Soltanto un viso rispettoso della gerarchia e soddisfatto della propria incompetenza.”
E così…
Ho letto il primo volume, ho divorato il secondo. Aspetto con ansia di leggere il terzo.
Intanto guardatevi, se volete i video di youtube dove Ian Manook ci insegna, in italiano, a pronunciare il nome (impronunciabile!) del suo eroe.
E, a seguire, il diorama su quella terra di mistero chiamata Mongolia.
Auguri!
Per chi desidera approfondire od acquistare
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- Yeruldelgger 2 . Tempi selvaggi di Ian Manook (2017):[amazon_link asins=’8893251221′ template=’ProductGrid’ store=’tomme88-21′ marketplace=’IT’_id=’3719e512-3270-11e8-9901-67d02c31ffef’]
- Yeruldelgger 3 . La morte nomade di Ian Manook (2018):[amazon_link asins=’8893252031′ template=’ProductGrid’ store=’tomme88-21′ marketplace=’IT’ link_id=’47ef9660-3270-11e8-b77c-6952d37bbe8f’]
- Ian Manook su youtube ci insegna a pronunciare il nome del suo personaggio:
Prossimamente
Hostiles – Ostili (2017). Scott Cooper dirige Christian Bale e Rosamund Pike in un western che potrebbe inserirsi, a buon diritto, fra le icone di questa controversa pagina della storia americana. Dal 22 marzo in 20 regioni italiane.
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